Gassificazione del carbone Sulcis e la necessità di realizzare un gasdotto Sardegna-Continente. L’ex presidente della Regione, Mario Melis, oggi deputato europeo, risponde alle critiche mossegli da un altro eurodeputato, Andrea Raggio.
All’onorevole Raggio non piace perdere; neppure quando ha torto. Reagisce di brutto e si trasforma in accusatore con tanto di indice puntato contro chi ha il torto di aver ragione e di avere il consenso degli altri. Questa volta è andata così: a Bruxelles in commissione per la politica regionale del parlamento europeo, giovedì 27 settembre, ho presentato quattro emendamenti alla proposta avanzata dall’esecutivo della comunità in ordine al progetto di gasdotto Toscana-Corsica-Sardegna. Proposta che considero valida perché non si traduca in strumento di pesante consolidamento della dipendenza energetica sarda dalle forniture esterne.
Rivendico alla mia presidenza e alle giunte con le quali ho avuto l’onore di lavorare l’aver fatto studiare — ribaltando la politica da sempre praticata da Ebel ed Eni tutte le possibili utilizzazioni del carbone Sulcis con particolare riferimento alla produzione di energia elettrica.
Da questi studi, condotti ad altissimo livello con sperimentazioni di valore scientifico assoluto, è risultato che il gas ottenuto dal carbone Sulcis è combustibile ideale per le centrali termoelettriche a carbone: più economico, con più alto indice energetico ed ecologicamente più pulito.
Meglio ancora: totalmente depurato dallo zolfo, senza residui nella polvere che, a fine processo, sono vetrificate e perciò non inquinanti.
Queste considerazioni sono alla base del primo emendamento aggiuntivo alla porposta dell’esecutivo. Considero un successo il fatto che la commissione parlamentare, accogliendolo, abbia preso atto che il carbone Sulcis è in grado di contribuire in modo significativo all’autonomia energetica della Regione.
Per rafforzare questo concetto, col secondo emendamento, ho ottenuto che la commissione, all’unanimità, dichiarasse il progetto in discussione «non alternativo alla valorizzazione delle risorse energetiche locali».
Di questo, infatti, sembra finalmente convincersi anche il governo che, in data 26 luglio ’90, accogliendo l’insistente e documentata proposta della nostra giunta, ha deciso su iniziativa (di cui gli va dato pubblicamente atto) del ministro Battaglia di far realizzare all’Enel, nell’area del Sulcis, una centrale termoelettrica da 340 megawatt alimentata da gas di carbone. Perché non ci siano dubbi che si tratti del carbone Sulcis vi ha associato la Sotacarbo, costituita proprio per la sua valorizzazione. Credo fermamente che, questa iniziativa costituisca il punto di svolta definitivo della politica energetica in Sardegna.
Una politica volta a valorizzarne le risorse e a realizzare, in buona parte, l’autonomia dai condizionamenti esterni e quindi l’autonomia dello sviluppo; il che equivale dire: autonomia politica.
Questo e non altro il significato degli emendamenti. Allargare le disponibilità energetiche e non sostituirle. Altro emendamento al quale si opponeva decisamente Raggio, che invece la commissione ha accolto, stabilisce l’obbligo di acquisire prima della realizzazione il parere delle Regioni interessate sul progetto di gasdotto. Secondo Raggio e, dopo la sua partenza del collega di gruppo, lo spagnolo Goutierrez, l’emendamento sarebbe illegittimo perché il progetto lo debbono redigere le Regioni. Del tutto evidente l’errore. Un progetto che coinvolge tre Regioni: Toscana, Corsica, Sardegna; due Stati: Italia e Francia; acque internazionali, il Tirreno, ben difficilmente per il suo carattere unitario può frazionarsi in tre progetti e né può essere fatto da una delle tre. Di qui la necessità che i responsabili politici del progetto forniscano alle Regioni i necessari elementi conoscitivi perché su di essi esprimano un motivato parere.
Un solo emendamento non è stato accolto. Anche a questo si opponeva Raggio. La priorità esecutiva della rete di distribuzione interna del gas su quella di adduzione dall’esterno. Mi chiedevo e mi chiedo: quando arriva sulle coste sarde il «tubo» che facciamo del gas se non si può distribuire?
Spero che la giunta regionale e le stesse società che vi hanno interesse si attivino perché si realizzi in tempi brevi la rete di distribuzione onde evitare che un’opera di così grande impegno resti inutilizzata.
Voglio ricordare a Raggio che faccio politica sardista con spirito e visione europeista. Come nella cultura e tradizione del mio partito sin dalla sua costituzione. Per un’Europa più civile, progredita ed efficiente dobbiamo impegnarci a realizzare progresso, efficienza e quindi civiltà nelle regioni rimaste in ritardo come la Sardegna. Altrimenti continuiamo a correre in aiuto dei ricchi che ci sorridono benevolmente, ci amano e però ci sfruttano ed emarginano.
Se ne convinca Raggio: il gasdotto è valido solo se si pone come momento di diversificazione e ampliamento delle risorse energetiche sarde. Altrimenti ne consacrerà la definitiva dipendenza seppellendo chissà per quanto tempo le miniere del Sulcis e con le speranze legittime sofferte attese dei sardi.
Una nota finale. Vorrei parlar bene dell’onorevole Raggio. È serio, s’impegna, ha la coriacea assiduità di chi deve assolvere a precisi doveri; ne ho ottima stima e non sento imbarazzo nel sollecitarne, quando capita, il parere. Accetti questa volta il mio: ha torto.
Polemica fra eurodeputati sardi sulla realizzazione del gasdotto – La Nuova Sardegna – 10 ottobre 1990
20 Giugno 2024 by