Non era mai successo che un presidente della Regione partecipasse ad uno sciopero generale. È avvenuto ieri: e Mario Melis (distintivo dei Quattro Mori bene in vista) si è fermato una buona mezz’ora in mezzo agli striscioni e alle bandiere dei consigli di fabbrica, poi ha partecipato a un bel pezzo di corteo.
Sarebbe venuto anche se fosse stato meno «precario» come capo della Giunta?
«Ci sarei venuto a maggior ragione. I motivi dello sciopero li condivido in pieno. In sostanza si chiede lavoro. Perché dovrei essere contrario?».
Qualcuno dice che lei è qui per demagogia.
«Mi risulta che la demagogia sia una degenerazione della democrazia. Questo sciopero è fatto da gente pensante».
Questo sciopero è nato anche contro di lei, contro una Regione che non sa darsi nemmeno un governo.
«Non c’è dubbio. La gente è giustamente su posizioni critiche con i partiti. Mi auguro che anche questa manifestazione serva a far capire che le divisioni non servono, che occorre stringere i tempi su cose reali».
Presidente quante colpe ha la Regione per lo sfascio della Sardegna?
«Moltissime, lo sappiamo tutti. Ma stare fermi non giova, anzi! Mi auguro che prevalgano visioni generali, prendendo anche il buono del passato, ma andando avanti».
Arrivano altri assessori (Andrea Raggio, Emanuele Sanna, Antonio Sechi), consiglieri regionali, deputati (Giorgio Macciotta, Salvatore Mannuzzu, Francesco Macis, Mario Pani). E si sente parlare ancora del «logoramento dei rapporti fra i partiti».
Dal «presidente» si avvicinano giovani di «Sardinna e libertade»: offrono il loro giornale.
A proposte assai drastiche Melis replica: «L’isolamento non ha mai creato progresso. Dobbiamo superare i particolarismi e puntare ad unità più vaste». Gli chiedono: «Ce la farà a formare la giunta?». Mario Melis chiama l’autista e parte per Nuoro. Parlerà di parchi e di verde.
Sciopera il presidente – L’Unione Sarda – 29 maggio 1982
15 Gennaio 2025 by