Siamo a cavallo – Ozieri Istituto di incremento ippico, 18 settembre 1988

Signor Sindaco, signori componenti del Consiglio di amministrazione dell’Istituto di incremento ippico, signore e signori, io avverto l’imbarazzo di dover concludere una manifestazione così bella, così significativa con un intervento che non potrà seguire la falsariga i quelli che mi hanno preceduto per la ricchezza di indicazioni, di specificazioni, di competenza, che evidentemente non è nella mia sfera e retroterra culturale.
Ho ascoltato affascinato gli interventi: per tutte le indicazioni che ne sono scaturite, pur consapevole che il problema si inquadra tra quelli per lo sviluppo, ed in questa prospettiva, nell’assolvere al mio ufficio di Presidente della Giunta, ho sostenuto con tutta l’energia e l’entusiasmo, la fiducia di cui nelle mie modeste forze posso essere capace, le iniziative volte ad esaltare questa componente della nostra attività produttiva, del nostro patrimonio storico, ma forse anche perché influenzato dalle mie memorie di ragazzo, perché per un uomo della mia età il ricordo mi sospinge verso una Sardegna nella quale il cavallo era momento essenziale del vivere quotidiano, del lavoro quotidiano, della civiltà contadina, della civiltà pastorale. Il cavallo era una componente fondamentale che ha accompagnato per millenni la storia dell’umanità. Direi che la storia dell’umanità è cadenzata dalla presenza del cavallo. E non c’è aggettivo, definizione esaltante che il cavallo non abbia avuto dall’uomo. Un animale nobile, un animale generoso, sensibile. Ma perché? L’uomo ha vissuto fondando in larga misura il suo crescere come forza economica, come forza di civiltà, con il cavallo. Uno che montava a cavallo si sentiva più sicuro, più forte: avvertiva questo senso potenza, era a cavallo. Entrava, direi, nella emblematica.
Oggi le cose sono un po’ decadute, forse le poltrone sono più
appetite. Ma quando uno era in sella aveva quel vigore, quella forza che lo metteva in posizione dominante: il suo lavoro veniva esaltato, moltiplicato dalla utilizzazione del cavallo e popoli di grande civiltà sono stati letteralmente cancellati dalla storia da quelli che usavano il cavallo. Tutte le civiltà precolombiane sono state spazzate via nel giro di pochi anni dai popoli che nel combattimento usavano il cavallo.
Ecco, noi siamo in una stagione nella quale il cavallo ha perduto il suo ruolo che era quello del lavoro, del mezzo di trasporto, un supporto alla fatica: era un motore. Io ricordo i cavalli che giravano la macina nel frantoio delle olive: erano un motore, una forza muscolare che oggi i motori elettrici sostituiscono, così come i motori a benzina sostituiscono il mezzo di trasporto, la Vespa, la motocicletta, l’automobile. Non c’è più bisogno della bisaccia. E il cavallo è andato scomparendo creandoci questo vuoto enorme. È cambiata la civiltà. Eppure sta riaffiorando, c’è una memoria profonda nella cultura dell’umanità, nella civiltà, nella nostra umanità che richiede il ritorno del cavallo. Ed oggi la sensibilità, l’intelligenza, l’intuizione politica dei componenti della nostra Giunta regionale che nel ’69 hanno creato questo Istituto coglie un obiettivo che dimostra come si operava col senso del futuro, in un momento nel quale sembrava proprio che questa componente fosse ormai un ricordo archeologico di un passato irripetibile.
E invece, con la creazione dell’istituto di incremento ippico nel’69 si coglieva una linea di tendenza, un bisogno sociale, un bisogno della comunità che oggi sta diventando un fatto economicamente rilevante, un fatto organizzativo, un fatto di grandissima rilevanza come dire? del nostro tempo, dell’economia del nostro tempo.
Il cavallo da competizione, il cavallo per riscoprire tutta la bellezza del mondo della campagna, l’agriturismo, questo turismo itinerante che va riscoprendo i valori paesaggistici, che va riscoprendo i valori di una civiltà contadina rivisitandola di azienda in azienda, per riscoprire come il pastore è capace di trasformare il latte in squisitissimo formaggio e riscoprire i valori di una memoria lontana, quest’agriturismo che più che a noi che l’abbiamo ancora nelle nostre case e lo vediamo del nostro essere sardi e da coloro che vengono di lontano e che percorrono le nostre campagne affascinati dalle loro bellezze ma anche da quella umanità che in quelle campagne vive e dal modo come ci vive e solo con questo peregrinare con il cavallo che tutte queste bellezze, queste suggestioni possono essere colte.
Così come nelle gare, in queste competizioni della corsa, del salto degli ostacoli, ma direi anche per la scuola di equitazione che il cavallo sardo è particolarmente apprezzato. Bene, la Giunta regionale sta seguendo con grande attenzione, con grande rispetto questa linea tendenza, la sta incoraggiando, la sta sostenendo, sta impegnando nella ricerca, sta impegnandosi negli investimenti fissi.
Quando si compra Tanca Regia la si compra perché bisogna sperimentare, perché bisogna studiare, perché bisogna verificare sul campo le tante teorie. E Tanca Regia può essere certo una valida sede di verifica per quanto riguarda l’allevamento della pecora, ma anche per la ricerca sul cavallo, per ulteriori selezioni, per ulteriori miglioramenti.
Oggi la prospettiva è nella cultura, nella conoscenza, nelle tecnologie, nell’approfondimento dei misteri genetici per farli emergere, per acquisirli, per trasformarli in una forza di miglioramento. E tutto questo la Giunta sta realizzando, e tutto questo la Giunta sta finanziando con somme rilevanti che stanno dando i loro frutti.
Muledda ha questo tono lievemente acidulo, in questo suo dire cose importanti con apparente distacco. Però le cose che ha detto meritano riflessione, attenzione perché proprio nel settore dell’agricoltura vi è un ritorno profondo ai valori di una civiltà contadina e pastorale che noi dobbiamo governare, che noi dobbiamo sostenere, che dobbiamo canalizzare, non sostituirci a questa forza prorompente e creativa di popolo, che sta riappropriandosi delle campagne e dei valori che le campagne esprimono. Non possiamo sostituirci a loro. I protagonisti sono loro: noi dobbiamo solo sostenerli in questo loro impegno, in queste loro intuizioni, in questa forza interiore che prima di tutto è forza morale. Questo riscoprire la campagna, la vita nelle sue origini si traduce in fatti: l’agricoltura nel 1987 ha espresso un incremento di fatturato di produzione sostanzialmente di esportazione del 30% in più rispetto al 1986 e ha inciso in modo rilevante su tutta l’esportazione e la produzione del sistema economico sardo che è turismo, che è artigianato, che è un complesso di altre attività rilevanti che si è tradotto in un incremento delle esportazioni del 25% di tal che la Sardegna si colloca come prima Regione del Mezzogiorno quale reddito pro capite, il che significa che siamo la prima Regione del Mezzogiorno, in termine di valore aggiunto. Sono i dati oggettivi pubblicati non solo dallo Svimez, dalla Banca d’Italia che fra l’altro si abbandona ad apprezzamenti veramente gratificanti per la politica dell’amministrazione regionale sarda, per questa sua capacità di bloccare un fenomeno di degrado, di disgregazione, di bancarotta tumultuosa, che vedeva aumentare di anno in anno la disoccupazione di 10-12-15 mila unità. Oggi non si aumenta di una sola unità riducendosi la vecchia disoccupazione.
Ecco perché il reddito aumenta, ecco perché aumentano le produzioni, ecco perché aumenta l’esportazione, ecco perché stiamo restituendo alle istituzioni la forza primigenia della democrazia. Certo che anch’io voglio indirizzare l’apprezzamento ed il ringraziamento dell’amministrazione regionale a nome dei sardi al commissario che ha retto, con tanta responsabilità ed impegno questo Istituto durante tutti questi anni, tra mille difficoltà e senza avere alle sue spalle una legittimazione che gli derivasse da un Consiglio di Amministrazione in una solitudine difficile. Però le istituzioni vanno restituite ai loro organi perché le responsabilità sono quelle dell’ordinamento che hanno e propongono. Ecco allora che le prospettive della ricerca che le prospettive dell’organizzazione, della razionalizzazione ci vedono impegnati ed il settore del cavallo, che è uno dei settori emergenti, che è uno dei settori in crescita, in piena espansione, in pieno sviluppo, va sostenuto con tutta l’energia e le capacità finanziarie perché sono investimenti positivi con una ricaduta del breve e lungo periodo.
Ecco perché anch’io saluto questa giornata come una giornata di festa che apre la strada all’avvenire. Siamo a cavallo.