Melis, dimissioni ritirate – L’Unione Sarda – 2 luglio 1990

“Ho sentito interventi estremamente responsabili, impegnati, coerenti attorno ai temi che avevo sollevato con la mia lettera di dimissioni: per questo motivo ho detto al presidente del Consiglio regionale Salvatorangelo Mereu che avrei ripreso il mio posto in aula”.
Mario Melis è visibilmente soddisfatto. Poco prima delle 14 ricompare nell’emiciclo dove, per tre ore, si è parlato di lui, della questione morale, della crisi politica, della necessità – soprattutto – di riformare la politica.
– Soddisfatto perché?
Perché tutti i colleghi – e li voglio ringraziare pubblicamente – si son fatti carico dell’esistenza dei problemi chi io ho sollevato. Al di là dei fatti contingenti, che possono avere il loro peso, io chiedevo soltanto che alla politica venisse restituito il suo primato nella gestione. Ho seguito nel circuito interno tivù, con molta attenzione, l’intervento del capogruppo comunista. Emanuele Sanna ha colto il travaglio che io ho denunciato, ha parlato con molto rispetto del travaglio interno al PCI. Ecco: va rinnovata, ripensata la politica.
– Perché accusa tanto le burocrazie di partito, la cosiddetta”gestione”?
Allora. Io non accuso la gestione. Sono stato sindaco, assessore, presidente della giunta. So bene che senza gestione i problemi si incancreniscono. Il problema è quando la gestione non ha obiettivi: allora è puro potere e la politica degenera.
– Questione morale: preoccupato?
Sì, l’ho già detto, ma senza esagerare. A Domenico Sica ho detto che qui non c’era posto per lui. Ma la vigilanza non è mai troppa. È mia intenzione richiamare l’attenzione dei partiti a elevare i toni e gli orizzonti del fare politica, una politica da fare nelle istituzioni e anche fuori dalle istituzioni. In Consiglio ho colto segnali incoraggianti.