“Non ho voluto mancare a questo vostro dibattito promosso dall’amministrazione provinciale, ancorché, stranamente, lo dicevo con amicizia e simpatia al Presidente del Convegno, non invitato; perché questo si è ritenuto di fare coinvolgendo un assessore dell’Amministrazione regionale; ma, al di la delle formalità, resta l’apprezzamento per il coinvolgimento che l’Amministrazione regionale promuove nell’opinione pubblica, negli amministratori, nei tecnici, su temi così rilevanti dell’impatto ambientale.
Questo fatto esprime la tendenza dell’amministrazione provinciale a collocarsi in un’ottica di programmazione del territorio, in sintonia peraltro con le linee programmatiche dell’Amministrazione regionale; linee programmatiche che l’attuale amministrazione ha posto a base della sua azione di governo, che vede per l’appunto nell’amministrazione provinciale un punto di incontro e di snodo delle iniziative che Regione da un lato, Enti locali dall’altro sono chiamate ad assolvere per la tutela dei beni ambientali per una loro conservazione che non sia statica, che non sia finalizzata ad una concezione esclusivamente naturalistica dell’ambiente, ma che veda l’uomo come destinatario finale di questo; infatti, l’ambiente senza l’uomo ha scarso significato e l’uomo senza l’ambiente che lo gratifichi è perduto. È chiaro perciò che si deve creare un rapporto nuovo fra l’uomo e l’ambiente in una ricerca costante di compatibilità fra sviluppo economico, occupazione, progresso; senza questo rapporto nuovo l’umanità corre rischi gravissimi.
Ma obiettivi così ambiziosi, così qualificanti, come la tutela dei valori ambientali, non possono realizzarsi se non con il concorso di tutti i soggetti che sono investiti di responsabilità nella gestione dell’ambiente. Mi ha fatto veramente piacere sentire il relatore che poc’anzi illustra va con tanto passione e tanta competenza i temi ed i problemi dei compendi lagunari, delle zone umide; noi in Sardegna abbiamo un patrimonio inestimabile in materia di zone umide, cominciando da Santa Gilla, nel Golfo di Oristano e così continuando nella costa orientale, Siniscola, Orosei, Muravera, so no compendi per i quali l’Amministrazione regionale ha destinato risorse per in decine e decine di miliardi; io stesso, che ho avuto la responsabilità di quell’assessorato, ottenni dal primo programma Fio i primi 45 miliardi che sono in corso di spendita; ed oggi che ho l’onore e la responsabilità della Presidenza della Giunta regionale, ho ottenuto che tutti i fondi Fio siano destinati alla valorizzazione delle zone umide della Sardegna; soltanto per Santa Gilla si potrà spendere 67 miliardi ( per il suo recupero ecologico, per il ripristino dei suoi valori ambientali, per il recupero della sua capacità produttiva, per restituire questo bene ambientale alla fruizione della società).
Sono però questi degli obiettivi che si realizzano con il consenso delle popolazioni, lo diceva il relatore poc’anzi, coinvolgendo le popolazioni, rendendo le popolazioni protagoniste di questa difesa, dell’esaltazione di questi valori. Infatti un ambiente salvaguardato non è un museo, può essere anche una fonte di reddito, perché una risorsa paesaggistica che sia conservata, protetta, difesa, destinata a sicuro rifugio di particolari specie animali che sono presenti solo nella nostra isola e in pochissime altre parti del mondo può costituire motivo di interesse anche sul piano turistico, con conseguente attrazione per correnti consistenti ed importanti di turismo ambientale che si traducono anche in fatti economici rilevanti.
Allora dobbiamo muoverci insieme, lavorare insieme coinvolgere le istituzioni. Invece io sono venuto con la sensazione che il Convegno non camminasse in questa direzione; il fatto stesso di non avere ricevuto un invito neppure per ascoltare mi sembrava quanto meno strano; e la cortese, cordiale contestazione che in questo senso ci siamo mossi con l’Assessore Baroschi ha chiarito che si intendeva coinvolgere la Regione attraverso il collega Cogodi che purtroppo sta poco bene già da alcuni giorni, mentre io speravo di incontrarlo qui.
Oggi noi dobbiamo impostare quindi un diverso modo di approccio con l’ambiente, che non sia limitato a un criterio di pura difesa, ma sia un criterio promozionale, partecipativo, un criterio in cui il rapporto difesa dell’ambiente -valori antropici, come con linguaggio più scientifico e tecnico diceva il relatore, possa trovare il necessario ed equilibrato punto d’incontro.
Quindi non più la difesa e basta, perché la difesa non è stata capace di proteggere le coste sarde, per esempio, da una gestione di rapina; basta vedere che cosa è avvenuto nelle aree più belle, più suggestive, dove si è verificato lo scempio più violento, più devastante, più aggressivo; la difesa fine a sé stessa non è sufficiente, così come non è sufficiente per difenderci dagli inquinamenti; i grandi interessi industriali, i grandi interessi speculativi hanno una loro forza dalla quale difficilmente ci si può difendendo re; noi dobbiamo promuovere una politica dell’ambiente, dobbiamo essere capaci di elaborare una proposta di gestione ambientale che veda le popolazioni protagoniste, che le veda coinvolte nella utilizzazione dell’ambiente; e ripeto qui un concetto che ho espresso poco meno di un’ora fa in un altro Convegno, che ritengo quanto mai valido: le popolazioni scrivono la loro storia nel territorio, nell’ambiente; la civiltà contadina, la civiltà pastorale si sono espresse nel territorio e hanno lasciato i loro segni e le loro tracce nei secoli; noi ricostruiamo la storia dei popoli leggendo le pagine che hanno scritto nel territorio e sono pagine gloriose, suggestive, bellissime.
Allora, non dobbiamo avere paura di questo rapporto creativo, propositivo, dinamico, evolutivo, fra l’uomo e l’ambiente, dobbiamo aver paura invece di metterci in posizione puramente difensiva, in una politica di limiti, in una politica di sbarramenti che la fiumana degli interessi spazzerà regolarmente via.
Noi dobbiamo essere la forza che arricchisce l’ambiente; si ripropone quindi il tema della compatibilità tra progresso e tutela dell’ambiente; noi dobbiamo riuscire quindi a valorizzare le risorse economiche che l’ambiente può darci, dobbiamo utilizzare l’interesse crescente che i cittadini oggi dimostrano per l’ambiente; i cittadini sono allarmati per il degrado ambientale così diffuso, così generalizzato, essi sentono che una ricchezza inestimabile, irripetibile, che si diversifica di metro in metro, sempre nuova, sempre suggestiva, si va perdendo; mentre siamo coscienti che queste bellezze non ce le restituisce nessuno, che la qualità della vita si impoverisce, dobbiamo utilizzare questo potenziale che è nei cittadini, che è nella partecipazione dei cittadini, perché l’ambiente sia salvato, perché dell’ambiente ci si riappropri al fine di gestirlo, e gestirlo insieme. Quindi dobbiamo promuovere la conoscenza dell’ambiente, l’in formazione sull’ambiente, perché tutto questo poi si traduca anche nell’organizzazione e nel controllo dell’ambiente; i soggetti sono gli istituti universitari, sono le pubbliche amministrazioni, sono le associazioni naturalistiche, queste forze che il mondo moderno sta esprimendo sempre più numerose, sempre più ricche di iniziative, di forza morale, che possono essere determinanti nella salvaguardia di questi valori.
Ma noi Amministrazione regionale, perché non dirlo? siamo in ritardo; manchiamo ancora di un Corpo di vigilanza territoriale che sia adeguato alle esigenze, ancora continuiamo a gestire una Guardia Forestale nello spirito della legge del 1921, che ne stabiliva i compiti per la difesa dei boschi, su presupposti culturali non del tutto adeguati al nostro ambiente; i dirigenti infatti, si portano dietro una cultura alpina, o appenninica, di essenze forestali abbastanza estranee alle nostre. A parte ciò, essi in Sardegna vanno svolgendo un compito estremamente meritorio e a costo di notevoli sacrifici; contro le 400/500 unità che dovrebbero costituire il nerbo della vigilanza territoriale, sono poco più di 130 persone che si accollano compiti di molto superiori alle loro possibilità e li assolvono con competenza, con dignità, con grande spirito di sacrificio; io che sono oggi investito della massima responsabilità del governo regionale voglio qui rendere testimonianza di stima e di gratitudine a questi protagonisti; ma essi sono insufficienti, per cui noi dobbiamo riuscire a varare in tempi brevi una legge che la Giunta ha già predisposto e che sarà presentata al Consiglio regionale; legge che il Consiglio aveva già approvato, fra l’altro, ma che il Governo ci ha restituito con osservazioni e che il rinnovo del Consiglio regionale ha finito col ritardare; che con nuove modifiche viene restituita al Governo con l’augurio che finalmente venga approvata. Tale legge consentirà all’Amministrazione regionale di fare i concorsi per dotarsi finalmente di questo indispensabile strumento, di questo braccio operativo, di questa forza che ha conoscenza tecnica dell’ambiente e capacità di diffusione nella, società di questi valori.
Ma non è più solo la Forestale, ormai, che può tutelare l’ambiente; occorre organizzare i soggetti capaci di raccogliere i campioni e una struttura di monitoraggio diffuso nel territorio per sapere se l’anidride solforosa ha superato certi livelli, se le piogge acide stanno creando certi fenomeni di defoliazione o di degrado, se le falde freatiche sono state impoverite, se l’insieme dei beni cosiddetti liberi in natura, utilizzati per realizzare profitto e poi restituiti sporchi e tossici, possono essere disinquinati e con quali procedure; questa è la cultura dell’impatto ambientale, che significa anche non realizzare una strada che attraversi determinati territori che hanno un valore naturalistico inestimabile e che l’attraversamento con i mezzi, con l’automobile, può compromettere; ma sono mille i modi attraverso i quali l’ambiente può essere compromesso; certo le opere pubbliche possono essere un elemento di turbativa ambientale, di qui la necessità del progetto di impatto ambientale;il fatto che si crei una centrale termo-elettrica che immette tonnellate di gas tossici nell’atmosfera, che poi ricadono in gran parte sul suolo, la gessificazione delle ossa del bestiame che pascola intorno all’Alsar Euroallumina, i composti di fluoro diffusi nell’atmosfera ricadono poi nelle erbe pabulari che vengono assunte dal bestiame, in una catena alimentare che vede l’uomo come destinazione finale; o il saturnismo che coinvolge le popolazioni intorno alle fonderie di San Gavino; certo non possiamo fermare i processi produttivi, non possiamo fermare il lavoro, lo sviluppo economico,al quale si lega la sopravvivenza di intere popolazioni; ma è possibile predisporre i letti fluidi o tutte le altre tecnologie attraverso le quali è possibile difendersi dall’inquina mento, i grandi depuratori per ridurre, per bloccare i processi di inquinamento dei corsi d’acqua, i processi di eutrofizzazione tumultuosa dei compendi ittici e lagunari, tutto questo può ottenere un’attenzione, un intervento incisivo e adeguato da parte degli organi di governo.
L’amministrazione provinciale può essere nella prospettiva il punto di snodo determinante della politica ambientale, che deve vedere la Regione dare indirizzi, strumenti, risorse, dare regolamenti e leggi; ricordo che nel 1981 avevo avviato una serie di convegni giuridici sulla disciplina e la tutela dell’ambiente, avevamo avviato i primi due studi, era un programma di spesa di oltre 100 milioni, dovevamo conclude re molto presuntuosamente con un grande convegno internazionale; senonché la crisi, le cicliche verifiche seguite da crisi, da rimpasti, e da rinnovamenti, che mutano indirizzi e creano grandi aspettative per i nuovi governi, che endemicamente si sciolgono e si riformano, hanno interrotto questo progetto che, io credo, oggi avrebbe fornito alla classe politica sarda, agli studiosi, ai responsabili, strumenti di conoscenza abbastanza importanti.
Evidentemente le occasioni perdute non debbono scoraggiarci, dobbiamo muoverci sempre guardando alle cose da fare e non alle cose non fatte; io ho avuto l’onore di firmare nei giorni scorsi con l’Enea una convenzione tra la Regione Sardegna e questa istituzione per l’attivazione di esperienze in fatto di fonti energetiche alternative, di fonti energetiche pulite, ma questo evidentemente non ci esime dal valutare il grande patrimonio costituito dalle miniere di carbone che pure contano nell’economia della Sardegna, nel suo avvenire, e di cui dobbiamo tenere conto. Allora, dobbiamo prevedere la istituzione del Servizio per l’Ambiente, del Servizio informativo territoriale, dobbiamo elaborare una precisa procedura per lo studio dell’impatto ambientale, che non sia un’invenzione momentanea, ma sia uno strumento capace di dare precise garanzie circa il tipo di studio di impatto ambientale da fare in relazione al tipo di investimento, dovremmo costituire un Consiglio regionale per la protezione dell’ambiente naturale, di alto valore scientifico, formato da membri di grande valore professionale, che dia pareri all’organo chiamato ad assumere decisioni, dobbiamo disciplinare in modo più attento le attività estrattive per evitare lo sconvolgimento dell’ambiente, fare una nuova legge sulle aree protette.
Ecco, io credo che in questo spirito, con questi obiettivi, con questa precisa volontà la collaborazione fra le istituzioni, la collaborazione delle istituzioni con le associazioni, con le organizzazioni diverse presenti nella società, può dare prospettive di coerenza nei comportamenti, può creare il clima capace di creare il nuovo, di assecondare questo spontaneo orientarsi delle popolazioni nel recupero dei valori ambientali, nella riappropriazione dell’ambiente; ebbene l’Amministrazione regionale è qui per riconfermare la sua disponibilità, per esprimere ancora una volta l’apprezzamento dell’iniziativa, per augurare a tutti voi buon lavoro.”
Convegno su – Valutazione di impatto ambientale – luglio 1987
20 Gennaio 2020 by