Leggo con particolare interesse le tante dichiarazioni che si susseguono sul tema dell’occupazione. Fra tutte mi ha particolarmente interessato quella del prof. Savona, improntata com’è a sfiducia. Sin qui nulla di nuovo.
Il Presidente dell’Istituto di Credito Industriale della Sardegna non crede nella possibile industrializzazione della Sardegna, ma solo nell’Artigianato e nel Turismo. Il discorso agli Industriali a Nuoro (di qualche hanno fa) ne costituisce documento significativo.
Il fatto nuovo viene dalla contestazione che egli, quale scienziato, muove all’ISTAT.
Ritiene sospette di “strumentalizzazione elettorale” le cifre rilevate dall’Istituto Centrale di Statistica.
Queste confermano come il primato della disoccupazione, che nel 1984 vedeva in testa alle Regioni Italiane la Sardegna, oggi è passato alla Calabria con un 27%, seguita dalla Basilicata, quindi alla Sicilia ed infine dalla Campania; in queste Regioni la disoccupazione è aumentata mentre in Sardegna, negli stessi anni, dal’84 al gennaio ’89, pur restando alta, è scesa di svariati punti; contestualmente è diminuito il numero dei giovani in cerca di prima occupazione.
Non credo meriti confutazione il sospetto del prof. Savona che parla, in rapporto a questi dati, di “campagna di stampa” suggerita da “strumentalizzazioni elettorali”.
I dati sono dati e non capisco come possa adombrarsi l’ipotesi che l’ISTAT (che dipende direttamente dal Presidente del Consiglio dei Ministri on De Mila) possa correre elettoralmente in soccorso della Giunta Sardista, laica, di sinistra.
Che bizzarria!
Più serio e concreto, com’è per altro nel prestigio della sua credibilità di scienziato, il discorso del prof. Silos Labini che, da meridionalista impegnato, sostiene la validità della positiva inversione di tendenza dell’economia sarda laddove afferma che la Sardegna “ha un vantaggio relativo sulle altre regioni del Sud”. Osserva non di meno come il vero pericolo stato nel grave, antico distacco fra le economie meridionali e quelle del centro nord.
Ma il prof. Savona mi pare trascuri altre importanti fonti sulle quali basare un ragionato giudizio.
1° Lo SVIMEZ – Istituto Specializzato per lo Sviluppo Industriale nel Mezzogiorno – accredita alla Sardegna un incremento di occupazione, fra l’85 e l’88, di quarantacinquesima unità ed una crescita costante di occupati che non ha registrato flessioni (se non stagionali) sino a tutto l’88; nel contempo diminuiscono le persone in cerca di prima occupazione specie i giovani fra i 14 e 1 29 anni (-1%).
Il contrario di quanto avviene nelle altre regioni del Sud ove crescono i disoccupati e si moltiplicano i giovani in cerca di prima occupazione (+16%).
2° L’utenza energetica nel settore industriale (da 30KW in su), secondo i dati pubblicati nel gennaio 1989 dall’ENEL, è aumentata dalla’84 a tutto l’88 del 22,19% e cioè da 4 milioni e 384000 KW a 5 milioni e 293000KW. E non si tratta di sola ristrutturazione tecnologica, ma di ampio e diffuso aumento dell’utenza industriale. Lo dimostra il fatto che la Sardegna è seconda sola alla Regione Lazio nell’aumento dell’imprenditorialità.
Per ogni azienda che si è chiusa in questi anni se ne sono aperte sette, con un saldo attivo di sei.
Tanta gente che forse passa meno al CIS, ma investe, rischia, crea e realizza sviluppo, occupazione, speranza. Quello che il prof. Savona, seppur l’ha avuta, ha perduto.
Che dire, perché non ne trae le conseguenze?
Articolo a commento delle dichiarazioni del prof. Savona, (1989 )
24 Settembre 2020 by