Troppe anime? “No, una sola” – intervista di Giancarlo Ghirra – L’Unione Sarda – 13 agosto 1985

Il termine instabilità non gli piace: “Mi pare che le scelte dei partiti sardista, di sinistra e laici siano chiare e nette”, chiarisce Mario Melis, poco prima di riunirsi con i dodici assessori della sua seconda Giunta.
– I partiti hanno firmato l’accordo, ma nel voto segreto sono emersi ben sei dissenzienti. Non è un sintomo di malessere per lei allarmante?
“Non mi preoccupa l’episodio dei franchi tiratori. Perché si tratta non di inquietudini politiche, ma di problemi individuali, che si esauriscono nell’ambito soggettivo.”
– Insomma, secondo lei si tratta di ambizioni frustrate. Eppure sono tante, troppe per consentire alla Giunta di decollare in piena serenità.
“Non sono d’accordo. La forza o la debolezza dell’esecutivo si vedrà da ben altro.”
– Da che cosa, dunque?
“Dalla capacità di saper tradurre in pratica i programmi approvati dal Consiglio. È nell’operare concreto che dovremo dimostrare la nostra stoffa.”
– Ma c’è chi sospetta che proprio lì la Giunta sarà debole. Dall’opposizione giungono diagnosi severe: si parla di diverse anime (comunista, sardista, socialista, laica) incapaci di convivere.
“Mah, questa è una storia che non regge. Non si capisce perché con la DC fosse possibile trovare sintesi unitarie nelle coalizioni, e stavolta no. Sono sicuro che questa Giunta saprà agire collegialmente, senza che alcuno prevarichi. D’altronde è una strada obbligata. Lo sappiano tutti.”
– Che significa?
“Significa solo che senza unità di intenti all’interno della maggioranza non è possibile combinare molto. Davanti alla grave emergenza economica, al bisogno di rilanciare la riforma della Regione e confrontarsi con lo Stato, tutti abbiamo convenuto sull’esigenza di un rapporto di grande apertura con la stessa opposizione democristiana. Ma come si fa a raggiungere l’obbiettivo se già siamo divisi fra noi? Ecco perché non ho dubbi sul fatto che la Giunta saprà agire coralmente. Quanto alla storia delle diverse anime, la tira fuori qualche corrente della DC, mica tutto il partito. I più responsabili stanno cercando rapporti unitari, non occasioni di rottura.”
– Lei è dunque ottimista sulla capacità di tenuta dell’esecutivo. Eppure la sua nascita è stata contrastata e faticosa, soprattutto a proposito dell’assegnazione degli assessorati.
“So bene tutto questo, e so anche che me ne sono volutamente tenuto fuori. Anche perché non accetto si parli di assessorati più o meno importanti, di diverse serie. Ognuno dei dodici “dicasteri” regionali può dare grandi contributi, se si hanno idee, progetti e capacità di tradurli in pratica.”
– Lei sa bene che tutto questo passa soprattutto per l’impegno dei partiti politici. Crede davvero che socialisti, socialdemocratici e repubblicani la seguiranno nel contestare lo Stato e il Governo nazionale?
“ Solo chi immiserisce le posizioni sardiste pensa che noi puntiamo tutto sul rivendicazionismo sterile. Noi lavoriamo concretamente a risolvere i problemi della Sardegna. Abbiamo ottenuto molti fondi, con circa mille miliardi pronti da spendere. E agiremo concretamente, da uomini di governo. A Roma troveremo uomini sensibili e capaci, come è già successo. Ce n’è uno, soprattutto Francesco Cossiga, molto aperto e disponibile a risolvere i problemi dell’Isola,”
– Ma non basta il Presidente della Repubblica
“ Lo so. Ma anche altri uomini di governo possono essere sensibili alle nostre tesi, se sono fondate. Se qualcuno tenterà invece di chiuderci la porta in faccia, sono sicuro che gli assessori, siano socialisti o socialdemocratici come comunisti o sardisti, si batteranno duramente per far passare le loro scelte.”
– Insomma il Presidente della Regione è particolarmente ottimista sul futuro della Giunta.
“Non si tratta di ottimismo, ho la coscienza che faremo tutti il nostro dovere.”
– Anche a costo di “annacquare” la forte caratterizzazione sardista che il suo partito chiese per la prima Giunta Melis?
“Non c’è alcun annacquamento. Il programma presenta una forte tensione sardista, Ed ora, a differenza di dieci mesi fa, quando non avevamo né maggioranze larghe e certe né un bilancio approvato, potremo anche attuare le linee programmatiche. Lo studio sulla zona franca, ad esempio, partirà entro metà settembre. E questo perché non c’è instabilità. Al contrario.”
– Già ma quei franchi tiratori…
“Fanno proprio pensare che la tesi socialista dell’abolizione del voto segreto abbia seri fondamenti. La verità è che in un sistema dove il ruolo dei partiti è così preponderante, il voto segreto può garantire una certa dose di autonomia al singolo eletto, il cui mandato viene dal popolo, non dai partiti. Ma, nel segreto delle urne, agiscono spesso trappole, gruppi di pressione, interessi strani. È un problema che va affrontato. Non spetta a me risolverlo, ma devo dire che mi sono trovato benissimo in Senato dove raramente si ricorre a forme di votazione segrete.”