Melis: no alla “staffetta” -intervista di A. Ghiani – L’Unione Sarda – 22 ottobre 1986

Tra accuse di mezzo terrorista e maratoneta del protagonismo, Mario Melis ha spesso vissuto ore difficili. Ed in linea col suo personaggio (sanguigno, talvolta collerico, ma sempre permeato da grande calore umano) non si è mai sottratto al confronto. Ribattendo colpo su colpo, ricorrendo alle rudi sciabolate, ma anche (grazie alla sua lunga esperienza forense e alla lungimiranza politica) alla più sottile arma dell’ironia. Per non smentirsi accoglie le critiche che gli sono state lanciate dal deputato socialista Giovanni Nonne col sorriso sulle labbra. Forse ha rinunciato alla collera dopo gli attacchi concentrici di scarsa operatività alla sua Giunta regionale, forse l’invito a farsi da parte venuto da uno dei leader più in vista tra i socialisti sardi lo ha convinto della necessità di mantenere la calma per affrontare in piena lucidità la bufera. Respinge con forza l’ipotesi d’un patto non scritto d’alternanza (“sarebbe stata semplicemente una squallida spartizione di potere”), subito annuncia d’aver convocato per stamane la Giunta. E precisa che solleciterà in settimana la riunione di verifica tra i partiti della maggioranza chiesta dai comunisti.
– In sostanza chiederà conforto e sostegno agli altri alleati di governo?
No, ricorderò semplicemente che non esiste alcun patto di alternanza. È vero che l’ipotesi era stata affacciata durante le trattative per la riedizione della coalizione di sinistra e laica, ma l’accordo era stato raggiunto senza una preventiva intesa di questo tipo, che avrei comunque rifiutato perché si sarebbe configurata come mera spartizione di potere; ciò non rientra nell’ottica dei sardisti, che hanno accettato d’entrare nella Giunta Rais senza esitazioni di sorta ed hanno rifiutato successivi inviti. Certo, può cambiare la guida della Regione senza tuttavia cambiare la formula, ma solo, io credo, se cambiano le condizioni politiche.
– Staffetta a parte, Nonne muove critiche precise all’operato della Giunta, con la quale non sono stati teneri neppure i sindacati.
È verissimo, ma mi preme sottolineare che Nonne non contribuisce certamente a dare certezze al quadro politico ed alla stessa Giunta che lui vorrebbe diversa. Ne consegue che l’esecutivo regionale vive in un clima di precarietà che ne limita l’azione operativa e che è voluto evidentemente dall’esterno.
Del resto, già dai primi passi di questo esecutivo pronunciava giudizi severi e fortemente critici, tanto da poter affermare che da lui non è mai venuto il minimo sostegno.
– In verità Nonne accentra le sue accuse soprattutto sul suo modo di intendere la presidenza della Regione; e dice senza mezzi termini che il presidente Melis soffre di troppo protagonismo.
Forse non gli piace che lavori otto ore al giorno e che abbia rinunciato alle mie domeniche di riposo. L’ho fatto per poter essere vicino alla gente, per essere dove i problemi sono più acuti, per poter essere interprete delle istanze della collettività abbandonando quella comoda poltrona alla quale mi si accusa d’essere tanto attaccato. A Nonne vorrei dire, infine, che i suoi riferimenti all’ambiguità sardista non sono strati paganti per De Mita e non lo saranno per lui. Se non ha capito sinora cos’è il federalismo non c’è speranza che possa imparare. In quanto ad una consonanza tra PSI e PSd’Az devo dire che si tratta di un alto obiettivo. Ma difficile da raggiungere di fronte a questi attacchi continui.