L’imponente espansione dei consumi registrati nel mondo nel corso degli ultimi decenni ha impresso ai processi industriali ed alle tecnologie produttive un’acellerazione di così alta intensità da modificare profondamente i tradizionali equilibri interni ed esterni delle grandi comunità.
Ciò è stato reso possibile dalla larga disponibilità di fonti energetiche a costi relativamente modesti; in effetti la civiltà moderna è totalmente dipendente dalle disponibilità energetiche.
L’intero sistema esistenziale del nostro tempo è fondato su complessi sistemi a rete vivacizzati da fonti energetiche. Diviene perciò essenziale che ogni popolo se le assicuri, pena incombenti pericoli e pesanti incertezze sul suo futuro.
Circa la metà dei combustibili usati in Europa è costituita dal petrolio proveniente, per la quasi totalità dai paesi del Golfo Persico; per il restante fabbisogno si utilizza carbone, gas naturale, nucleare ed energie alternative quali l’eolico e il solare lo scarso ricorso al carbone è dovuto sostanzialmente a:
– il timore delle rilevanti emissioni del gas serra generate dal suo utilizzo in centrali termoelettriche convenzionali;
– alla forte competitività di carboni a basso tenore di zolfo e, nell’attuale congiuntura
– al basso costo del petrolio.
Ebbene, l’Europa comunitaria è ricca di giacimenti di carbone mentre è fortemente deficitaria di petrolio e gas naturale. A questo punto si impone una seria riflessione sulla concreta possibilità che congiunture internazionali di origine politica o economica, militare o, infine, per effetto di grandi calamità naturali, venga ad interrompersi traumaticamente la fornitura del petrolio. Crisi d Suez, Guerra del Golfo e altri significativi conflitti finanziari costituiscono ammonimenti di grandi severità su quanto potrebbe abbattersi sull’economia europea in modo del tutto imprevedibile e violento: la rovina.
Ne discende perciò l’assoluta necessità di garantire il sicuro accesso alle fonti energetiche senza per questo far ricorso alla guerra. Ciò è certamente possibile valorizzando le risorse esistenti nel territorio comunitario: il carbone.
L’alto grado raggiunto dalla ricerca tecnologica sulle molteplici utilizzazioni di questo combustibile ne eleva il valore strategico in un arco di prospettive assai ampio. Fra le tecnologie più avanzate emerge con grande rilievo la gasificazione e relativo sfruttamento del prodotto in centrali termoelettriche a ciclo combinato. Si tratta di tecnologia ormai matura di assoluta affidabilità perché:
– abbatte pressoché totalmente il potenziale inquinamento atmosferico,
– consente il recupero dello zolfo cristallino a così alto livello di purezza da essere immediatamente commerciabile;
– consente altresì rilevanti economie nel costo di investimento e nelle spese di gestione;
– a parità di combustibile impiegato si ottiene una più elevata produttività energetica passando da un rendimento medio del 37% ad oltre il 50%
– anche le polveri, non più gassificare ma vetrificate cessano l’ambiguo ruolo di trasferire l’inquinamento dall’atmosfera al suolo.
– altro rilevante vantaggio offerto dal ricorso al ciclo combinato è costituito dall’inserimento competitivo nel mercato dei carboni poveri non più pregiudicati da zolfo e composti azotati incorporati nello sterile.
Le considerazioni sin qui svolte hanno favorito il diffondersi di centrali a ciclo combinato soprattutto negli Stati Uniti d’America e in Canada (oltre 50) ed alcune significative esperienze in Europa: Germania e Olanda.
Attualmente,con il determinante contributo della comunità si sta realizzando in Spagna una importante centrale termoelettrica alimentata ada gas di carbone.
Altre importanti tecnologie ne consentono una vasta gamma di utilizzazioni. Si tratta di processi prevalentemente orientati alla carbochimica: celle a combustibile, sistema MED, idrogenazione, sintesi di Eisher-Tropsh, ossidazione e altre lavorazioni costituiscono principali settori nei quali si va orientando la ricerca.
D’altra parte i giacimenti di carbone sono di norma ubicati in aree di povertà nelle quali la ripresa mineraria e le relative utilizzazioni costituirebbero forza tonificante per il loro riequilibrio economico-sociale e l’integrazione con le altre aree economiche dei rispettivi paesi.
In questo spirito sia Francia che Germania, Spagna, Olanda e la stessa Inghilterra intervengono con il consenso della comunità, in forme diverse per incentivare l’industria mineraria del carbone.
Nel concludere, ricordo che in un futuro molto prossimo il petrolio, e ancor prima il gas naturale, saranno utilizzati solo in lavorazioni ad alto valore aggiunto, mentre andrà ampliandosi (i più importanti indicatori mondiali prevedono già nel 2000) il ricorso al carbone soprattutto in vista degli usi di più largo consumo. La Commissione e i suoi relatori, cogliendo queste prospettive, propongono un crescente impegno della comunità ai fini di assicurare al sistema economico europeo una risorsa strategica che la metta al riparo da devastanti quanto possibili paralisi produttive.