Seduta inaugurale del Consiglio Regionale – X legislatura – 17 luglio 1989

L’onore di presiedere la seduta inaugurale della X° legislatura, pur derivando da norma di regolamento, mi consente il gradito compito di rivolgere a tutti voi, Colleghi Consiglieri, al popolo sardo – idealmente presente in quest’aula – ed al Rappresentante del Governo, che ha voluto anche in questa circostanza onorare le istituzioni autonomistiche con la sua presenza, il saluto più cordiale e l’augurio più fervido perché il lavoro che ci attende sia fecondo di risposte forti e risolutive alle legittime attese della nostra comunità.
Non è mio compito tracciare le linee programmatiche che questa Assemblea dovrà elaborare, ma esaltarne la severità dell’impegno etico – politico e la nobiltà di ruolo guida al difficile cammino del popolo sardo restituito alla responsabilità della storia.
Questo è il punto.
Costruire la storia da protagonisti, partecipi delle grandi correnti di pensiero che danno luce e prospettiva di civiltà all’umano agire. Siamo cittadini di Sardegna, d’Italia, del Mediterraneo, d’Europa ma, soprattutto, cittadini del mondo.
Questa è la nostra scommessa, il nostro impegno: tenere i ritmi, cogliere le tendenze, esaudire i bisogni che animano l’attuale momento storico per adeguare la forma dei tempi nuovi alla specifica realtà della Sardegna.
Internazionalizzare la Sardegna non significa disperderne l’identità etno-storica in un generico cosmopolitismo conformista, ma chiamare il nostro popolo ad un confronto vitale con le culture, le economie e le esperienze di altri popoli per arricchirci dei loro valori nel momento stesso in cui, con l’immagine della sardità diffondiamo i nostri.
Tutto questo ci richiama ad appuntamenti precisi: l’Europa che nel 1992 diventa mercato senza frontiere con libera circolazione di capitali, merci, persone, mentre già nel ’91 stiamo per approdare all’unità monetaria.
Traguardi, questi, già di per sé esaltanti che prefigurano una Patria Europea finalmente liberata da torbidi fermenti di guerra e restituita al solidale ed operoso convivere dei popoli.
Una democrazia che si realizza nel molteplice e si arricchisce del reciproco rispetto di diversità ideologiche, etniche e religiose.
Una democrazia fervida di esperienze spesso divergenti, o drammaticamente configgenti, che attraverso i difficili, accidentati percorsi della storia confluiscono nelle vaste contrade del consenso assunto dai cittadini d’Europa come forza di popolo più che accordo di vertici.
Un traguardo che ha significativamente preso forma nel messaggio politico di Altiero Spinelli.
Un raggio di speranza e di luce irresistibilmente sfuggito alla repressione della dittatura nell’oscura oppressione del confino di Ventotene.
E noi sardi avvertiamo tutta la bellezza dell’intuizione che nel 1922 consentiva a Camillo Bellieni di prefigurare un regionalismo internazionalista da realizzare nell’unità politica europea.
Obiettivi che i Sardi dovranno conquistare attraverso la organizzazione dei mezzi economici e culturali sì da reggere in termini competitivamente creativi il fecondo confronto con le culture, le economie e le strutture democratiche degli altri popoli d’Europa.
Il primo impegno che ci attende è quello del riequilibrio con le aree più forti e ricche del Paese e dello stesso Continente.
All’inizio della precedente legislatura, nel rivolgere a questa Assemblea il saluto augurale che oggi ho l’onore di rivolgere a Voi, parlando della presente emergenza sociale, affermavo che il fenomeno della disoccupazione avesse assunto, anche per i valori umani che coinvolge, proporzione e livelli allarmanti, che non trovano, in rapporto alla popolazione residente, riscontri comparabili in altra parte del territorio italiano e degli Stati europei.
L’azione vigorosa dei soggetti sociali, imprenditori e sindacati, in uno a quella delle pubbliche istituzioni ha consentito di rallentare e quindi bloccare il fenomeno invertendone significativamente la tendenza.
Le forze produttive vanno assumendo un ruolo sempre più protagonista nel sistema economico sardo ed esprimono livelli crescenti di professionalità diversificando le produzioni ed i mercati, specializzando i ruoli nella divisione del lavoro.
Si avverte una diffusa coscienza di managerialità e, nel contempo, di responsabilità.
Un prorompente moltiplicarsi di forze vitali si confronta nei diversi campi senza iattanza prima, ma senza complessi dopo, nella certezza di occupare spazi per l’innanzi deserti o espropriati dal colonialismo oppressivo e parassitario.
Questa è la Sardegna di oggi: sempre più consapevole di sé, sempre più orgogliosa delle proprie radici etno-storiche, sempre più aperta al dialogo ed al confronto, assetata del nuovo e del diverso, capace di arricchire e nobilitare l’esistente.
Il Consiglio Regionale, ne sono certo, saprà elaborare strumenti e mezzi per liberare ed inalveare energie e potenzialità ancora sopite ed in larga misura represse del nostro popolo.
Nessun traguardo ci è precluso. Non esistono libri dei sogni che non possano tradursi in obiettivi politici di lungo, medio e breve periodo: il vuoto sognare è degli sconfitti.
Proporsi obiettivi così ambiziosi, da realizzare nel dialogo che illumina il cammino dando senso ed ideali all’operare dei popoli, significa fare programmazione che non si spegne nell’arido, seppur eloquente, linguaggio delle cifre, ma si realizza nella crescita civile ed umana delle Comunità.
Sempre più attuale si propone così l’esigenza di adeguare le istituzioni autonomistiche al vigoroso processo di rinnovamento che moderne economico-sociali imprimono all’operare della società civile.
Una Regione che tenga il passo, le cadenze, i ritmi della Comunità e traduca in impulso operante di sviluppo gli atti amministrativi canalizzati in codici e tempi propri delle tecnologie informatiche. Un rinnovamento che coinvolga in ambiti di più vaste e complesse responsabilità programmatorie e gestionali gli Enti della democrazia di base, attraverso procedure nelle quali l’informazione diventa comune patrimonio dei cittadini.
Sarà infine impegno di questa legislatura – ed ho concluso – conquistare una nuovo rapporto di democrazia con gli organi Centrali dello Stato.
Il confronto sui temi dello Statuto di Autonomia, essenziale perché la Sardegna emerga con tutta la forza della sua primigenia soggettività politica, non può esaurirsi fra un’ipotetica maggioranza di Governo e gli Organi Centrali dello Stato, ma coinvolge la Sardegna, in tutte le sue componenti, culturali, politiche, sociali e civili. Questa Assemblea dovrà ritrovare in se stessa la capacità di rappresentanza unitaria degli interessi comuni della nostra gente e, al di là dei problemi di schieramento, assumere quell’essenziale ruolo di forza guida capace di aprire al popolo sardo le porte della storia.