Patristica
Cristianesimo per dare un’unità teorica e sistematica alla propria dottrina in base filosofica riallacciandosi alla filosofia greca il cui traguardo era la ricerca della verità.
Affermò così la propria elaborazione quale continuità della filosofia greca di cui si definiva la più compiuta manifestazione.
Ciò in base all’“Unità della Ragione” concessa da Dio a tutti gli uomini, in eguale misura consolidata dalla Rivoluzione “Unità di Ragione” assunta non quale obiettivo di ricerca ma più semplicemente quale dato, acquisito, certo e presupposto.
Di qui:
a – Cristianesimo coerente e, quindi, derivato dalla filosofia greca
b – Queste tesi costituiscono l’elaborazione dei “Padri della Chiesa” (primi scrittori cristiani); da ciò la definizione di “Patristica” della loro opera.
Questo processo di elaborazione filosofico-religioso dei Padri del Cristianesimo va dalle origini a, rispettivamente,754 per la chiesa greca e 735 per la chiesa latina e si divide in tre grandi periodi.
1° dalle origini al 200: difesa del cristianesimo dalle critiche pagane e gnostiche;
2° dal 450 alla fine caratterizzata da rielaborazione e sistemazione delle dottrine già formulate.
Agostino
L’indagine teologica perde il carattere oggettivo conferitogli dalla patristica greca e s’interiorizza, diventando elemento connaturato alla spiritualità umana.
Agostino, quindi propone nel suo insegnamento le sue inquietudini, crisi e redenzioni, la sua “ragione speculare” e la sua attività diversa.
Ogni esperienza, anche la più lontana ed estranea al quotidiano della vita viene ricordata e chiarita nel suo significato più profondo nella ricerca della propria interiorità.
1° libero Arbitrio = libertà di peccare
Adamo = poteva non peccare. Perduta questa libertà per il peccato originale
2° libero arbitrio
L’uomo oggi = non poter peccare è concesso.
L’impegno dell’uomo per la sua liberazione ed elevazione spirituale alla ricerca di Dio e della forza che è il suo amore è premiato dalla Grazia. Dio (non solo nello stesso piano!) ma per la sua natura generatrice di Dio dal quale l’uomo deriva la sua esistenza e la Grazia. Senza Dio l’uomo perde la verità, l’amore e, quindi, precipita nel peccato, nella perdizione.
L’uomo non maturo rispetto a Dio.
…all’uomo in virtù dell’incarnazione del Verbo e quindi della redenzione (Grazia) di non poter peccare avvicinandosi con la sua anima all’impeccabilità di Dio.
Questo status della volontà umana è “dono” di Dio.
Quindi Dio è la “possibilità dell’uomo”. L’iniziativa appartiene quindi a Dio perché in Lui si realizza l’Essere che è Verità ed Amore, unica forza dell’Uomo.
Ne deriva che la volontà di liberazione dell’uomo discende dalla Grazia; il rapporto Dio-Uomo è intrinseco (a chi?) per cui tutti i caratteri positivi dell’uomo sono esclusivamente derivati dalla Grazia Divina
per contro :
Pelagio afferma che la colpa di Adamo non ha annullato nell’uomo la “libertà originaria” e per quanto penalizzata ed afflitta da mille tentazioni proposte dal peccato di Adamo, è in grado di reagire ed operare meglio.
L’uomo quindi è “naturalmente” capace di operare virtuosamente senza bisogno di “grazia”.
Un tale assunto annulla la necessità dell’incarnazione del verbo e del sacrificio redentore del Cristo; né vi è più bisogno della Chiesa né dei suoi sacramenti (o meglio: dei sacramenti che amministra).
In Agostino la speculazione teologica perde il carattere di ricerca puramente oggettiva – quell’opera nella filosofia greca – per acquisire significato profondamente, autenticamente umano.
La ricerca in Agostino s’interiorizza e diventa intrinseca all’uomo che se la propone.
Il problema teologico coincide con i problemi dell’uomo, di ogni uomo.
La speculazione non si volge quindi ad interpretare e ricondurre ad unità i fattori esterni all’uomo, ma ricerca sulle sue inquietudini, nelle sue crisi, nel suo bisogno di realizzarsi quale “deve” essere, di fare chiarezza con se stesso, quella verità che è oggetto ultimo ed esclusivo della sua costante ricerca: “l’Anima”cioè l’uomo interiore, immateriale e quindi Dio – l’Essere trascendentale senza il quale l’uomo
non è in grado di riconoscere il proprio io.
Il problema teologico è, e resta ancorato saldamente al problema dell’uomo.
La soluzione data ai problemi che l’uomo si pone legittima la ricerca di cui costituiscono la risposta.
La “ragione” da rigore e valore sistematico alla ricerca teologica ma questa non è ricerca pura; tale non è sicuramente l’esigenza che l’ha ispirata.
L’uomo è consapevole della sua “limitazione”. Di qui il bisogno di superarla ricercando ciò che finito non è; l'”Essere” dal quale si è generati e che tutto ricomprende ed illumina dando all’uomo coscienza di sé.
Ma nella filosofia greca questa ricerca si esauriva nella speculazione razionalmente; in Agostino la ricerca si fonda sulla religione; tutto origina da Dio ed a Dio si volge fidente la ricerca di sé.
“Da quod iubes, iube quod vis” concedi ciò che comandi, comanda ciò che vuoi.
Dio, quindi, è all’origine del bisogno di ricerca che guida negli spazi della speculazione razionante che nell’azione.
Speculazione che si fonda nelle Fede, Azione che nel suo libero umano dispiegarsi è frutto della “grazia” concessa da Dio. (Pelagio!)
Vita di Agostino
354 – Nasce a Tagaste
374 – 20 anni – Aderisce alla setta maniche
– 29 anni – Insegna a Roma
– 30 anni – Insegna a Milano
– 32 anni – Si ritira dall’insegnamento e si trasferisce a
– 33 anni – Battesimo per mano di Ambrogio
391 – 37 anni – Rientrato a Tagaste è ordinato sacerdote
395 – 41 anni – Vescovo in Africa
430 – 76 anni – Muore ad Ippona (allora assediata dai Vandali).
Ricerca Agostiniana – Carattere
Agostino è considerato il Platone del Cristianesimo – perché come Platone fonda la sua speculazione filosofico-religiosa sulla ricerca. Tappa conclusiva della ricerca è la Fede. Pur non essendone l’inizio la Fede da senso, direttiva e guida alla ricerca; in sostanza la ricerca studia incessantemente, tentandone il chiarimento, i problemi dell’Uomo con il fine di approdare alla rivelazione che si accetta quale “Grazia divina”, in virtù di “Fede”.
La Fede quindi guida e da fondamento alla ricerca ma è da questa arricchita e consolidata. La speculazione teologica allargando la introspezione sulla propria condizione acquista vigore ed ampiezza perché si avvicina alla verità che le da motivazione e sicuro fondamento, la “Verità”, (o Fede) viene così raggiunta e posseduta (in virtù di ricerca) dall’Uomo che consolidandosi in essa vince e trionfa sul “Dubbio”. La ricerca non si esaurisce perciò in una semplice speculazione razionale che amplia e centra una conoscenza intellettuale (gnosi) ma, impegnando l’Uomo in tutta la forza della sua condizione fisica e spirituale gli indica “la vera via” che porta alla “vera verità” riservata da Dio all’Uomo.
Della ricerca non ha quindi bisogno solo la mente (che si muove sui binari della razionalità – e non nell’irrazionale, come sostiene Tertulliano – quando esercita la speculazione teologica) ma l’Uomo nella sua interezza che nella ricerca trova appagamento e riposo per le esigenze complessive di cui è portatore.
La razionalità della ricerca non contraddice il mistero cui si rivolge ma costituisce una forma di disciplina interiore che rimette in costante discussione i dati di volta in volta acquisiti, approfondendoli e chiarendoli.
Il mistero non è quindi limite alla razionalità della ricerca ma punto di riferimento e base di questa.
In tale impegno Agostino profonde un religioso entusiasmo che non aderisce né s’attenua o si disperde nei rivoli degli interrogativi; tesi ed antitesi suscitati dai problemi approntati in tale entusiasmo lungi da costituire limite di calore e vitalità alla ricerca.
Agostino dichiara che scopo della sua ricerca è «Dio e l’Anima». Non si tratta di due distinte ricerche sia pur contestuali ma parallele di una ricerca unica perché Dio è nell’anima dell’Uomo. Cercare significa quindi ripiegarsi su se stessi, volgere lo sguardo verso la propria interiorità, esplorarne i recessi più inconsci facendoli emergere alla luce della coscienza e confessarsi. Emergerà attraverso i problemi vissuti nell’esperienza dell’Uomo (di ciascun uomo) il nucleo della personalità di ciascuno e della sua esistenza.
Scoprirà così che nel suo lontano tormentato o stordito vagare, nelle inquietudini, consapevoli o inconsce dello spirito <<Mente>>, c’è un profondo bisogno di verità, un incessante bisogno di verità; in breve: una costante ricerca di Dio.
Ma Dio è in noi, è nella nostra anima (non concepita come luogo ma momento spirituale del nostro esistere) per cui avverte Agostino, <<Non uscire da te, ritorna in te stesso, perché nell’interiorità dell’uomo abita la verità». Chiudersi in essa significa aprirsi alla verità, a Dio. Nel chiudersi nella propria interiorità, nel prendere coscienza della ricchezza spirituale che è in noi; anima che infonde di luce e di inquietudine, crisi e problemi del nostro ricercare Dio si realizza una trascendenza che ci rivela Dio stesso, e dissolve il dubbio. Contrariamente a quanto affermavano i manichei sull’invalicabile soglia del dubbio, Agostino afferma un mondo di certezze che derivano dalla certezza della verità e che trovano nella consapevolezza del dubbio la certezza della sua esistenza e quindi la superabilità del dubbio.
La verità (Dio) è cero interiore dell’Uomo e nel contempo lo trascende. L’Uomo, ripiegato su se stesso si confessa e prende coscienza di sé. La verità non e l’anima, ma la luce che la rivela e ne evidenzia ricchezza e forza; nell’umiltà si confessa e si rasserena e conquistando le risposte alle sue inquietudini, la vittoria della certezza (o verità) sul dubbio. La «Verità» non riposa nella ragione ma s’impone come:
– legge sull’attivazione raziocinante;
– criterio per formulare giudizio sulle cose.
L’uomo non è perciò in grado di giudicare la «Legge» ma giudicare in base a questa. Il legislatore umano elabora le proprie, ispirandosi ad onestà e saggezza ma deve consultare la legge eterna della «Ragione» che, perché tale, lo trascende e sfugge al suo giudizio.
DIO
Verità = Dio l’assunto base della teologia Agostiniana. La Verità evidenzia il «falso» che inganna con le realtà solo apparenti. La verità s’identifica quindi con «L’Essere» che illuminando la ragione umana gli da lo strumento di giudizio: norma, criterio e misura di ogni valutazione. La verità si rivela all’uomo, al mondo interiore e da luce alla sua ricerca.
Ebbene l’Essere che parla all’uomo che, da luce e consapevolezza alla Ragione è Dio nel suo Logos = Verbo. Di qui: altro non è che il Verbo Divino.
L’uomo che ricerca Dio all’interiorità della sua coscienza lo considera «L’Essere», la Verità, Trascendenza e Rivelazione, Padre e Logos.
Ma se Dio è rivelazione della trascendenza diventa Essere in quanto si rivela verità e non è trascendenza se non è rivelazione, né Padre se non è insieme Figlio e Logos che muove alla conquista dell’Uomo.
Padre e Figlio «Logos»si rivelano all’uomo che ne fa incessantemente ricerca. Ma Dio è insieme Verità ed Amore, insieme al Logos nella Trinità la piena identità dell’Essere; Cioè Dio.
Ma l’amore acquista forza se non si ama nessuno. L’Uomo perciò nell’amare Dio ama l’altro uomo. Amore fraterno non solo deriva da Dio ma è Dio stesso. Ecco. Ricercando Dio nella propria interiorità si prende coscienza della parte più alta del proprio lo, scoprendo che questo è trasceso dall’Essere che è tale perché è irraggiungibile. Solo ricercandolo in se stessi si prende coscienza e rivelazione di Dio.