Nuoro, settembre 2003
Segretario Naz.le del P.S.d’Az., Colleghi del Consiglio Naz.le,
a causa di una seria malattia che, al momento, mi sconsiglia di viaggiare, voglio nondimeno essere vicino ai compagni di lotta di una vita, dicendovi con sincerità ed affetto il mio pensiero sulla situazione politica e sull’attuale posizione del Partito.
Premesso:
– che capisco le preoccupazioni del segretario nell’impedire la traumatica interruzione della legislatura regionale prima che sia approvata la nuova legge elettorale (senza la quale la continuità autonoma del Partito sarebbe messa in forse);
– che occorre un certo respiro politico per definire programmi ed alleanze (non certo Berlusconiane) in vista delle prossime elezioni;
– che tali preoccupazioni sono legittime e ragionevoli ma, mentirei prima che a voi a me stesso, se non dicessi che il prezzo dell’operazione è troppo alto (è il mio pensiero che non pretendo di trasformare in voto formale).
Infatti conferire al Partito di Alleanza Nazionale, erede del più autentico fascismo (i fondatori provenivano tutti dalla cosidetta Repubblica sociale), soprattutto da parte nostra, è considerata una legittimazione (oggi si dice, con espressione più commerciale che sia politica di “sdoganamento”!) non meritata e politicamente ambigua e pericolosa:
a. Non meritata per i suoi valori ideologici centralistici, gerarchizzanti, responsabili della trasformazione del Sud in colonia di consumo delle produzioni industriali “parassitarie” del Nord e ciò in virtù del potere centrale che ha ridotto l’Italia contadina a mera esecutrice degli ordini del giorno del governo, trasformatosi in dittatura (di cui ho vissuto esperienza diretta familiare e personale) ed attraverso i quali i fervidi rapporti economici con la Francia sono stati bruscamente interrotti ed iniziati gli infami sfruttamenti della “colonia sarda” da parte italiana.
b. Non meritata per essersi resa responsabile della gestione, insieme a Forza Italia, ed altri della disastrosa quanto meschina gestione regionale degli ultimi quattro anni: gestione disarticolata, rissosa, inconcludente, disgregante non solo dei rilevanti interessi economici coinvolti ma della stessa dignità del Popolo Sardo.
Premesso inoltre:
– che confido perciò che l’odierna posizione di sostegno alla Giunta cessi non appena varata la legge elettorale e, ove possibile, definiti gli accordi ed i programmi con i possibili alleati elettorali che spero siano gli antifascisti ed antiberlusconiani.
– che i cosidetti programmi federalisti berlusconiani colpiscono al cuore il vero federalismo ipotizzando un Senato delle Regioni con un minimo di 5 senatori per regione (salvo Valle d’Aosta e forse Abruzzi e Molise che ne avrebbero meno) mentre gli altri senatori verrebbero assegnati con il sistema proporzionale in base alla popolazione votante in ciascuna regione.
Le istituzioni quindi non avrebbero, come in America, Svizzera e sostanzialmente in Germania ed Austria, pari dignità, ma s’imporrebbero come oggi e, forse, peggio le regioni più forti che sono poi le più ricche;
– che è perfettamente inutile ed irresponsabile attendersi aiuti dalla lega lombarda (già d’accordo, per questo aspetto con Berlusconi), si lamenta solo del fatto che Milano non diventi capitale del Nord, dividendo così economicamente ed istituzionalmente l’Italia nel Nord, mitteleuropeo, dal Sud sospinto nel sottosviluppo africano. Il fatto non aumenterebbe certo la nostra autonomia ma solo la povertà, la disoccupazione e l’emigrazione.
La vera, unica, nobile forza della Sardegna è il Partito Sardo, i suoi profetici programmi, il suo internazionalismo, la coscienza e la dignità di una popolazione ormai consapevole di costituire la Nazione sarda alla quale appartiene. Noi guardiamo al federalismo paritario e solidale nel quale tutto il potere appartiene alla “sovranità popolare” che ne delega parte, secondo le competenze, alle diverse istituzioni; sul piano amministrativo al comune ed alle nuove provincie, sul piano legislativo alla Regione, all’Europa e, per interessi generali quali difesa, politica fiscale di solidarietà, principi generali di ecologia e simili, allo Stato.
Tutto il resto del potere dalla scuola ai LL.PP., lavoro, agricoltura, commercio estero, accordi commerciali internazionali (non in palese, ingiusto conflitto con altre regioni dello Stato), in uno alle altre competenze non qui elencate, resterebbero alla Regione che parteciperebbe attraverso il Senato delle Regioni, in termini di pariteticità, alle scelte programmatiche e legislative dello Stato.
Discutetene ma non dividetevi! Il nostro futuro sta nel consolidare la grande unità del popolo contadino, pastorale, artigiano, intellettuale di Sardegna. In questo quadro vedo fiorire iniziative, alleanze, sviluppo, lavoro, dignità e libertà.
Forza Paris
Mario Melis