Signor Presidente, colleghi consiglieri, il problema che attraversa la nostra comunità in questi mesi non è purtroppo nuovo nella storia di Sardegna, nella cronaca di questi ultimi anni. Sostanzialmente la nostra regione vive e soffre uno stato di siccità da ormai 4 anni con intensità maggiori o minori, ma sostanzialmente l’arco di tempo, che in termini di linea di tendenza è anche più ampio, si protrae da 4 anni e non è un fenomeno solo sardo, è un fenomeno planetario. La crisi delle produzioni cerealicole ha investito l’area di più intensa produzione nel mondo (gli Stati Uniti d’America, l’America del sud, il Brasile, la Cina e l’Europa); ma da noi il fenomeno è più acuto, siamo inseriti in un’area subtropicale nella quale gli aspetti della meteorologia si acutizzano determinando fenomeni così devastanti che si prospettano oramai in termini di vera e propria calamità. Sono fenomeni di una tale ampiezza che non sono superabili nell’ambito e con le sole forze dell’economia e delle istituzioni regionali ma comportano la solidarietà nazionale, direi della Comunità europea, delle istituzioni che hanno non solo fra i loro compiti ma tra le pieghe dei rispettivi bilanci la previsione specifica di interventi in casi quale quello che noi oggi stiamo vivendo e di cui stiamo discutendo. Siamo in clima di emergenza aggravata dal fatto che in questi ultimi 10 anni, sostanzialmente, non vi sono state novità nella disponibilità progettuale di risorse idriche mentre i consumi sono andati aumentando, mentre le utilizzazioni, le utenze sono andate aumentando in tutti i settori da quelli agricoli, ovviamente, che sono i più alti, a quelli civili perché la qualità della vita si va elevando, perché la domanda individuale e collettiva va diffondendosi sempre più in termini di consistenza quantitativa perché una componente della nostra
economia, che è quella turistica, si pone in termini di incentivazione forte della domanda; paesi che normalmente contano due o tremila persone esplodono in periodo estivo con trenta-quarantamila persone che hanno bisogno di questo elemento fondamentale, non solo per il godimento del loro tempo libero ma per la stessa vita. E la Regione, l’amministrazione regionale, non è stata inerte di fronte al problema ma si è posta in termini organici di prospettiva le linee direttrici di una politica che valga a scongiurare per l’avvenire pericoli quali quelli che noi oggi stiamo vivendo, cercando di dare risposte anzitutto al governo del territorio attraverso il governo delle acque con un disegno di legge che è all’esame del Consiglio regionale e che noi auspichiamo possa essere esitato con tutti gli arricchimenti che il Consiglio riterrà di dover formulare, esitato al più presto, che individua i soggetti chiamati ad assolvere i compiti non solo di gestione ma di progettazione e di politica delle acque. Va tenuto conto che le esigenze che si vanno prospettando sono sempre più ampie e che i pericoli, che l’economia, che la vita stessa della nostra comunità nell’ambito della Regione sono chiamati a fronteggiare in presenza delle cicliche flessioni nel susseguirsi delle stagioni, nel susseguirsi drammatico dei giorni, dei mesi, degli anni, senza che una risorsa così essenziale per la vita stessa si rinnovi nel nostro territorio, ebbene, si è andato elaborando in termini di vasta strategia un piano delle acque che dovrebbe mettere al riparo le future generazioni dalle emergenze così drammatiche quali quella che noi stiamo vivendo, creando tutta una serie di invasi che portino ad oltre 70 quelli attualmente disponibili, contro i 37 attuali, 75 credo sono quelli proposti nel piano delle acque, peraltro affidato ad uno degli studi più prestigiosi non solo d’Italia ma del mondo. Piano che noi siamo convinti il Consiglio vorrà esaminare, approfondire, valutare in tutte le sue implicazioni e poi, poiché i tempi tecnici sono quelli che noi conosciamo, dare alla futura amministrazione regionale la possibilità di operare entro i termini più brevi.
Certo non siamo rimasti inerti neanche di fronte a questo problema, tanto è che delle 38 dighe che si propongono in aggiunta a quelle attualmente esistenti, ben 18 sono state proposte al dipartimento del Mezzogiorno per il loro finanziamento attraverso l’intervento straordinario per il Mezzogiorno; 18 per le quali esistono già l’individuazione delle localizzazioni, l’individuazione dei bacini di utenza, l’individuazione dei presupposti tecnico-geologici-economici e per le quali il consenso degli organi decisionali permetterà di passa-
re ai progetti esecutivi. Stiamo proprio sulle acque costruendo un futuro più sereno, costruendo certezze e affidabilità non solo agli utenti ma all’intera comunità per una prospettiva di sviluppo che non sarà solo economica ma civile.
Certo, i tempi di realizzazione non rispondono dell’emergenza, non rispondono a quelli dell’urgenza, all’ansia, alle tensioni dei no-stri operatori economici, alle preoccupazioni delle popolazioni per l’acqua da bere, per l’acqua necessaria alle esigenze igienico-sanitarie della popolazione. E c’è poco da illudersi: per i prossimi dieci anni noi saremo in deficit idrico e di questa consapevolezza dobbiamo fare un’arma per operare, non per scoraggiarci, per avere coscienza della responsabilità nel governo dello sviluppo. La potenziale domanda mette in crisi le risorse disponibili. È un’emergenza che è diffusa su tutta l’Isola; nel settore, evidentemente, vi sono diversificazioni che attengono ai diversi settori produttivi; se parliamo dell’allevamento del bestiame, ebbene, il problema del pascolo brado è un problema che investe tutto il territorio regionale. La scarsità delle piogge la si legge percorrendo il nostro territorio, evidenziandone la mancanza di erbe pabulari suscettibili di garantire un minimo di risorse alimentari per il bestiame. E così sono in crisi quelle culture non intensive quali la cerealicoltura, le colture del mais, dei legumi, mentre in crisi particolarmente acuta vive l’agricoltura intensiva dei Campidani. La Giunta regionale, su proposta dell’Assessore dell’agricoltura, ha deliberato, prendendo atto di questa situazione, la dichiarazione di calamità agricola e l’Assessore il 1° dicembre 1988 ha emesso il relativo provvedimento ed ha proposto al Governo dello Stato, al Ministro dell’Agricoltura insieme al quadro dei problemi nascenti da questa condizione di siccità, anche possibili indicazioni sugli interventi urgenti da adottare soprattutto sul piano finanziario, per garantire agli operatori la sopravvivenza stessa delle rispettive aziende, perché la Comunità economica europea metta mano ai suoi silos, agli stock disponibili ammassati a prezzo politico perché a prezzo politico vengano messi a disposizione dei nostri allevatori. Certo sarà difficile andare a comprare in Brasile o negli Stati Uniti cose che in quelle regioni non si sono prodotte perché anche esse in crisi di produzione per siccità. Ma questi stock che sono stati insilati in precedenza proprio in previsione di quanto sta accadendo, noi chiediamo che vengano messi a disposizione dei nostri allevatori.
È chiaro che il problema che interessa le attività colturali, delle colture, al di là e al di fuori del settore dell’allevamento del bestiame
abbisognano di una indagine sul campo che non lascia spazio alle illusioni. Ormai l’orientamento e l’andamento naturale è già colto i tutta la sua preoccupante ampiezza ma l’esigenza di accertare sul piano tecnico e formale l’entità del danno, la possibilità che, la giornata di oggi sembrerebbe smentire il Presidente visto che pare stia piovendo, se ancora sta piovendo, qualche minuto fa pioveva, o pioviggina con molta prudenza. Sappiamo già che per quanto possa piovere abbondantemente certi danni sono ormai irreversibili e il problema in termini di emergenza la Giunta si pone per ricondurre nei Campidani, in attesa del realizzarsi delle dighe che pure sono state proposte, una serie di interventi che vanno ad incidere sulle strutture esistenti perché tutta la potenzialità degli invasi sia messa realmente a disposizione dell’utenza perché sulle dighe del sistema del Flumendosa, Orroli, Mulargia, esistono fissurazioni, esistono danni alle tecnologie, alle paratoie, esistono…
MURRU (M.S.I./D.N.). E perché esistono?
MELIS (P.S.d’Az.), Presidente della Giunta. Perché non si allineano in fila per tre, anche se diamo ordini.
MURRU (M.S.I./D.N.). Bisogna farle bene le cose.
MELIS (P.S.d’Az.), Presidente della Giunta. Non c’è dubbio che bisogna farle bene, invecchiando anche alle volte; c’è un fenomeno di naturale invecchiamento come la diga del lago Omodeo dimostra che pur essendo stata progettata molto bene e in epoca non sospetta, non di meno crea qualche problema.
È un vecchio adagio abbastanza ricorrente: a cadaunu s’arte sua. Dicevo, Colleghi, che vi sono dei danni che attengono a opere di straordinaria manutenzione che dovranno essere fatte e che interessano non solo il sistema del Flumendosa, le dighe del Mulargia e di Orroli, ma anche le relative reti di distribuzione perché i canali qua e là hanno delle rotture che consentono una perdita di questo enorme patrimonio che ove integralmente recuperato in tutta la sua potenzialità insieme agli interventi nel sistema del Cixerri, di Siliqua e del rio Leni in quel di Villacidro, consentirebbero insieme al Flumendosa di recuperare una potenza aggiuntiva rispetto all’attuale, di 150 milioni di metri cubi d’acqua. Questo lo hanno detto i tecnici, di questo dò pubblica informazione a voi.
È chiaro che a queste si potrà porre mano con un arco temporale che non dà risposta all’oggi, che non consente interventi immediati. Gli interventi immediati sono quelli di cui vi ho parlato e che hanno costituito oggetto di relazione dell’Assessore dell’agricoltura nell’ambito della solidarietà nazionale ed europea con una serie di sovvenzioni studiate sulla base del numero di capi di bestiame, del tipo dei capi stessi perché si passa dagli ovini ai vaccini e così via continuando, e noi confidiamo che il dibattito consenta l’individuazione e di proposte operative che confortino in larga misura quelle già delineate nelle proposte dell’Assessore ed altre che il Consiglio potrà formulare arricchendo e dando alla Sardegna validi supporti operativi che consentano di superare questa fase di crisi. Altro momento difficile è quello che interessa le popolazioni ma anche a queste vi è la possibilità della risposta e con una serie di interventi urgenti, realizzabili tutti nell’arco se non di settimane di qualche mese, è possibile mettere al riparo tutta la Sardegna e tutti i paesi della Sardegna dal pericolo della sete. Anche su questo punto sono necessarie somme piuttosto consistenti e cospicue che superano nella previsione e nella stima una sessantina di miliardi. Tutta una serie di ipotesi sono già state formulate, una serie di interventi sono stati già individuati, nessuna situazione è fuori del controllo dell’amministrazione, siamo in condizioni di garantire al momento le nostre popolazioni ma la garanzia più alta e più forte deve scaturire dal Consiglio, dalla nostra capacità di superare le diverse, del tutto naturali e legittime impostazioni e valutazioni per trovare momenti unitari che facciano forte la Sardegna e le nostre popolazioni nel rapporto che queste attraverso noi debbono avere con gli altri soggetti dello Stato; è un impegno che la Giunta regionale è decisa e determinata ad assolvere ben consapevole che tutto non può farlo in solitudine ma col sostegno delle popolazioni e delle istituzioni.
Un momento unitario che renda forte la nostra gente Consiglio regionale, dibattito sulla siccità, 18 gennaio 1989
18 Luglio 2019 by