Riflessioni su modalità comunicative in politica – fine anni ’90

Premesso che il documento svolge con razionale rigore l’analisi di un “esistente” diffusamente debole individuandone, le cause nell’intricato evolversi dello sviluppo che rafforza la società del benessere opprimendo quella del malessere;
Premesso altresì che le diseguali potenzialità influiscono negativamente sul sistema sardo affievolendo di fatto i poteri “reali” dell’Autonomia e quelli economici, sociali e culturali, demotivando le componenti più sensibili ed aperte al necessario adeguarsi ai nuovi ritmi di crescita delle grandi comunità;
Premesso che i fenomeni di cui detto sono conseguenti, o meglio, generati dall’estendersi dei poteri forti sulla marea dei deboli con effetti eufemisticamente definiti di “globalizzazione”, ma in effetti operanti in termini di moderna, dinamica colonizzazione realizzata senza carabinieri, né esercito ma con sistemi bancari e, in genere, finanziari,
Che tutto ciò genera appiattimento delle diversità e relativi valori, svuotandone l’empito creativo delle rispettive peculiarità storiche, geografiche, culturali ed economiche disperdendole e rimodellandole entro schemi coerenti agli interessi dominanti;
Premesse un’infinità di altre osservazioni di vivo apprezzamento per l’elegante, puntuale denunzia che vibra in ogni riga del documento.
Premesso altresì che l’analisi dei vasti fenomeni individuati all’origine del sottosviluppo ne ha dimostrato le reciproche interferenze e gli effetti moltiplicatori sul degrado complessivo;
Osservo
Che non viene adeguatamente evidenziato il ruolo cui la Sardegna deve prepararsi per assolvere nel contesto geografico e istituzionale de quale fa e andrà a far parte. Noi siamo mediterranei e abbiamo come naturali interlocutori i nostri vicini rivieraschi delle diverse sponde mediterranee e non solo. Nel Mediterraneo occidentale siamo altrettanto vicini all’Europa che all’Africa Settentrionale sulla rotta fra Gibilterra e Suez.
Difficilmente le grandi società d’armamento navale potrebbero trovare un punto di irradiazione e afflusso di merci provenienti da oltre oceano dirette verso la gran parte dei porti a noi più vicini.
Oltre ad assolvere al ruolo di costituire sede ideale dell’interscambio intercontinentale avremmo a nostra disposizione, in prima battuta, (senza le costose rotture di carico tipo Genova-Milano, Genova- Porto Torres) le materie prime, parte delle quali potrebbero essere trasformate dal nascente lavoro industriale, o artigianale, sardo.
Perché in effetti:
1- Quanto detto sopra è non solo possibile ma, con nostra libertà, inevitabile.
2 – Solo l’internazionalizzazione dell’economia sarda rende possibile lo sviluppo economico che sociale e , soprattutto, culturale.
3 – La nostra vocazione mediterranea, con particolare attenzione verso i paesi (oggi preclusi) della sponda africana (dalla quale, in parte, proveniamo) non può in alcun modo cancellare, né attenuare il nostro europeismo di cui da secoli condividiamo le vicende storiche (sia pure da subalterni) cultura, valori civili e spirituali.
In Europa però, come in Italia, dobbiamo “istituzionalmente” entrare da sardi.
Fermo restando che anche per un certo numero di armi continueranno ad incombere gli Stati (anche in virtù dei rispettivi valori di civiltà che hanno dato luce al mondo intero) sta di fatto che la loro sovranità (meglio dire potere) sarà progressivamente ripartita fra il governo politico della Federazione europea e quella crescente delle Regioni.
Queste rappresentano, a differenza degli Stati (istituzione artificiosa si afferma e continua ad affermarsi la “nazione dominante” su quelle minoritarie più o meno coattivamente annesse al loro imperio), i popoli depositari e interpreti di culture, tradizioni, esperienze storiche diverse; ciò ne fa dei soggetti originali, diversi ed irripetibili, capaci di processi evolutivi loro, proprio in grado di arricchire il formarsi di una nuova civiltà nella quale solidarietà, collaborazione, competizione e parità di diritti nel godimento dei servizi essenziali al vivere civile, ma altresì delle condizioni primigenie per consentire a tutti, individui e popoli, possibilità di sviluppo, inventiva e crescita non pregiudicate da poteri gerarchizzati in grado di favorire alcuni emarginandone altri.
Pertanto: ruolo di governo delle Regioni nei rispettivi territori pur nel quadro di compatibilità statuali ed Europee costituenti cornice ad una partecipazione attivamente paritaria sia in sede nazionale che europee.
Concludendo: salvo le proposte aggiuntive (da completare e specificare) l’analisi del relatore va conservata come guida essenziale alla comprensione dei gravi fenomeni che sono all’origine dello sviluppo fondato su sottosviluppo (altrui).
Per la comprensione dei destinatari ultimi del messaggio è a mio avviso necessario: usare un linguaggio più facilmente accessibile alla fantasia del militante di base.
Concentrare in brevi capitolati d una pagina e mezza le rigorose analisi scritte con elegante fluidità ma accessibili – almeno credo – a lettori di livello medio altro che abbiano confidenza con buone letture e interessati alle tematiche che costituiscono il corpo vitale dell’elaborato.