Iglesias, 19-06-1999
Il futuro della Sardegna dipende dalle scelte di ciascuno di noi. Non possiamo né dobbiamo rinunciare alla sovranità popolare permettendo alle sole segreterie di partito e tanto meno ai potentati economici di decidere il nostro futuro.
Il diffuso astensionismo dei delusi rischia di consegnare il governo dei sardi alle forze della conservazione che da sempre condizionano, sfruttano ed emarginano ogni potenzialità di sviluppo del Popolo Sardo.
Se non ci riprendiamo la Sardegna in virtù di voto a larga base popolare corriamo il pericolo, estremamente concreto, di trasformare la pur debole Autonomia in un protettorato politico a direzione padronale. Al di là del rispetto per l’onestà delle singole persone interessate, devono pur preoccupare le designazioni e convenzioni dall’alto del candidato alla presidenza del cosiddetto Polo delle libertà.
Discutiamo, confrontiamoci sui temi, obiettivi e programmi guardando con sana diffidenza a proposte d’improvvisate coalizioni che hanno tutta l’aria, in mancanza di precisi obbiettivi politici, d’essere finalizzate a trasformare il confronto duro e difficile che attende il nostro Popolo in un avvilente mercato delle cariche; spartizione di presidenze, assessorati e quant’altro in totale assenza di programmi discussi, conosciuti ed approvati dagli elettori.
Il 27 giugno dovrà essere il Grande Congresso del Popolo Sardo per riaffermare i valori dell’Autonomia Federalista, della cultura – luce e forza della nostra identità – della centralità mediterranea – pietra angolare dell’internazionalizzazione dell’economia sarda; tutte le forze popolari che si identificano nell’autonomia sono mobilitate a sostenere la lista della “Coalizione Autonomista” per porre – tutti insieme – le basi della Casa Comune dei Sardi.