Visita in Lituania – Parlamento Europeo- primi anni ’90

Debbo confessare che l’esperienza vissuta per circa una settimana fra la gente Lituana, all’indomani del grande plebiscito che ha consacrato la volontà sostanzialmente unanime di rendersi indipendente da Mosca, ha evocato in me sensazioni, stati d’animo, emozioni, che sento di aver vissuto, non in una precedente vita, ma nelle appassionate battaglie della giovinezza, attuali ancora oggi e fervide di speranza.
Parlando con i massimi dirigenti istituzionali della Repubblica, con i segretari dei dodici partiti che si sono in tutta fretta costituiti, con cittadini incontrati per le strade, o partecipanti a pubbliche manifestazioni intensamente patriottiche, si coglie l’irresistibile forza di principi universali che chiamiamo con nomi altisonanti, quali libertà, democrazia, autodeterminazione, giustizia e che, in effetti, costituiscono la base più elementare per ogni civile convivenza.
Pur nella diversità della situazione etno-storica dei Paesi Baltici rispetto alla “Questione Sarda”, si coglie l’universalità dei valori sardisti che accomuna in un impegno, che non è utopia, il destino del nostro popolo a quello dei lituani, estoni, lettoni e di quanti altri nel mondo lottano per scrollarsi di dosso emarginazione e subalternità.
Ciò che mi ha particolarmente colpito è il fatto che i Lituani reclamano la loro libertà, non solo e non tanto per liberarsi dal regime comunista che – seppur severamente ridimensionato – resta il partito di maggioranza relativa nel Parlamento liberamente eletto nei mesi scorsi, ma per sconfiggere il prevaricante condizionamento esterno e la conseguente dipendenza cui sono ancora costretti sul piano economico, culturale, spirituale ed etnico.
Non è certo un caso che alle manifestazioni che hanno solennizzato davanti al mondo, il voto plebiscitario d’indipendenza lituano, fra i parlamentari europei fossero presenti i rappresentanti dei diversi sardismi che si battono per una diversa e più democratica Europa: baschi, andalusi, corsi, scozzesi, irlandesi, sardi, fiamminghi, portoghesi delle isole (Azzorre e Madeira).