Caro Condirettore,
rispondo, non a caso, con qualche giorno di ritardo alla sua lettera aperta esprimendo viva gratitudine per l’affettuosa stima e testimonianza sul mio impegno politico e di governo.
In verità nel corso di questi ultimi quindici anni non mi sono mai mancate le sue note severamente critiche (anche spesso ingiuste) sempre corrette ed argomentate.
Talvolta ho polemizzato, chiarito, precisato, talaltra ho preso utilmente atto, riconoscendo il valore del contributo critico che un vigoroso giornalismo politico è in grado di offrire all’opinione pubblica ed agli stessi politici chiamati a ruoli di responsabilità.
La stampa sarda e, segnatamente, il vostro giornale ha svolto e svolge in questo senso un ruolo fondamentale.
Se nel mio intervento al congresso non ne ho fatto cenno non è dovuto a dimenticanza, ma al fatto che ho voluto sottolineare l’immagine internazionale riconosciuta al Partito Sardo durante la mia Presidenza.
Certo ho sbagliato, perché il rilievo dato dai vostri giornali all’evolversi di quella fase politica ha contribuito in modo determinante a suscitare l’interesse della stampa mondiale all’operare della Presidenza sardista.
Ed è ben per questo che la sua lettera aperta mi giunge emotivamente gradita.
Entrando nel merito dei rilievi, sono ben consapevole di dover fronteggiare la quotidiana aggressione di una certa parte del Partito, specie fra i dirigenti.
Questo non mi mortifica né mi umilia; per certi versi mi esalta perché la politica non è solo cronaca ma costruzione quotidiana di futuro.
Restano gli atti, le iniziative politiche, i fatti creativamente positivi, o il nulla ad esprimere il contributo dato da ciascuno di noi al progresso e allo sviluppo della società.
L’importante è ritrovare in se stessi, nell’intimità della coscienza, la gratificazione del proprio operare.
Certo, è meglio vincere.
Ma chi milita in un piccolo Partito come il nostro sa che la lotta sarà lunga, difficile e che per un giorno di sole se ne preparano molti altri di pioggia e talvolta di buio opprimente.
La forza di continuare non viene dagli applausi ma ancora una volta dalla coscienza, da quella forza misteriosa, immateriale, incoercibile, capace di vincere qualunque avversità o violenza.
Credo che Meloni sarà un buon Presidente del Partito. Ha cultura, intelligenza ed esperienza.
L’avrei votato anch’io se sol mi avesse confermato di essere candidato, quando gliene ho fatto espressa richiesta, offrendomi di ritirare la mia candidatura.
Mi ha poi spiegato che, al momento, neanche lui ne sapeva niente proponendomi, quando ormai si stava per votare, di ritirarci entrambi.
Era però troppo tardi; né io né lui potevamo costringere i rispettivi schieramenti a cambiare all’ultimo momento candidato. Si sarebbe risolto in un minuetto tra noi due.
È andata così.
Forza Paris!
Con affetto e stima il sempre criticato Mario Melis
Lettera ad Alberto Testa, condirettore de “L’Unione Sarda” – 17 marzo 1995
12 Maggio 2021 by