È nato a Tortolì il 10 giugno 1921 in una famiglia numerosa e unita che ha fortemente plasmato la sua personalità con l’esempio quotidiano attraverso una condotta fondata su solidissimi principi di etica privata e pubblica. Ultimo di otto fratelli ha vissuto la prima infanzia per quattro anni nella stessa Tortolì, quindi a Baunei ove ha frequentato la scuola elementare sino alla IV classe ed infine a Nuoro ove si è trasferito definitivamente con la famiglia nel 1931.
Bambino di cinque anni colse l’angoscia della famiglia in conseguenza dell’avvenuto arresto del fratello maggiore, Giovanni Battista, allora studente lavoratore a Milano accusato di attività antifascista dalla polizia, in correità con altri giovani libertari, fra i quali Lelio Basso, Giorgio La Malfa, il sardo Flavio Batzella ed altri. Questo episodio, vissuto con la partecipazione emotiva di un bambino che assiste con un senso di inconsapevole timore al dolore dei genitori e dei fratelli, inciderà nondimeno sulla sua formazione. L’esperienza costituì inizialmente una vera e propria riserva mentale, vissuta quale misterioso indefinito potere punitivo e, più avanti, pur facendo parte delle organizzazioni giovanili del Partito Fascista, avvertita con sensibilità prepolitica in termini di minaccia incombente da parte dello Stato e dei suoi organi. La guerra, alla quale ha partecipato, inizialmente, sul fronte sloveno e, infine sardo, con le dure verità sulla impreparazione delle forze armate a reggere il drammatico ed epico scontro delle moderne strategie e tecnologie militari, ha dissolto ogni illusione mostrandogli il vuoto politico e di valori che si nascondeva dietro gli orpelli luccicanti della scenografìa guerresca allestita dalla propaganda fascista. Alla delusione è subentrata, con alta intensità d’impegno, la fede in un mondo più giusto e moderno, ispirato ai grandi valori della libertà.
Ha partecipato sin dal 1944 alla ricostruzione del Partito Sardo d’Azione, seguendo in ciò i fratelli maggiori, non solo in forza di fiducia ed affetto, ma per profondo convincimento sul diritto del popolo sardo a scrollarsi di dosso la condizione di arretratezza cui era condannato dalle politiche colonialistiche dei governi che si sono succeduti attraverso i secoli di dominio sulla Sardegna. Ha partecipato, insieme a tanti altri giovani, alla riorganizzazione delle sezioni del Partito. È stato soprattutto impegnato nella propaganda volta a diffonderne gli obiettivi politici finalizzati alla riforma dello Stato in senso federale.
Nel 1950 si sposa con Giuseppina Cuccu Pirisi, per lui e per tutti i familiari nota come Nini. Da quel momento e sino al giorno della sua morte, lei costituirà il suo punto fermo, la fonte di calore, ristoro e consolazione, la roccia cui ancorarsi nei momenti di tempesta. Dalla loro unione nascono tre figli, Michela, Antonio e Laura.
Eletto nel ’52 Consigliere comunale di Oliena, nel ’56 ne diviene sindaco e viene riconfermato nel ’60 sino al ’64.
Nelle successive elezioni, pur essendo stata modificata la legge elettorale con l’introduzione della proporzionale, è riconfermato sindaco, reggendo l’incarico, con alcune interruzioni, per altri quattro anni. Va certamente evidenziato che sin da questa esperienza, e per tutta la durata della sua carriera politica, ha interpretato il proprio ruolo di amministratore pubblico assumendo in maniera profondamente partecipata le proprie responsabilità di garante dei diritti della popolazione da lui rappresentata.
Nel 1969 è eletto Consigliere regionale e nel ’70 Presidente della Commissione Industria dello stesso Consiglio; in tale veste coordina l’indagine sulla condizione operaia in Sardegna.
Non rieletto nel 1974, fu invece riconfermato sindaco di Oliena un anno dopo; nel ’76, in alleanza elettorale fra Partito Sardo e Partito Comunista, viene eletto Senatore. Nel corso di quella legislatura, all’interno del gruppo della Sinistra Indipendente, presenta la proposta di legge sulla istituzione della zona franca sarda, battendosi altresì per il miglioramento qualitativo e quantitativo del sistema dei trasporti interni ed esterni alla Sardegna: aerei, marittimi, ferroviari, stradali, con particolare riferimento alla continuità territoriale.
Nel ’77 per designazione della competente commissione è relatore in Senato del bilancio dello Stato sulla marina mercantile.
Nel ’79 lasciato il Senato, è rieletto Consigliere Regionale e dopo poco più di un anno è chiamato a far parte della Giunta presieduta dall’on. Franco Rais quale assessore all’Ambiente.
In tale contesto diede particolare impulso alla lotta anti-incendi coinvolgendo in questa, per la prima volta, gli operai forestali. Propose inoltre un disegno di legge sulla trasformazione del Corpo Forestale dello Stato operante in Sardegna in Corpo di Vigilanza Territoriale regionale, ampliandone qualificazione, compiti e ambiti.
Si impegnò inoltre in una più rigorosa disciplina della caccia e della pesca dando vita ad istituzioni regionali finalizzate alla ricerca scientifica in entrambi i settori, con particolare riferimento all’allevamento degli animali selvatici destinati a ripopolare e lasciare nelle riserve naturalistiche ed al controllo statistico della fauna al fine d’impedirne i prelievi indiscriminati.
Pose altresì mano al risanamento ecologico dei laghi salsi diffusi nelle coste sarde e intensificò l’opera di rimboschimento delle aree degradate.
Nel maggio ’82, caduta la Giunta Rais, è eletto Presidente della Regione rinunciando però all’incarico per le difficoltà politiche incontrate nel formare la Giunta.
Nel maggio dell’83, per decisione del Partito, si dimette dal Consiglio regionale candidandosi alla Camera dei Deputati cui viene eletto con una votazione così lusinghiera da sfiorare il secondo quoziente.
Nell’84 è ricandidato dal Partito al Consiglio regionale ed eletto in un contesto politico che vide un grande successo sardista: 12 consiglieri in luogo dei 3 della precedente legislatura.
Eletto dalle forze laiche e di sinistra alla carica di Presidente forma la Giunta con la partecipazione diretta di assessori designati dallo stesso Partito sardo e dal Partito comunista e sostenuta dall’esterno dai voti dei gruppi socialista socialdemocratico e repubblicano, all’opposizione i gruppi democratico-cristiano e movimento sociale-destra nazionale.
Nel 1987 la Giunta si dimise per consentirne l’allargamento alla diretta partecipazione di due assessori socialisti, un socialdemocratico e un repubblicano. Tale maggioranza, con sostituzione e spostamento di qualche assessore, governò la Sardegna sino alla naturale conclusione della legislatura avvenuta nel giugno 1989.
Nella tornata elettorale che ne seguì è rieletto Consigliere regionale e, una settimana dopo, Deputato Europeo.
Si dimette dal Consiglio regionale, non solo per il dovuto riguardo al nuovo Consiglio regionale, ma per l’incompatibilità della carica con quella di eurodeputato. Lascia il Consiglio regionale conservando, sino alla scadenza del mandato, giugno 1994, la carica di deputato europeo.
Nelle due assemblee parlamentari pronuncia numerosi interventi sia in aula che in Commissione (soprattutto a Bruxelles) sulle materie più diverse. In Consiglio regionale sottoscrisse con i colleghi del Gruppo sardista alcune importanti proposte di legge; a Strasburgo viene designato dalla Commissione Energia quale relatore sul tema: “Moderne tecnologie nell’utilizzazione industriale del carbone” e dalla Commissione per le questioni regionali sul tema: “Un ruolo del Comitato delle regioni nella politica della Comunità Europea”.
Entrambe le relazioni, articolate in precisi disposti ed illustrate da adeguate motivazioni, sono state approvate a larghissima maggioranza dall’Assemblea di Strasburgo e costituiscono ancora un punto fermo nella politica comunitaria sui temi trattati.
Libero da adempimenti istituzionali, ha continuato a partecipare con intensità di impegno a diffondere il messaggio federalista quale moderna forma di organizzazione democratica del potere. Profonde, nell’ultima parte della sua vita, il proprio impegno nel testimoniare e contribuire a definire un nuovo concetto di sardismo trasversale, un valore ideale da alimentare in tutti i partiti e movimenti, per questo lo definisce “sardismo diffuso”, stimolando in tal modo il dibattito e le elaborazioni che su questo tema si andarono definendo.
Segue sempre con grande interesse i movimenti culturali che fioriscono, con molteplici iniziative, nei diversi campi del sapere, consapevole che l’asse portante del futuro sardo avrà sempre il suo punto di forza nella luce della cultura. Non perde mai la capacità di entusiasmarsi per nuovi progetti né di indignarsi per l’insorgere di accadimenti in cui ravvisava malafede o prevaricazione ingiusta.
Muore nella sua casa di Nuoro il 1 novembre 2003, all’età di 82 anni.