I tre onorevoli del Partito sardo l’hanno presa proprio male.
Efisio Serrenti, così dicono i giornali, s’è commosso sino al pianto, mentre Bonesu ha risvegliato l’attenzione di un’aula annoiata e semideserta collegando l’on. sardista Vincenzo Demontis ed il nuovo assessore ai trasporti ing. Gonario Lorrai, alla sinistra atmosfera di una torbida criminalità.
A parte la querela già annunziata, che dire ? Uno spettacolo di desolante tristezza!
Il passaggio dalla maggioranza all’opposizione non è mai stato un dramma, ma momento essenziale della democrazia parlamentare. Un partito è tale se capace di affrontare con lo stesso impegno, passione, coerenza e rigore morale sia il ruolo di governo che di opposizione; difficili ma gratificanti entrambi perché essenziali al confronto creativo di idee, problemi e programmi coinvolgenti la comunità rappresentata.
Ogni cambiamento degli assetti e rapporti politici esprime una crisi che impegna i protagonisti a mettere a confronto le rispettive scelte; niente di più! Saranno i cittadini a giudicarne la validità con il loro voto. L’insulto, l’insinuazione gratuita, la lamentazione accorata denunziano un preoccupante vuoto d’idee ed una struggente, rabbiosa amarezza del perduto potere. Ma tutto questo esce dal livello politico per scivolare nel campo sterile della protesta che da confronto diventa scontro e rissa.
Giacomo Sanna s’è l’è presa con me, accusandomi quale “grande vecchio” (ma che immagine originale!) di aver costruito il successo personale nella subalternità al P.CI-P.D.S.
Strano! Un’accusa del tutto nuova; infatti, sia dentro il Partito sardo che fuori, l’accusa che mi viene rivolta è quella di essere aperto al dialogo ma con una certa vocazione decisionista impaziente ed insofferente di qualsivoglia altrui direttiva.
Senza sbandieramenti, ma con serena consapevolezza ho l’orgoglio di aver attivato collaborazioni e confronti politici, sociali, culturali, professionali ed umani, in Sardegna, in Italia ed Europa con personalità e forze politiche le più diverse, alleate ed avversarie, ottenendo da tutti cordialità e rispetto.
Rispetto di cui sono stato geloso e intransigente assertore in nome dell’Istituzione regionale che ho avuto l’alto e severo impegno di rappresentare in uno al Popolo sardo che ne costituisce la forza viva ed attiva.
Ebbene riflettano Sanna e Bonesu: questo sventagliare accuse del tutto arbitrarie che ben poco hanno di politico, non conferisce nerbo e personalità, ma focalizza l’attenzione dell’opinione pubblica sulla loro uscita di scena ingloriosa e schiamazzante.
La via del sardismo non passa attraverso l’insinuazione, la rabbia e la paura, ma si apre ai vasti, luminosi orizzonti di valori ideali che riempiono il cuore e la mente di entusiasmo, solidarietà e coscienza di essere componente attiva di un popolo impegnato a conquistare il ruolo di protagonista che gli spetta nel costruire il futuro della propria storia.
Un compito così esaltante, ha bisogno della partecipazione convinta e corale delle genti sarde. Per raccoglierne il consenso occorre spalancare le porte di casa, acché tutti si sentano partecipi della stessa famiglia.
Chiudersi nel partito come all’interno di un fortilizio, espellendone quanti osano dissentire pubblicamente dalla dirigenza (quasi fossimo un’associazione segreta e non sede di dibattito aperta a tutti i cittadini) è l’esatto contrario di quel Forza Paris che è nel messaggio dei padri fondatori.
L’ideologia sardista non è proprietà esclusiva del Partito Sardo d’Azione. Lo vado ripetendo da una vita. C’è tanto sardismo senza tessera ed anche con la tessera di altri partiti; noi militanti abbiamo il compito di sostenere questo loro impegno esaltandone e valorizzandone ogni manifestazione.
Una politica aperta al confronto stimola la formazione di gruppi, nuclei, circoli capaci di esprimere forme diverse di sardismo che tendono a sviluppare possenti sinergie come è avvenuto negli anni ’70-’80 quando formazioni, gruppi e gruppuscoli come “Su Populu Sardu”, “Città e Campagna”, gli indipendentisti di Piliu, ed altri hanno sensibilizzato l’opinione pubblica sì da determinare il crescente successo sardista. Il nostro errore è stato quello di credere che il merito fosse solo del Partito Sardo d’Azione.
Dobbiamo tutti riprendere la via della grande alleanza. Perché quindi guardare con diffidenza ed ostilità “Costituente Sardista” o “Sardigna Natzione”, tanto per fare un esempio? Che forse, anche se militanti in altri partiti, o senza tessera alcuna non hanno fatto e fanno sardismo uomini come il socialista Francesco Masala, il democristiano Giovanni Lilliu, il comunista Umberto Cardia, o l’indipendente Bachisio Bandinu? Uomini che fanno onore alla Sardegna, che amano la Sardegna, che l’hanno difesa e ne difendono i valori con la forza della cultura, dell’impegno morale, ma soprattutto della passione di sardità che ispira ogni loro comportamento.
Mobilitando il sardismo diffuso influiremo sulle scelte politiche dei partiti presenti in Sardegna proprio con il sardismo della loro militanza. L’obiettivo di fondo è quello di giungere alla regionalizzazione dei partiti.
Solo così potremo fissare obiettivi comuni di politica, diciamo così, estera sarda sia sul piano dei poteri istituzionali che nei rapporti economici, sociali e culturali con le istituzioni centrali dello Stato e della Comunità Europea.
Il Forza Paris del 2000 ci chiama ad una grande, moderna palpitante unità. Costituiamo una federazione di tutti i movimenti che, senza perdere la loro identità ideologica, pongano il Sardismo quale base comune essenziale ed irrinunziabile lotta.
Sarà grande merito del Partito Sardo l’averla sostenuta e portata al successo.