Alleanze in Sardegna in relazione alle elezioni – fine anni ’90

La spallata che ha spazzato dallo scenario politico sardo una fantasmatica casa comune dei sardi ha colto tutti di sorpresa.
A ben guardare però la sua iniziativa è del tutto naturale ed in perfetta coerenza con l’ambiguo quadro politico che l’ha generata.
In effetti i soggetti politici partecipanti alla costruzione avevano ben poco in comune.
I sardisti forti di ottant’anni di storia rivendicano una sovranità istituzionale che trova la sua legittimazione nell’organizzazione federale dello Stato; i nazionalitari di Sardigna Nazione sono addirittura separatisti; Mariolino Floris, che non è mai stato federalista e men che meno separatista, viene da una recente esperienza di alleanza berlusconiana, quando era fra i massimi dirigenti nazionali del CCD di Casini ed era dell’UDR, mentre Niki Grauso, che non è abituato al messaggio cifrato ed ammiccante del “politichese”, ha detto papale papale che lui è alleato di Berlusconi.
Esclusa quindi una qualsivoglia consonanza politica, che cosa poteva tenere insieme soggetti politici così diversi?
In assenza di qualsivoglia traguardo politico, niente più che il tentativo di sgomitare insieme per ottenere il maggior numero di possibili incarichi dall’uno o dall’altro fronte, ma con evidente preferenza al polo berlusconiano.
Questa ovvia tendenza è confermata non solo dall’aperta dichiarazione di Niki Grauso ma dalle reiterate dichiarazioni pubblicamente espresse da Mariolino Floris circa la sua collocazione a destra e dalla possibilità di favorire l’intera operazione da parte di Efisio Serrenti, alleato alle elezioni comunali di Cagliari di Niki Grauso e, a suo tempo, assertore convinto del foro delle opposizioni, in ultima analisi del polo berlusconiano.
Nessuna meraviglia quindi che un sardista radicato nelle tradizioni popolari delle storiche battaglie del Partito Sardo abbia colto tutta la artificiosa avvolgente ambiguità delle trattative in atto e, abbandonando clamorosamente il consesso, le abbia d’un colpo dissolte.
Appellandosi alle decisioni del Consiglio Nazionale del Partito ha restituito dignità e legittimazione al ruolo della politica che rischiava di scadere a trattativa sommersa per incarichi e ruoli che esulano dalla politica restano saldamente incernierati nel potere fine a se stesso.
Appellandosi al Consiglio Nazionale del Partito Giacomo Sanna è ben consapevole che questo non può contrapporsi e far violenza all’elettorato sardista che, a grandissima maggioranza, nel ballottaggio del 26 giugno ha votato per la coalizione delle sinistre.
Dei circa 63.000 voti riportati il 13 giugno dal listone sardista praticamente nulla è andato a favore del Polo berlusconiano, visto che non è aumentato in Sardegna neppure un voto ma ne ha addirittura perso circa 3.000.
Poiché l’unica altra alternativa era costituita dalla coalizione autonomista, e che questa è cresciuta di oltre 70.000 voti, non credo che vi sia molto da discutere sull’orientamento del popolo sardista circa il futuro Governo regionale.
Dovunque i sardisti sono significativamente presenti o addirittura in crescita rispetto alle elezioni regionali del ’94, sono proporzionalmente cresciuti i voti in favore della coalizione delle sinistre, mentre dove il Partito Sardo ha perso voti il Polo è cresciuto. Ciò è avvenuto proprio in quelle aree dove i sardisti dichiaravano la loro preferenza finale per il Polo, come in una piccola oasi ogliastrina che da 4.000 e tanti voti si è scesi a poco più di 2.000, e nella federazione di Cagliari (non Provincia) dove si sono persi circa 6.000 voti.
Si tratta delle pochissime aree dove il Partito Sardo è sceso ed è salito il Polo.
In tutto il resto della provincia di Nuoro, di Sassari della stessa Oristano alla crescita o al mantenimento della forza sardista ha corrisposto un marcato e, insisto nel dire, un proporzionale aumento dei voti a favore della coalizione.
Mille voti circa a Nuoro, altrettanti ad Oliena, ad Olbia e nella stessa Iglesias dove, per la verità, sia pure in misura minore, è cresciuto pure il Polo, Sassari stessa da Oschiri a Ozieri.
Certo può ben darsi che qualche sardista per ragioni di amicizia, di parentela o altre motivazioni personali, abbia votato il Polo, ma la grande massa, così come almeno una parte dell’area di Sardigna Natzione, disubbidendo all’invito all’astensione diffuso dalla dirigenza, ha votato compatta per un Governo Autonomista di centro sinistra.
Poiché non dubito del voto finale del Consiglio Nazionale Sardista, auspico di tutto cuore che anche l’UDR, Mariolino Floris in testa, si unisca alla grande famiglia della coalizione autonomista di centro sinistra.
Del loro contributo, della loro esperienza la Sardegna ha bisogno come credo abbia bisogno di una opposizione preparata, incisiva e incalzante.
La destra sarda vanta uomini di sicuro valore in grado di assolvere con grande dignità a tale ruolo, a cominciare da Mauro Pili, Mariano Delogu, Gianfranco Anedda, Floris junior, Pittalis ed altri della cui stima ed amicizia mi onoro.
Ma loro rappresentano il principe, noi vogliamo rappresentare il popolo.