TRASPORTI NEL BACINO MEDITERRANEO: LA PARTECIPAZIONE DELLE REGIONI
5 settembre 1988
Abbiamo accolto con vivo piacere l’invito che ci è stato rivolto dal Presidente della Generalità della Catalogna per la partecipazione a questo incontro che ha per oggetto un tema di fondamentale importanza per le nostre Regioni, quale quello dei trasporti nel bacino mediterraneo. Vi è infatti da parte nostra, come grande regione insulare, un reale interesse a rafforzare tutti quei momenti di cooperazione che possono contribuire, partendo da un’analisi dei problemi e delle esigenze specifiche di ciascuna realtà regionale, ad identificare gli obiettivi comuni da perseguire e gli strumenti più idonei da predisporre.
In questo che è uno dei settori strategici per il nostro sviluppo, già da tempo, attraverso varie tappe, è venuta maturando la consapevolezza della necessità di costituire più stretti e intensi legami di cooperazione fra le Regioni, in quanto strutture particolarmente idonee a svolgere un tale compito.
Abbiamo dovuto constatare, nella crescita diseguale che si è verificata in Europa, da un lato gli effetti di marginalizzazione subiti dalle nostre Regioni mediterranee, dall’altro la mancanza, tra gli strumenti delle politiche di riequilibrio, di un’adeguata programmazione dei trasporti a livello statuale ed europeo.
Il problema dei trasporti è stato, peraltro, un tema ricorrente in tutte le Conferenze in cui le Regioni hanno
affrontato argomenti di grande interesse comune.
La stessa Conferenza organizzata a Marsiglia nel marzo scorso, sui temi della difesa ambientale, ha visto emergere i trasporti fra le iniziative specifiche di cooperazione interregionale da sviluppare. Come Regioni, dunque, veniamo a questo incontro avendo già accumulato un ingente patrimonio di esperienze comuni, alle quali occorre dare uno sbocco politico ed operativo adeguato.
Un’esigenza, questa, che oggi diventa ancor più pressante, in quanto si vanno delineando in sede comunitaria le opzioni strategiche che dovranno guidare la formulazione del Piano generale – Master Pian – nel campo dei trasporti; opzioni che riguardano aspetti fondamentali quali lo assetto dei grandi assi infrastrutturali, i problemi di transito e di frontiera, l’integrazione dei diversi modi in un organico sistema di trasporto, la sicurezza.
Prendiamo atto che la CEE inizia ad affrontare più concretamente questo problema centrale, ma al tempo stesso dobbiamo predisporre tutte le iniziative necessarie perché le linee di impostazione, che si vanno enucleando, siano coerenti con le esigenze di sviluppo delle nostre regioni.
Nondimeno, dobbiamo rilevare che allo stato attuale non emergono, in sede comunitaria, direttive idonee a dare soddisfacenti risposte a queste esigenze. Non troviamo, infatti, tra gli obiettivi primari della Comunità Europea, la
creazione di una rete di trasporti nel bacino del Mediterraneo; ciò non agevola le esigenze oggettive delle nostre Regioni, il cui sviluppo deve necessariamente poggiare su
un più intenso volume di traffici e su un adeguato potenziamento del sistema dei trasporti.
Il problema della riqualificazione del sistema mediterraneo dei trasporti è confinato, in posizione marginale, all’interno di una delle quattro “aree di progetto” attualmente previste dal “Master Plan”.
La considerazione ad esso riservata è di gran lunga inferiore, non solo rispetto alle nostre legittime attese, ma anche rispetto alle affermazioni ripetutamente espresse in sede comunitaria (vedi l’incontro di Taranto, dello scorso febbraio, dei Ministri dei Trasporti europei) sul ruolo centrale che i trasporti assumono per lo sviluppo delle Regioni mediterranee.
Una divaricazione tra riconoscimenti e linee propositive, che crea serie e fondate preoccupazioni, tanto più che a noi tutti sono presenti le gravi e molteplici insufficienze che caratterizzano il sistema dei trasporti nell’area del Mediterraneo.
Di qui l’esigenza di un forte impegno politico per evitare il pericolo che l’assenza di appropriate politiche di ammodernamento e di sviluppo del sistema dei trasporti in quest’area determini ulteriori perdite di potenzialità produttive e di crescita non soltanto economica delle nostre Regioni.
Dobbiamo perciò, come Regioni, rivendicare il nostro diritto a partecipare, in sede comunitaria, alla definizione degli indirizzi e degli obiettivi del Piano dei Trasporti. Occorre pertanto dispiegare una forte azione politica, che con decisione punti all’obiettivo di farci riconoscere, in sede comunitaria, la titolarità, in quanto Regioni, di poteri concorrenti nel governo del sistema dei trasporti; titolarità che consegue alla specificità dei problemi che ogni Regione, nella sua peculiarità, deve affrontare e risolvere.
Il riequilibrio all’interno della Comunità deve diventare, finalmente, un obiettivo centrale e prioritario. Di conseguenza, tutti i provvedimenti comunitari che oggi tendono a questo risultato devono costituire un insieme organico di politiche e di interventi; occorre trovare momenti idonei di impulso e di coordinamento che oggi sono, in concreto, carenti.
Manca nella realtà una sede decisionale politica in grado di armonizzare l’insieme delle azioni di riequilibrio, di verificarne l’impatto nelle diverse realtà regionali, di adeguare con tempestività ed efficacia politiche e strumenti di intervento. Una sede decisionale da cui le Regioni non possono essere escluse.
Si delinea qui l’esigenza di un nuovo quadro istituzionale, in gran parte tutto da costruire, indispensabile per attivare uno sviluppo realmente equilibrato nell’ambito comunitario.
Il sistema dei trasporti va affrontato in termini globali.
A. In primo luogo in riferimento all’insieme delle politiche di sviluppo; è necessario infatti che il nuovo sistema dei trasporti si armonizzi compiutamente con le scelte produttive, le localizzazioni delle grandi infrastrutture, le linee di politica tariffaria e doganale. Un punto, quest’ultimo, che dev’essere inquadrato nell’ambito delle politiche di agevolazione finanziaria indispensabile ad alcune Regioni, come la nostra; e ciò per rompere le condizioni di isolamento ed accedere alle opportunità dei traffici e dei commerci internazionali.
B. In secondo luogo deve caratterizzarsi come sistema integrato e policentrico, capace di rendere le Regioni
dell’area mediterranea punti nodali nelle comunicazioni e nel traffico, non solo all’interno dell’area comunitaria, ma anche nei confronti dei paesi esterni ad essa,
mediterranei e transoceanici. Occorre creare quelle opportunità di collegamenti multi-direzionali e plurimodali, che finora sono mancate alle nostre Regioni, utilizzando i sistemi più avanzati di trasporto.
Si tratta di spezzare con una moderna politica dei trasporti, che utilizzi adeguatamente sistemi più avanzati ed al tempo stesso economicamente più validi, quelle strutture gerarchiche che oggi esistono tra le Regioni forti e quelle periferiche e che impediscono a queste ultime di essere artefici del proprio sviluppo.
Per una Regione come la Sardegna queste esigenze sono di vitale importanza. Siamo perciò fortemente interessati ad individuare, in un confronto aperto con le altre Regioni, punti di convergenza e di fattiva cooperazione che, muovendosi verso l’obiettivo politico fondamentale – il riconoscimento del ruolo delle Regioni mediterranee – consenta di portare nelle sedi comunitarie alcune istanze prioritarie. In quest’ottica puntiamo innanzi tutto al potenziamento del nostro sistema portuale; il suo punto focale è costituito dal porto industriale di Cagliari che è in avanzata fase di realizzazione; esso si candida a svolgere funzioni di porto specializzato, nell’ambito dell’intera area mediterranea, per le “navi giramondo”.
È nostro interesse, in secondo luogo, utilizzare le favorevoli condizioni naturali (posizione al centro del Mediterraneo occidentale, visibilità ottima in tutto l’anno, venti non eccessivamente forti), come presupposto essenziale per localizzare in Sardegna un aeroporto intercontinentale, che sarà in grado di fungere da punto nodale per i collegamenti super veloci fra l’Europa e gli altri continenti.
In terzo luogo è essenziale per la Sardegna, nell’ambito dei sistemi intermodali di trasporto, poter disporre di specifici assi attrezzati come quello Sardegna-Corsica-Continente europeo; oggetto, questo, di studi e di preintese in corso di elaborazione.
La nostra partecipazione intende contribuire a rafforzare le esigenze, che anche altre Regioni hanno prospettato, di dar vita ad un organismo politico, supportato da idonee strutture tecniche, come sede di iniziativa al più alto livello per una azione comune nel campo dei trasporti e per un approfondimento di tutte le istanze per il raggiungimento di un reale sviluppo delle nostre Regioni.