Sa Die de Sa Sardinna – discorso fine anni ‘90

Dovrei essere orgoglioso, nel festeggiare quest’evento storico del quale il popolo sardo ne va fiero, ma il discorso sull’autonomia della Sardegna è un argomento molto delicato che ci porta a tempi molto lontani.
Voglio iniziare questo mio intervento partendo dal periodo Feudale.
Nel 1782 la Sardegna contava 436.700 abitanti. A Solarussa, Donigala e Thiesi si infiammano già i primi motti antifeudali, mentre a Sassari erano già scoppiate le prime sommosse popolari per la mancanza di pane e funzionari piemontesi erano accusati di speculare sul prezzo del grano.
Nel 1792, dopo che i sindaci di 31 comuni avevano presentato ricorso contro l’eccessivo fiscalismo, la Francia decide l’occupazione della Sardegna e il 29 dicembre compaiono nel golfo di Cagliari, le navi della flotta rivoluzionaria che nell’anno successivo (8 gennaio 1793) occuparono Carloforte e sbarcarono a Sant’Antioco. Nel frattempo la nobiltà sarda era impegnata ad armare a proprie spese 4.000 miliziani, vista l’indifferenza dell’ allora vicerè Balbiano.
A Parigi intanto viene decapitato Luigi XVI, e pochi mesi più tardi ne seguirà la sorte sua moglie. Il 22 gennaio ricompare la flotta francese nelle acque di Cagliari, sussegue un ininterrotto bombardamento della citta per un’intera mattinata. Il mese successivo, anche i Corsi sbarcano nell’isola e, dividendosi in due colonne, si dirigono verso Quartu una, e verso Cagliari l’altra. Il 12 febbraio Cagliari subisce 12 ore di bombardamento e assiste allo scontro tra sardi e francesi. Questi ultimi, avendo avuto la peggio, tornano al Margine Rosso, chiedendo di essere reimbarcati e minacciando in caso contrario di impiccare i loro ufficiali. Ottenuto il reimbarco, la flotta francese lascia Cagliari e nello stesso tempo Napoleone Bonaparte cerca di assalire La Maddalena, ma fallisce grazie alla resistenza isolana.
Questi ultimi fatti sensibilizzano il re che accoglie sei deputati per rimettere in vigore gli istituti autonomistici.
Nel 1794 i sardi si erano visti negare le loro proposte sull’autonomia e a questo punto il vicerè, avendo avuto informazioni su una sommossa popolare per allontanare dall’isola i piemontesi, fece arrestare gli avvocati di Cabras e un certo Efisio Luigi Pintor Sirigu.
A questo punto il 28 aprile insorge l’intera popolazione cagliaritana e dopo aver assunto il controllo della citta, chiede e ottiene la partenza di tutti i piemontesi (circa 700) e del vicerè.
Non mi voglio dilungare troppo su altri eventi storici che non mancano certamente nella passata storia sarda. Tornando ai giorni nostri non possiamo dimenticare che, per la prima volta nell’antica e travagliata storia della Sardegna, il 26 febbraio 1948 accadeva un importante evento: la conquista di un’ampia autonomia.
Non possiamo anche dimenticare che gran parte della legge sull’autonomia fu pensata, discussa, scritta, emendata e proposta proprio a Nuoro. A pochi metri di qui, nelle abitazioni e negli studi dei Sardisti, Pinna, Mastino, Oggiano.
Nel dibattito fra questi uomini, che con modestia e fatica avevano compiuto la loro missione antifascista dando quotidiana testimonianza di resistenza e di dignità politica ed umana, prendeva corpo, finalmente in maniera non clandestina, il sogno della scrittura del documento fondamentale dell’autonomia del popolo sardo e in parte della riconquistata libertà,.
La comunità sensibilizzata e guidata dai partiti, incominciò a guardare verso l’Istituto Regionale con viva speranza, sia pure condizionata dalla congenita diffidenza.
Come si può concepire oggi, che il sottoscritto e, spero anche voi tutti, riusciamo a festeggiare serenamente Sa Die De Sa Sardinna, in un momento nel quale il popolo sardo e più oppresso e indiscriminato dei secoli scorsi.
Forse ci vogliono distrarre da tutte le ingiustizie che ancora oggi, noi tutti subiamo da parte dei colonialisti italiani.
Penso, che il popolo sardo dovrà festeggiare questi eventi solo ed esclusivamente quando la nostra terra non sarà più dominata da altri, e soprattutto da uno Stato sfruttatore e oppressore.
Si può pensare oggi a dei festeggiamenti quando ci troviamo davanti ad oltre 400.000 disoccupati, nostri conterranei, che non riescono a trovare un lavoro? Lo Stato italiano, cosa sta pensando di fare nei confronti di coloro che vivono in queste condizioni?
Penso, invece, che il momento di mobilitarci veramente sia questo.
A volte, mi viene da pensare a quel ragazzo di Bolotana, che alcuni giorni fa è stato licenziato dalla Guardia di Finanza, dopo due mesi di servizio, in quanto durante un’ulteriore visita di controllo è stato riconosciuto affetto da favismo. Una malattia della quale la maggior dei sardi soffre.
Certamente, non hanno controllato se i nostri patrioti sardi durante la prima guerra mondiale fossero o no colpiti da detta malattia, no, sicuramente no!
I sardi servivano allora solo come carne da macello.