Intervento sul dibattito concernente la riforma della politica agricola comune – Parlamento Europeo – 10 marzo 1992

Il mio intervento, per la brevità del tempo concessomi, si limita a sollecitare l’approvazione degli emendamenti 27 (all’art. 1, paragrafo 3) e 13 (al decimo considerato tre), volti ad includere la produzione del latte ovino e caprino nell’Organizzazione Comune del Mercato.
Tali produzioni, infatti, si realizzano in terre marginali altrimenti condannate ai grandi silenzi ed alla solitudine della desertificazione.
Osservo peraltro come l’economia basata sull’allevamento ovi-caprino affondi le sue radici nei millenni ed ha dato vita nel tempo a civiltà pastorali ricche di tradizioni, valori culturali ed etici che hanno – ancora oggi – una grande forza di aggregazione sociale.
Nel concludere osservo: importanti aree come la Sardegna e vaste zone della Grecia – ricomprese nell’obbiettivo 1 – si reggono in misura significativa sulla produzione del latte ovi-caprino. Sarebbe sbagliato ed ingiusto eccepire che l’incentivo sia già operante a favore del formaggio pecorino. Questo favorisce, infatti, il momento industriale (in virtù del valore aggiunto acquisito con la trasformazione) e commerciale, penalizzando proprio e solo i principali protagonisti: i produttori.
Con l’accoglimento dei proposti emendamenti si realizzano i nuovi principi di politica agricola comunitaria: sostenere le aree sfavorite, minacciate di spopolamento, dare un valido supporto alle culture intensive e garantire una presenza umana nel territorio a testimonianza di un’antica civiltà che ha la forza ed il respiro nel futuro.