Caro Luigi Pintor,
ho letto “Nespolo” e ne ho vissuto con intensa partecipazione emotiva il fascino poetico che si diffonde dalla sintesi narrativa che Giano, con mano lieve, propone alla coscienza vigile e autocritica del lettore.
Nello scorrerne le pagine ti ho voluto bene non solo per il dire scabro ed essenziale di valori universali da cui tutti, più o meno coscientemente, siamo a volte esaltati o emarginati, ma, soprattutto, per la lezione di severa dignità (ma quanta fervida umanità!) con la quale affronti ingiustizie ed eventi che farebbero vacillare l’io pensante pur forte di affetti e certezze ideali magari pur dogmatiche, ma aperte alla speranza. Certezze che si realizzano nel quotidiano in vista di un futuro liberato dalla sfuggente mutevolezza fra il giusto e il conveniente.
Hai saputo condurci con naturale semplicità nella rarefatta atmosfera di un preludio schubertiano come nel rigore ascetico del prete rosso veneziano, coinvolgendoci nella magia della trasfigurazione musicale.
Una confessione: i tuoi messaggi televisivi, quando appartenevi all’aristocratica élite intellettuale comunista ed eri autorevole capo redattore dell’Unità, apparivano sprezzanti dell’ipotetico contrario pensiero dell’ascoltatore e quindi, se non supponenti, piuttosto fondamentalisti.
Non ti condividevo ma non per questo mi sfuggiva il rigore intellettuale, la tensione etica che ti facevano protagonista.
Capisco (e da sardista ne sono coinvolto) l’amara delusione per lo sfiorire di tanti valori immateriali, di sogni forse utopici ma non per questo meno impegnativi tanto da diventare ragione di vita. In particolare le vicende di un giornale glorioso che da bandiera delle masse popolari italiane è diventato oggetto di operazioni di borsa da parte di anonime società finanziarie internazionali.
Giano ha moto sofferto per vicende politiche che sembrano dissolvere nei mille rivoli e nicchie dell’individuale la grande mobilitazione di popolo protesa verso ben altri orizzonti; Giano non è proprio uno sconfitto visto che non è rimasto prigioniero dell’antitesi ma ha saputo elevarsi a forza creativamente positiva.
Ha molto crudelmente sofferto negli affetti più cari dall’infanzia, alla giovinezza e ancor più nell’età matura.
Dove trovi la forza di restare consapevolmente se stesso e scrivere le pagine di poesia che sono storia, la nostra storia, e darci con essa severo eppur solidale insegnamento è il mistero racchiuso nella ricchezza morale di cui Giano è per sua natura dotato. Grazie caro Pintor di questo giorno di luce che rischiara a tutti noi la strada della vita.
Lettera a Luigi Pintor – Primi anni 2000
16 Febbraio 2024 by