In cammino verso il mondo – intervento su giornale – anni 1984 -1985

Viviamo uno dei momenti più tormentati della storia della Sardegna: la disoccupazione crescente è solo la spia più allarmante del no­stro malessere. E non possono esse­re confortanti i bi­lanci di fine anno soprattutto se a tracciarli è i presidente della Regione, i quale sente il peso di una situazione che – nelle cose – è sull’orlo del dramma. Ma è proprio la fotografia cruda del­l’esistente che ha spinto il Go­verno regionale a cercare vie d’uscita, urgenti ed efficaci, per disegnare un futuro diver­so. Nel limitato spazio a dispo­sizione cercherò di sintetizzare la nostra azione politica.
L’obiettivo primario è il rilan­cio dell’occupazione: però stiamo definendo i presupposti per impostare in forme nuove il discorso complessivo dell’amministrazione delle risorse finanziarie. Abbiamo già ope­rato sull’edilizia, volàno indi­spensabile per creare lavoro. Ma è tutto il settore delle ope­re pubbliche, del governo complessivo del territorio, del­la politica ambientale, dell’e­cologia industriale che nel prossimo anno – con i finan­ziamenti che abbiamo inserito nel bilancio – potranno dare ossigeno all’economia isolana. La nostra base sarà comunque – e lo è stata in tutto que­st’anno – la riforma della Re­gione: che per colpe che pos­sono anche essere di tutti, è diventato un meccanismo im­mobile. La sua metamorfosi è indispensabile, urgente per dare agilità e modernità al principale organo di autogo­verno dei sardi. La Riforma della Regione è in movimento: ci stanno lavorando studiosi di prestigio internazionale. Cre­diamo perciò di consegnare un progetto ambizioso ma funzio­nale agli interessi dell’Isola. La Riforma della Regione non può camminare certo da sola: stiamo attivando strumenti nuovi (fra gli altri, rilevante, l’ipotesi di zona franca) che dovranno suscitare interessi economici capaci di far cam­biare il corso delle cose che vanno a rilento. Non crediamo ai miti: ma un’economia ossi­genata da consistenti apporti esterni, da un intensificarsi dei traffici e dei commerci nel Me­diterraneo, può essere vitale per la Sardegna.
Abbiamo avviato un rapporto fecondo con il Governo. Dalle Partecipazioni Statali, dalle sue aziende, ci attendiamo se­gnali concreti di ripresa dell’apparato produttivo, inserito nei più vasti rapporti interna­zionali.
E qui ci è di supporto l’azione intrapresa anche in Sardegna. Stiamo dando, all’esterno, l’immagine di una Sardegna in cammino, di frontiere aperte con l’Europa, l’America, il Giappone, il mondo. Stiamo studiando i mercati per poter specializzare le nostre produ­zioni che, soprattutto nei set­tori agricolo e pastorale, ma anche in quello artigianale e dell’industria, possono dare una spinta ulteriore verso l’av­vio di un rinascimento econo­mico e culturale puntato sulle tecnologie e sulla valorizzazio­ne di tutto quanto può offrire la Sardegna.
L’Isola sta dimostrando di ave­re una sua forza vitale: e la Regione vuol essere il punto di aggregazione di questa nuova linfa. Certo: con il senso della misura, ma anche con la cer­tezza di poter garantire una rinascita che non potrà essere ancora lontana. La tenacia dei sardi, sono sicuro, è la certez­za prima di un anno migliore.