Caro Gianfranco,
sento il dovere da cittadino rappresentante la comunità dei sardi di confermare a te, alla tua gentile sposa ed ai familiari tutti, il sentimento di affettuosa partecipazione della Giunta al Vostro dolore per la morte di Enrico Endrich.
Egli godeva la nostra più alta considerazione, la stima, il rispetto più profondo, per la testimonianza civile ed umana da lui resa durante sua vita.
Oggi è possibile, in virtù del lungo trascorrere del tempo, ripensare alle dure, sconvolgenti ed appassionanti vicende che hanno visto tanti illustri sardi divenire, in misura e posizioni diverse, protagonisti di storia; possiamo far lo oggi senza i veli deformanti delle tensioni emotive che si accompagnano all’attualità.
Enrico Endrich è stato indubbiamente un protagonista: per la sua spiccata personalità, per la coerenza fra le idee professate e le azioni conseguenti, per l’onesta intellettuale che costituiva base e norma del suo agire.
L’assenza di qualsivoglia forma di violenza caratterizzano la sua lunga testimonianza politica fatta di militanza attiva, di operoso, qualificato impegno pubblico (la città di Cagliari ne porterà nel tempo i segni della sua creatività), di rigoroso, pur se umanissimo, esercizio della professione forense illuminata dall’ampiezza del suoi orizzonti spirituali e culturali.
Enrico Endrich, con Ciccio Cocco Ortu, Ninuccio Sanna Randaccio, Anselmo Contu, Luigi Oggiano, Gonario Pinna, Pietro Mastino, G.B. Melis e non molti altri, fra i quali vorrei ricordare Piero Soggiu (sento che sto dimenticando qualcuno, ma solo qualcuno) sono stati per noi maestri di professione e di vita.
In verità abbiamo avuto una gran fortuna a vivere il loro tempo.
Queste cose ho voluto dirti sperando di essere riuscito almeno in parte ad esprimerti lo stato d’animo di chi perde un maestro-amico del quale è stato irrimediabilmente avversario.