Sulcis Iglesiente: Area ad alto rischio – Risanamento ambientale e prevenzione; le ragioni di una popolazione, le ragioni economiche di un territorio Portoscuso 7 novembre 1998

Ho accettato molto volentieri l’invito che mi è stato cortesemente rivolto a partecipare a questa assemblea perché si tratta, e si discute, di un problema che ha notevole rilevanza e incidenza nella vita dello sviluppo sardo che può rivelarsi, come mi pare di capire dagli interventi che ho ascoltalo, un boomerang negativo.
Noi abbiamo posto, a suo tempo, come Amministrazione Regionale, il problema del rilancio delle risorse carbone.
Proprio facendomi carico di questo problema, da Presidente della Regione Sardegna, ci siamo battuti, insieme con le popolazioni che vi erano coinvolte, con i Sindacati, con le Amministrazioni Comunali, le forze politiche, per rilanciare e riattivare il Bacino Carbonifero del Sulcis che rappresenta circa il 70% del potenziale Energetico Nazionale.
Altro che soffioni boraciferi di Lardarello! Il potenziale maggiore è qui in Sardegna!
Il carbone è molto importante ed è presente in Europa in modo diffuso; in un’Europa che non dispone di petrolio, salvo nei mari del nord, e in quantità certamente non rilevanti.
L’Europa non ha autonomia energetica se non nel carbone, e noi sappiamo come la politica degli Stati possa determinare in qualunque momento tensioni, contrapposizioni, conflitti in virtù dei quali il petrolio non è più disponibile o disponibile a prezzi altissimi.
Si vanno a creare sconvolgimenti nella economia, crisi profonde, situazioni tali per cui armano gli eserciti, si creano situazioni di dramma quale la guerra del Golfo, ancora di triste memoria, crisi che non nascono da principi ideologici o da grandi temi di libertà, ma dalla necessità di assicurarsi fonti di energia da sottrarre ai produttori che su quelle fonti basano la loro sopravvivenza.
Ebbene, per un’isola quale è la Sardegna, l’autonomia energetica è un fatto essenziale!
In qualunque momento noi possiamo essere tagliati fuori dai flussi di rifornimento poiché dipendiamo, attualmente e totalmente, da apporti esterni e quindi, in qualunque momento, essere messi in ginocchio da decisioni che non dipendono da noi.
In questa situazione dobbiamo farci carico di studiare opportunità strategiche che consentano all’isola di guardare con serenità al suo futuro.
Proprio con questo spirito, dicevo prima, l’Amministrazione Regionale, le forze politiche, il mondo del lavoro, e le Istituzioni delle democrazia di base si sono mossi, nel 1985, per ottenere dal Governo dello Stato una legge di finanziamento, pari ad oltre 500 miliardi, per la riattivazione del Bacino Carbonifero del Sulcis.
Ma, evidentemente, non si doveva estrarre questo carbone solo per metterlo a “cielo aperto” sottraendolo alle profondità del sottosuolo; doveva avere una sua destinazione! Dovevamo quindi studiare il modo di rendere questo carbone utilizzabile, superando il problema dell’impatto ambientale.
Questo fu fatto, affidando gli studi ad una Istituzione specializzata che ha sperimentato questo carbone secondo le metodologie più diverse, dal metodo Texaco a quello della Shell e di tutta una serie di nomi che appartengono a coloro che hanno messo a punto queste metodologie.
Accertarono che il carbone Sulcis sembrerebbe predisposto dalla natura, e dal buon Dio, per essere gassificato, perché ha in se qualità specifiche che lo rendono facilmente e utilmente gassificato, con impatto ambientale praticamente zero.
Di questi studi abbiamo fatto partecipe L’ENEL, L’ENI e il Ministero dell’Industria; dai primi ha successivamente avuto lettere risentile.
L’ing. Viezzoli, allora presidente dell’ENEL, ci ha eccepito difficoltà, dal punto di vista scientifico, che sono risultate delle banalità.
Hanno detto cose addirittura offensive per la dignità e la autorevolezza di un Governo; perché noi siamo il governo della Sardegna ed esigiamo rispetto anche sul piano intellettuale, culturale e del rapporto scientifico.
Non possiamo consentire a nessuno di venire a dire delle stupidità quali quelle della pericolosità del trasporto del Gas.
Cose del genere sono state dette alla Giunta Regionale dal rappresentante ufficiale dell’ENI, ma le abbiamo diffuse tramite la stampa proprio per svergognare istituzioni che dovevano essere i nostri consulenti e che ci traevano invece in inganno; così come quando ci dicevano che la presenza dello zolfo rappresentava un costo aggiuntivo talmente alto da rendere ingestibile la gassificazione.
La presenza dello zolfo rappresenta invece una sopravvenienza attiva nel processo produttivo del gas perché di questo zolfo l’Italia ne importa 300.000 Tn. annue, per cui avrebbe anche un mercato.
Queste banalità sono state dette per scoraggiare i nostri studi, ma noi, che non siamo dipendenti sul piano intellettuale, la cultura è un patrimonio di tutti, la cultura è un patrimonio che circola e non è riservato alle segrete stanze del potere ma è disponibile per la umanità che voglia conoscere, siamo andati per il mondo.
Da Dusseldorf agli Stati Uniti, imprese che hanno esperienza in questo specifico compito, hanno esaminato il nostro carbone, garantendo ottimi risultati con la gassificazione.
Dopo aver vissuto la esperienza di Presidente della Regione, ho vissuto quella di Parlamentare Europeo.
Gli studi fatti dalla Regione Sardegna mi sono fatto carico di portarli alla Commissione Energia del Parlamento Europeo che si è fatta carico di questi temi.
Di questa Commissione faceva parte il prof. Virginio Bettini, qui presente, che è uno studioso di queste tematiche, ha scritto anche u n libro sul Carbone Sulcis; un libro che, anche se datato, esprime la cultura e le valutazioni dell’epoca: Esprimeva pareri negativi per quanto riguarda la possibile utilizzazione del carbone Sulcis.
Dopo aver letto gli studi fatti dalla amministrazione regionale è diventato uno dei maggiori sostenitori della politica di gassificazione.
Quello studio ha circolato in sede europea!
Ebbene, gli spagnoli hanno capito e hanno assunto iniziative, ottenendo dall’Amministrazione della CEE il finanziamento per la realizzazione di una Centrale Termoelettrica alimentata a gas di carbone.
La Spagna, che non aveva studi in materia ma dispone di carbone sia in Andalusia che nelle Asturie e in altre diverse zone, ha assunto immediatamente l’iniziativa di sperimentare.
Noi siamo stati silenti e assenti! Quando l’ENEL ha detto di voler dare esecuzione a quel progetto, alle parole non ha fatto seguire i fatti!
Questo è stato un tradimento nei confronti del popolo sardo, un attentato alla sua autonomia energetica! Un attentato allo sviluppo!!
Io plaudo alla vostra iniziativa, plaudo all’interrogarsi su questi temi, il renderli sempre più attuali e non lasciar cadere nel dimenticatoio un discorso di questa rilevanza.