Intervista per L’Unione Sarda (maggio 1989)
– La Sardegna è una delle regioni che legge più quotidiani in Italia: Nuoro è quasi sulla stessa linea di Genova e Verona, Cagliari sulla scia di Milano. Cosa ne pensa il Presidente della Giunta?
“Ritengo il fatto del tutto naturale e coerente alla considerazione che la società Sarda, intellettualmente parlando, non è provinciale, ma fonte di cultura propria specifica, originale e non derivata. I Sardi, nell’arricchire la conoscenza e l’informazione anche attraverso la lettura dei giornali esprimono creativamente l’esigenza di rinnovare il quotidiano confronto con le altre culture ampliando gli orizzonti della propria e favorendo così l’integrazione e non la fusione con le altre”.
– Onorevole Melis, i giornali cambiano: i lettori chiedono di essere informati ma vogliono anche divertirsi. Ecco allora i giochi con i premi, gli angoli di relax.
“La vita va assumendo ogni giorno ritmi e cadenze più rapide. Veniamo sottoposti perciò ad impulsi, tensioni e stress che c’impongono di decidere, scegliere e operare in misura e quantità sconosciute sino a pochi anni or sono.
Tutto ciò si traduce in usura del nostro sistema psico-fisico che, per rigenerarsi, ha bisogno di sospensioni sia pur brevi. I giochi visti così non sono affatto né frivoli, né perditempo ma un essenziale bisogno dello spirito.”
– Cosa pensa dell’iniziativa dell’Unione Sarda che ha lanciato il Grand Prix?
“L’Unione Sarda coglie il segno dei tempi, dei problemi della società. C’è questo bisogno di ricreare lo spirito con l’effimero. Ma questi proposti dal giornale non sono spazi effimeri e futili; l’uomo ha bisogno di riappropriarsi per intero della fantasia, per sognare ad occhi aperti e riaprire il cuore alla speranza.
L’Unione Sarda, con la sua iniziativa dà una risposta intelligente ed adeguata perché attraverso la crociera, ad esempio, si disfreni la visione di mondi fiabeschi che difficilmente raggiungeremo mai (ma che vivranno nel nostro spirito; con la bicicletta si ravvivi il rapporto con la multiforme ricchezza dell’ambiente, con la macchina fotografica si rubi al contingente tutta l’emotività di un momento da ricordare.”
– Anche la politica è fatta di numeri. Lei, ad esempio, ha fatto una scommessa con la politica, con l’attuale Giunta?
“Tutta la nostra vita è un impegno che è al tempo stesso una scommessa. La politica, poi, è una sfida all’impossibile: bisogna cioè realizzare una società giusta e serena, in modo che ogni cittadino abbia una risposta alle sue legittime aspettative. Ma nella sfida all’impossibile tutto è possibile. Non sempre però il successo arriva a premiare chi lo ha costruito; spesso a raccogliere i frutti sono coloro che hanno il merito di aver creduto e continuato ciò che altri hanno saputo indicare e seminare.”
– Un riferimento personale?
“Sto pensando a me sardista, a quanti mi hanno trasmesso questo messaggio ideologico ed impegno etico, prima ancora che politico. Di questi ora non c’è quasi più nessuno; hanno speso la loro vita nella pietraia più arida, difficile ed ingrata: il loro impegno ha prodotto un risultato che noi abbiamo raccolto”.
– Lei parla chiaramente dei “padri” del Psd’Az. Ma in politica si può essere autodidatti?
“In politica ci sono principi che possono essere trasmessi. Principi morali, ideologici. L’insegnamento ad essere fedeli a se stessi, a rispondere con assoluto rigore ai dettami della propria coscienza. Questo l’ho appreso da chi mi è stato maestro e mi ha aiutato molto: l’ho appreso non solo in famiglia, non solo nel mio partito. Per il resto, data la natura dinamica ed evolutiva dei problemi, in politica si è necessariamente autodidatti.”
– Crede nella fortuna?
“Sì, credo alla fortuna non come regola di vita, ma come fatto episodico. Tutto sommato io sono fortunato: per la famiglia che mi ha regalato un grande mondo affettivo; per la vita professionale e politica che mi hanno offerto esperienze umane di grande rilievo pur nel quadro operativo di notevole severità. Ma, soprattutto, ho avuto la fortuna di rappresentare un partito che ha costruito il suo successo con l’impegno e lo spirito di sacrificio di migliaia di militanti”.
– Quali sono gli hobbies di un Presidente della Regione?
“Ho molti hobbies; il più importante è il rapporto con la natura: amo piantare un fiore, che non è solo gentilezza e colore, ma anche vita. Mi emoziono quando vedo le gemme che stanno per esplodere. La natura è il grande libro della vita. Poi amo il mare, ed i lavori umili, manuali del contadino e dell’artigiano”.
– Si sta meglio in un’aula del tribunale o alla Regione?
“Tutti e due hanno il loro fascino, sono trincee esaltanti. Da una parte c’è la difesa dei principi di giustizia, dall’altra bisogna costruire la giustizia”.
– Cosa pensa delle elezioni anticipate?
“Sarebbero un errore catastrofico. Siamo in un momento di grande difficoltà, sono sempre più drammatici gli squilibri fra Nord e Sud, c’è il nodo del sottosviluppo e della disoccupazione tanto per fare alcuni esempi. Insomma, siamo in un momento in cui c’è bisogno di Governo”.
– Tornerebbe a fare il Presidente della Regione?
“Credo di sì; naturalmente lo rifarei con una ricchezza di esperienza che mi sarebbe molto utile”.
– Rimpianti?
“Un solo rimpianto: di non poter fare di più, anche se il poco costa ogni giorno tanto lavoro.”