Intervista all’on.le Mario Melis, Presidente della Regione Autonoma Sarda – anni 1984-’89


Domanda: La Legge n°268 si poneva l’obiettivo di recuperare l’intervento in direzione della piccola e media impresa, trascurando però, paradossalmente, proprio l’intervento in direzione dell’artigianato. Purtroppo la 268 ha fallito i suoi obiettivi in quanto è mancata, in linea di massima, la crescita di un tessuto di piccole e medie imprese, mentre la grande impresa non ha mantenuto le sue “promesse”.
Nonostante tutto si è sviluppato invece un tessuto assai articolato di piccolissime imprese e di aziende artigiane, che hanno garantito in qualche modo il contenimento della disoccupazione: quali sono i propositi della Regione per il futuro?

Risposta: È normale che qualunque intervento dei pubblici poteri, a meno che non sia predisposto e realizzato casualmente e per soddisfare particolari interessi, avvenga per rimediare a errori o a carenze che l’analisi degli esperti e la sensibilità dei politici hanno riscontrato. Quando, a metà degli anni ’70, la Regione Sarda ha varato i nuovi interventi di politica industriale previsti dalla legge 268, il quadro offerto dai grandi complessi produttivi sardi, pubblici e privati, sopratutto del settore della chimica di base, era disastroso. Era logico che il nuovo intervento tendesse:
1) a creare ovvero a rafforzare le unità produttive di medie e piccole dimensioni, legate allo sviluppo a valle e all’utilizzazione di beni intermedi prodotti dalle industrie di base (non si può buttare via il bambino insieme all’acqua sporca…);

2) a creare ovvero ad aumentare le unità produttive, sempre di medie e piccole dimensioni, rivolte alla valorizzazione delle risorse locali tradizionali (legno, sughero, argilla, ecc.) e all’integrazione o diversificazione strutturale del sistema, attraverso l’avvio di attività in comparti nuovi ad alta tecnologia.
È innegabile che i risultati sono stati di parecchio inferiori alle aspettative; e ciò per ragioni e fattori di cui ho parlato tante altre volte, e che confermo. In estrema sintesi, possiamo dire che, con una visione schematica e riduttiva, ma sopratutto fuorviante rispetto ai condizionamenti e ai vincoli esterni che avevano causato e mantenevano il sottosviluppo dell’Isola, la legge 268 previde soltanto alcuni interventi settoriali. Come se il problema della nostra crescita economica e del nostro sviluppo sociale e culturale fosse diventato ormai un puro e semplice problema interno alla Sardegna, del suo riequilibrio settoriale e territoriale, da realizzarsi indipendentemente dal complesso delle politiche nazionali. L’esperienza di questi anni ci ha convinto invece, che la battaglia per lo sviluppo si combatte sopratutto sul versante dei rapporti col governo centrale e con le sue articolazioni: Ministeri, Aziende, Enti, sistema delle partecipazioni statali. Già da tempo abbiamo preso atto che lo sviluppo economico della Sardegna, negli ultimi quindici anni, ha preso forme e contenuti diversi da quelli allora ipotizzati; oggi abbiamo davanti a noi, in sicura crescita quantitativa e in continua diversificazione settoriale, l’universo artigiano costituito da 36mila imprese, con 40mila titolari e soci, di cui 6mila donne, 80mila addetti, che concorrono a fare il 16% della base occupativa regionale.
Per questa realtà, per favorirne l’ulteriore crescita ed affermazione, la Regione ha molte idee e molti programmi, concreti e definiti; non per il futuro, ma per l’immediato.
Domanda: Particolari problemi si apriranno con l’apertura nel 1993 del Mercato Unico Europeo: l’articolato ma fragile tessuto di imprese artigiane sarde potrebbe essere polverizzato da questo impatto: quali provvedimenti o iniziative intende assumere la Regione per sostenere le produzioni artigiane dell’Isola?

Risposta: Nei nostri propositi il grande Mercato Unico Europeo non dovrà essere solo un fatto di natura economica e finanziaria, che finirebbe col consacrare lo strapotere dei grandi gruppi, ma dovrà avere anche uno spazio sociale e un altro, prevalente su tutti, istituzionale democratico.
A tal fine la Regione si è preoccupata, in questi ultimi anni, di predisporre piani e programmi di intervento che fungessero da presupposti necessari ad avviare una effettiva politica di sviluppo, basata sull’abbattimento dei ben noti nodi storici che lo hanno frenato (trasporti, energia), sulla modernizzazione culturale, sull’espansione di nuove attività produttive. Il Piano energetico, il Piano delle acque, il Piano telematico, il Piano regionale dei trasporti, che in queste ore viene portato all’esame e alla consultazione delle parti interessate, prima di essere mandato al Consiglio, sono atti qualificanti e fondamentali di programmazione, definiti nell’ottica di non perdere, anzi di rafforzare i collegamenti con l’Europa.

Domanda: La CNA ritiene che le politiche per l’artigianato non debbano essere più generiche ma debbano essere finalizzate e specifiche, indirizzate al sostegno e allo sviluppo di comparti di settore omogeneo e per aree-sistema. Da anni sono stati presentati 6 progetti di settore, che di fatto però non sono stati ancora realizzati: cosa intende fare la Regione per accelerarne l’iter, con particolare riferimento ai 4 progetti già presentati alla CEE?

Risposta: Concordo con quanto da Lei detto; qualunque tipo di intervento, se frammentato e dispersivo, è ormai inaccettabile, in quanto fonte di spreco di risorse pubbliche e di inevitabili ingiustizie e favoritismi. Occorre intervenire con programmi organici e coordinati, ben calibrati e funzionali ai problemi da risolvere, concreti e misurati rispetto alle risorse disponibili. Uno di questi programmi è certamente quello elaborato dalla Giunta regionale per l’Artigianato e la Piccola e Media Impresa (PMI), che fa parte integrante tanto del PIM Sardegna che del PNIC (Programma nazionale di interesse comunitario), insieme ad altri (turismo e ambiente, agricoltura e pesca).
Si tratta di un programma mirante a ridare dinamismo alle PMI e all’Artigianato:

  • potenziando e razionalizzando i settori che maggiormente sono in grado di interessare i flussi turistici
nell’Isola e i conseguenti redditi;
  • offrendo condizioni insediative adeguate ad imprese artigiane o industriali di piccole-medie dimensioni, che nella attuale collocazione trovano un freno alla loro espansione;
  • offrendo servizi di qualità a tali imprese, specialmente con la creazione dei Centri-pilota per la ceramica (Assemini, Oristano), per il filet (Bosa), per il corallo (Alghero), per la coltelleria (Pattada), per il rame (Isili), per i tappeti (Villanova Monteleone, Villamar, Aggius), per il legno (Macomer), per il sughero (Gallura);
  • promuovendo lo sviluppo di tutti gli altri comparti (penso in particolare al pane carasau) che hanno un sicuro avvenire.
    Il PIM è stato approvato dalla Commissione CEE il 20 luglio dello scorso anno; il relativo contratto di programma è stato firmato a Cagliari dalla Regione e dalla CEE due giorni dopo; si prevede, per il triennio 1988-’90 e per questo settore, la spendita di 23.360.000 ECU, di cui 10.500.000 a carico della CEE; per il biennio 1991-’92 la spendita di 20.500.000 ECU, di cui 9.500.000, a carico CEE (un ECU vale 1.530 lire).
    Per il PNIC, che a sua volta sta per diventare operativo, si prevede, per il quinquennio 1988-ì92, una spesa globale di 244 miliardi di lire, per metà della CEE e per l’altra di provenienza statale e regionale.

Domanda: – Nelle Sue dichiarazioni programmatiche, Lei, Signor Presidente, ha per la I° volta, posto l’artigianato al centro dello sviluppo economico regionale: quali sono stati gli atti di politica regionale seguiti a tali intenti e quali sono gli obiettivi per l’immediato futuro?
Risposta: Apprezzo molto questo riconoscimento e questa valutazione. E dico che gli atti concreti di governo non hanno tardato a seguire dopo i propositi enunciati. Cito solo i più importanti, distinguendo tra quelli di natura istituzionale, di tipo strutturale, di tipo promozionale.
Fra i primi: il recepimento della legge-quadro nazionale; la ricostituzione del Consiglio di amministrazione dell’ISOLA, dopo 12 anni di commissariamento; la legge sul marchio di qualità.
Fra i secondi: il finanziamento dei Piani per gli insediamenti produttivi (PIP) che sarà completato con i fondi del PNIC; i progetti di comparto e il relativo finanziamento (tramite fondi PIM e PNIC). Fra quelli del terzo tipo: l’incremento del Fondo globale per l’incentivazione delle attività artigiane; l’incremento dei massimali d’investimento per tutti, i tipi d’impresa (individuale, societaria, Cooperative e Consorzi); l’incremento del contributo per l’assunzione di apprendisti; gli incentivi per il ricorso al leasing; il Fondo di rotazione per l’innovazione tecnologica.
Crediamo, senza esagerare, di essere stati i primi ad avere apprestato un complesso organico di misure che possono preparare la via ad un cambiamento profondo dell’intero settore.

Domanda: Non esiste ancora a livello regionale uno studio sulle interrelazioni esistenti fra l’artigianato e gli altri comparti produttivi, con conseguenze anche pesanti in termini di offerta di servizi, (spesso gli operatori economici sardi devono rivolgersi “fuori” per ottenere servizi o prodotti necessari alle loro attività):
la Regione ha in atto o nei propositi iniziative o studi per rispondere a questa esigenza, che tra l’altro garantirebbe l’avvio di un circuito correlato di domande e offerte?

Risposta: Per la verità non è che manchino gli studi, in questo come in altri settori; il problema degli amministratori è, a mio avviso, quello di distinguere il grano dal loglio e, fatto questo, di garantire e controllare il coordinamento delle iniziative.
In occasione dell’attuazione del PIM verrà realizzato un Centro di innovazione e promozione aziendale (Business Innovation Center – BIC) che, svilupperà la sua attività secondo i seguenti criteri:
-selezione e sostegno dei progetti per la creazione
di nuove imprese;
-selezione e sostegno dei progetti per la modernizzazione e la diversificazione delle imprese esistenti;
-promozione dell’innovazione tecnologica e del trasferimento di tecnologia;
-creazione di un adeguato numero di “sportelli tecnologici”.

Domanda: – A quando la riforma dell’ISOLA?

Risposta: Penso che anche per questo importante strumento di promozione e tutela dell’artigianato sardo artistico e tradizionale, sorto quasi contemporaneamente all’istituto autonomistico per merito di due esperti di grande valore, Vico Mossa e Ubaldo Badas, sia necessario un adeguamento di compiti, prospettive e strumenti operativi.
Intanto, abbiamo pensato di riportarlo, insieme a tanti altri enti regionali, alla normalità; e ciò col rinnovo del Consiglio di amministrazione, come ho già detto.
Siamo disponibili a confrontarci con chiunque abbia idee valide a proposito, partendo dal presupposto che l’ISOLA, per il futuro, dovrà operare non per sostituirsi all’impresa artigiana, ma per sostenerla in tutte le fasi della sua attività.