Intervento sui Fondi strutturali – Parlamento Europeo- primi anni ’90

La riforma dei fondi strutturali muove dalla constatazione del mancato conseguimento degli obiettivi proposti con la loro istituzione; in particolare il riequilibrio economico – sociale che va anzi scompensandosi in forme sempre più accentuate.
Né a giustificare il risultato negativo basta l’insufficienza dei fondi, la dispersività settoriale e territoriale di questi, l’inefficienza amministrativa ed imprenditoriale delle aree svantaggiate .
È sin troppo facile dimostrare che la politica agricola comunitaria ha distrutto l’economia rurale delle Regioni meridionali ed insulari italiane con l’emissione sul mercato Europeo di merci provenienti da Paesi terzi ove il costo del lavoro è più simbolico che rurale.
Tutto ciò mentre si favoriva uno sviluppo ipertrofico delle produzioni agroalimentari Mitteleuropee che da deficitarie sono diventate pesantemente eccedentarie, diventando così il principale beneficiario delle risorse comunitarie.
Ma il vero freno allo sviluppo è costituito dall’avere delegittimato le Regioni nel loro ruolo di progettazione e governo dello sviluppo.
Il Governo dello Stato si è di fatto frapposto non quale ponte alla soluzione di continuità e diaframma fra le Regioni e la Comunità.
In questo contesto è venuta a mancare l’addizionalità e quindi la solidarietà e si rafforza la subalternità.
Certo apprezziamo positivamente le innovazioni volte a rafforzare il partenariato delle parti sociali; il consenso regionale locale ai quadri comunitari di sostegno che restano però prioritaria competenza statale, la presenza delle Regioni nel Comitato Consultivo e, nella fase propositiva dei programmi e delle sovvenzioni globali, ma individuiamo nell’orizzonte di una generica flessibilità il tentativo della Commissione, e quindi degli Stati, di dilatare sino ai confini dell’arbitrio le proprie iniziative andando oltre gli spazi previsti dagli obbiettivi 1 – 2 e 5 lo è addirittura oltre quelli della stessa Comunità. Con queste premesse l’Europa è sempre più lontana.