Egregio Direttore,
mi trovo nella condizione, ancora una volta, mio malgrado, di dover rettificare il contenuto e lo spirito delle questioni trattate dal giornalista Alberto Testa nell’ambito dell’inchiesta promossa dall’Union Sarda di oggi 18 marzo, relativa alla trasparenza degli atti dell’Amministrazione regionale e dove mi vengono, tra l’altro, attribuite dichiarazioni che, scorporate dal contesto generale della conversazione telefonica avuta col giornalista nel corso della quale erano state rilasciate, ne hanno di fatto stravolto il significato e le finalità.
Pur astenendomi dal formulare pareri sulla qualità dell’articolo, devo precisare che mai ho mancato di rispetto al Consiglio regionale né ho espresso giudizi di merito sulla sua capacità di legiferare; ho ribadito unicamente concetti di carattere generale, già esposti con la necessaria ampiezza concettuale in più occasioni in particolare, nell’ambito del dibattito di un recente convegno promosso dallo stesso Consiglio regionale, incentrato sul controllo governativo delle leggi regionali.
In quella circostanza ho affermato che le reazioni delle nostre leggi da parte del Governo sono in misura, sia pur modesta ma non irrilevante, giustificate da nostri errori motivati, in genere, da sollecitazioni di tipo campanilistico. Questi concetti furono ampiamente e correttamente riportati sulla stampa e non suscitarono né scandali, né polemiche.
Per quanto concerne poi la questione specifica della trasparenza degli atti, debbo smentire l’accusa di “chiusura borbonica” rivolta ad Assessori ed impiegati. La verità è, come ho ripetutamente affermato in discorsi e interviste giornalistiche e televisive, che operiamo in una Regione semi-paralizzata da procedure antiquate e farraginose, di concezione centralissima. Tutto ciò rallenta l’attività amministrativa senza che di questo si possa farne carico a persone, funzionari o assessori.
Ed è proprio in vista del superamento di questo stato di cose che la Giunta ha da tempo avviato le leggi di riforma della Regione e delle sue procedure, oggi all’esame del Consiglio.
Confermo, comunque, la piena disponibilità dell’Amministrazione regionale e dei suoi funzionari a fornire tutte le informazioni su quasivoglia materia (non tutelata dal riserbo imposto dalla legge a protezione dei diritti individuali) al suo come agli altri giornali, in relazione alle possibili inchieste che si volessero promuovere.
Vorrei inoltre ricordare al giornalista che questa Giunta ha predisposto, per prima, un progetto di informatizzazione sul quale l’esecutivo ha già deliberato e che sarà dato al più presto in appalto, allo scopo di consentire agli Enti locali, ma anche ai cittadini singoli (giornalisti compresi!) di accedere a tutte le informazioni e le notizie sugli atti della Pubblica Amministrazione regionale. Un sistema quindi tecnologicamente avanzatissimo che porterà sicuramente la Regione Sarda all’avanguardia nel campo delle comunicazioni computerizzate.
Come si può notare la tanto auspicata “glasnost” non è poi così lontana come appare nel servizio di Alberto Testa. Ritengo, per concludere, che questo tipo di informazione scandalistica e ad effetto, non giovi certamente a migliorare né a rendere più efficiente il rapporto di fiducia, collaborazione, conoscenza che deve esistere tra il cittadino e la Pubblica amministrazione: un obiettivo al quale anche i giornalisti sono chiamati a rendere un contributo essenziale. Oltre alle parole, comunque, saranno i fatti concreti a smentire le affermazioni quantomeno gratuite del giornalista che sviliscono tra l’altro ingiustamente il lavoro e il sacrificio di tutti coloro che alacremente si impegnano per migliorare l’efficenza della macchina regionale.
Lettera al Direttore de “L’Unione Sarda” – 18 marzo 1988
12 Maggio 2021 by