Non sono il grande vecchio – intervista di N. Bandinu – La Nuova Sardegna – 24 dicembre 1990

Onorevole Melis, come valuta lo strappo di Cardia? È scontro interno o un “caso” personale?
«Si tratta di un episodio spiacevole e amaro. Che de­nota insofferenza politica, poco conciliabile con le no­stre tradizioni di democrazia. Io sono stato informato solo a cose fatte, contrariamente a quanto affermato da Cardia. Ho trascorso due settimane a Strasburgo, poi a Bruxelles. E ancora a Cagliari, per due sedute consecutive di consi­glio regionale».
Eppure Cardia individua in lei il “grande vecchio” che decide o stronca le carriere politiche…
«Questo mi dispiace mol­tissimo. Anche se il frasario è scontato, con i più banali luoghi comuni. In genere chi esce sconfitto ha sempre bi­sogno di individuare un col­pevole. Ma in questo caso Cardia ha commesso un er­rore. Io infatti ero del tutto disinformato. Mi dispiace, quindi, ma l’interpretazione e la reazione di Cardia ha contribuito a far calare il tono del dibattito politico: un pre­sidente di Comunità monta­na non può individuare in questo ente una sede esclusiva di potere. Se la politica è intesa come servizio, è cosa nobile. Se non viene intesa così: è soltanto mestiere».
Ma se Cardia non è stato «silurato», quantomeno il Psd’Az, non confermandolo, ha espresso una valutazione negativa sul suo operato in Comunità. Non crede?
«Non faccio questa lettura. Ognuno in politica può sem­pre avere un ruolo e una col­locazione funzionale. Il giu­dizio politico prevalente del direttivo sardista nuorese venuto da una valutazione delle prospettive che si pote­vano aprire con il nuovo parco del Gennargentu. Que­sto parco coinvolgerà la maggioranza dei Comuni del Nuorese e il Psd’Az ha scelto un esponente della montagna come nuovo presidente. Nes­sun siluramento o mortifica­zioni».
Cardia però ha detto di non essere stato avvertito…
«Io non so come sia matu­rata la decisione nei partico­lari. So però che ne hanno discusso in sua presenza. E che la congiura venisse da lontano: è solo un pettegolezzo. Nient’altro».
In alcuni ambienti si commenta che il colpo in realtà era diretto contro l’alter ego di Melis: Giorgio Ladu. È possibile?
«Ho visto Giorgio Ladu ci siamo rammaricati di quanto è successo. I mie rapporti con Ladu sono politici e di responsabilità. Non siamo in concorrenza».
Il “caso” Cardia denun­cia un malessere interno a Psd’Az. Lei come lo spiega?
«Un partito che è cresciute impetuosamente non poteva non portare con sé contrad­dizioni e inquietudini. Il Psd’Az è ora in fase di metabolizzazione. Ma regge. Re­stiamo ancora l’unico partite che pone i veri problemi politici. Proponiamo il superamento di un’autonomia debole, che non può crescere con i tagli da duemila miliardi del governo. Lo Statuto è insufficiente, non dà certezze. Per questo il Psd’Az ha proposto una bozza per un nuovo Statuto».
Restiamo al caso Cardia. Lui parla di sistemi feudali, della morte della demo­crazia interna. Va oliato qual­che meccanismo anche dentro il Psd’Az?
«Feudalesimo: ecco un’al­tra banalità espressiva. Io so­no sardista di antica militan­za, ma non per questo mi sento vecchio. Tantomeno feudale. Che nel nostro parti­to ci sia qualche problema di democrazia interna, non ci sono dubbi. Come in tutti i partiti, d’altronde, dove il potere è a volte eccessiva­mente centralizzato. Mentre dovrebbe essere orizzonalizzato: per suscitare una vera democrazia di base. È indub­bio che anche il Psd’Az deve trovare forme nuove. Ma questo non è colpa di nessu­no. Tutte le istituzioni tendo­no in genere a conservarsi, a resistere ai cambiamenti. Da qui le difficoltà di tutti».
Esistono, secondo lei, i margini per il recupero del di­rigente dimissionario?
«Io non sono mai stato per gli sbarramenti. Certo, il fatto preoccupa. Ma il rinno­vamento è naturale in politi­ca, anche se genera amarezze e delusioni. Anch’io ho avu­to momenti di crisi. Ma non ho buttato la spugna. Mai ho dubitato della validità della lotta politica. Cardia ha detto cose spiacevoli su di me? È giovane e ha pagato la sua inesperienza con di­chiarazioni che non esaltano la sua immagine. L’insulto non suscita simpatie. Ma è giovane e, credo, moralmente sano e pulito. Avrà occasioni nella vita che gli permette­ranno di affermarsi. Questo è il mio augurio. Anche un consiglio: non dia retta agli impulsi emotivi».
Bussu lo ha definito or­mai un ex sardista. E un ex anche per lei?
«Molto dipende da lui».