Intervento – Parlamento europeo – 14 giugno 1990

Signor Presidente, l’enfasi retorica con la quale la destra ha tentato di mascherare il fenomeno ignobile del razzismo trova la sua genesi nell’origine stessa del razzismo, che è il colonialismo. Interessi economici e razzismo costituiscono un blocco capace di fermare la storia, il suo naturale processo di integrazione fra popoli che, nel reciproco rispetto e in condizioni di pace, troverebbero le sicure vie dello sviluppo economico e del progresso civile. Ma anche il difficile cammino verso la liberazione dei negri sudafricani, come di altri popoli ex coloniali, non è meno difficile e drammatico per le crudeli lotte tribali con le quali questi popoli continuano a sterminarsi reciprocamente. Però, l’origine di queste terribile lotte stanno le ciniche manovre di governi e comunque di interessi colonizzanti che praticano ancora indisturbati lo sfruttamento sul sangue degli infelici colonizzati. Allora, noi europei, che portiamo il peso storico e la responsabilità ancora oggi, di questo triste fenomeno, dobbiamo prenderne coscienza attraverso il Parlamento e trovare in noi la forza morale, la forza politica di dare risposte e di indirizzari ai governi un fermo messaggio perché, superando le divisioni e i contrasti storici, si realizzi la casa comune di tutti gli europei, aprendo non solo ai tedeschi dell’Est, ma a tutti i popoli dell’Europa, dai Baltici ai Ciprioti, in modo che la casa comune non sia più quella del Nord e del Sud, che sono solo riferimenti geografici, ma con più riferimenti economici, sociali o civili. Dobbiamo così chiamare tutti a un fecondo dialogo nel quale riconoscerci e, nella ricchezza delle nostre diversità, costruire insieme un domani di pace, di solidarietà e di progresso.