Viviamo uno dei momenti più tormentati della storia della Sardegna: la disoccupazione crescente è solo la spia più allarmante del nostro malessere. E non possono essere confortanti i bilanci di fine anno soprattutto se a tracciarli è i presidente della Regione, i quale sente il peso di una situazione che – nelle cose – è sull’orlo del dramma. Ma è proprio la fotografia cruda dell’esistente che ha spinto il Governo regionale a cercare vie d’uscita, urgenti ed efficaci, per disegnare un futuro diverso. Nel limitato spazio a disposizione cercherò di sintetizzare la nostra azione politica.
L’obiettivo primario è il rilancio dell’occupazione: però stiamo definendo i presupposti per impostare in forme nuove il discorso complessivo dell’amministrazione delle risorse finanziarie. Abbiamo già operato sull’edilizia, volàno indispensabile per creare lavoro. Ma è tutto il settore delle opere pubbliche, del governo complessivo del territorio, della politica ambientale, dell’ecologia industriale che nel prossimo anno – con i finanziamenti che abbiamo inserito nel bilancio – potranno dare ossigeno all’economia isolana. La nostra base sarà comunque – e lo è stata in tutto quest’anno – la riforma della Regione: che per colpe che possono anche essere di tutti, è diventato un meccanismo immobile. La sua metamorfosi è indispensabile, urgente per dare agilità e modernità al principale organo di autogoverno dei sardi. La Riforma della Regione è in movimento: ci stanno lavorando studiosi di prestigio internazionale. Crediamo perciò di consegnare un progetto ambizioso ma funzionale agli interessi dell’Isola. La Riforma della Regione non può camminare certo da sola: stiamo attivando strumenti nuovi (fra gli altri, rilevante, l’ipotesi di zona franca) che dovranno suscitare interessi economici capaci di far cambiare il corso delle cose che vanno a rilento. Non crediamo ai miti: ma un’economia ossigenata da consistenti apporti esterni, da un intensificarsi dei traffici e dei commerci nel Mediterraneo, può essere vitale per la Sardegna.
Abbiamo avviato un rapporto fecondo con il Governo. Dalle Partecipazioni Statali, dalle sue aziende, ci attendiamo segnali concreti di ripresa dell’apparato produttivo, inserito nei più vasti rapporti internazionali.
E qui ci è di supporto l’azione intrapresa anche in Sardegna. Stiamo dando, all’esterno, l’immagine di una Sardegna in cammino, di frontiere aperte con l’Europa, l’America, il Giappone, il mondo. Stiamo studiando i mercati per poter specializzare le nostre produzioni che, soprattutto nei settori agricolo e pastorale, ma anche in quello artigianale e dell’industria, possono dare una spinta ulteriore verso l’avvio di un rinascimento economico e culturale puntato sulle tecnologie e sulla valorizzazione di tutto quanto può offrire la Sardegna.
L’Isola sta dimostrando di avere una sua forza vitale: e la Regione vuol essere il punto di aggregazione di questa nuova linfa. Certo: con il senso della misura, ma anche con la certezza di poter garantire una rinascita che non potrà essere ancora lontana. La tenacia dei sardi, sono sicuro, è la certezza prima di un anno migliore.
In cammino verso il mondo – intervento su giornale – anni 1984 -1985
20 Gennaio 2025 by