Mario Melis, Presidente della Giunta – Politiche di sviluppo (1988)
Colleghi consiglieri!
Lo sviluppo economico mondiale è attraversato da un processo di innovazione tecnologica che tende a modificare strutturalmente i modi di produzione e la stessa organizzazione e composizione dei diversi sistemi sociali.
Ci troviamo in una fase di profonde trasformazioni, i cui segni sono tuttora contraddittori: alle enormi potenzialità di progresso insite nelle applicazioni produttive delle nuove tecnologie, non si accompagna ancora una rilevante ripresa dell’occupazione, mentre permangono le disparità e gli squilibri tradizionali fra aree geografiche.
La Sardegna deve inserirsi attivamente nei nuovi processi economici evitando sia di subirne passivamente gli effetti, sia di risultarne emarginata.
A tal fine occorre attivare politiche di sviluppo equilibrate, che favoriscano l’integrazione tra l’economia sarda e l’economia nazionale ed internazionale e siano in grado, nel contempo, di soddisfare l’offerta crescente di forza lavoro, mediante investimenti che coinvolgano non solo l’apparato industriale ma l’intera struttura economica dell’Isola.
Tutto ciò impone l’adozione di un nuovo metodo di governo della economia, capace di rivalutare tanto la funzione della programmazione quanto il ruolo del mercato. Per far fronte alla complessità e alle imponenti dimensioni dei problemi connessi allo sviluppo è infatti necessario attivare tutte le risorse disponibili e mobilitare tutti i soggetti, pubblici e privati, rendendo operante il processo programmatorio e realizzando una adeguata conoscenza e un attivo inserimento nelle logiche di mercato.
Da tale premessa discende che i prerequisiti per lo sviluppo della nostra regione sono costituiti – oggi come e più che in passato – dal potenziamento dell’autonomia e della capacità della programmazione regionale di comprendere e orientare l’intero complesso dell’economia della Sardegna. Occorre a tal fine superare i limiti e le insufficienze emerse dalle passate esperienze della programmazione regionale, dovute in misura prevalente al rapporto squilibrato tra le disponibilità finanziarie aggiuntive e le entrate ordinarie, nonché al mancato coordinamento dei diversi interventi pubblici.
La scadenza della legge 268 e l’esigenza di definire una nuova legge di attuazione dell’articolo 13 dello Statuto speciale costituiscono una importante occasione per porre al centro dell’attenzione nazionale l’insieme dei problemi – economici e sociali – che caratterizzano la questione sarda. La nuova legge di attuazione dell’articolo 13 dello Statuto dovrà superare la temporaneità, la separatezza e la settorialità degli interventi; dovrà garantire la piena partecipazione della Sardegna al riparto delle risorse ordinarie e, insieme, la reale aggiuntività degli stanziamenti straordinari; dovrà realizzare compiutamente, dunque, i principi della solidarietà nazionale per la rinascita dell’Isola e del concorso Stato-Regione, sanciti dall’articolo 13.
La nuova legge dovrà prevedere un momento istituzionale unificante per la predisposizione e per la gestione degli interventi: in tal contesto dovrà essere ricondotta al livello regionale la responsabilità principale dell’attuazione degli interventi e dovrà essere riconosciuta pienamente agli atti di programmazione regionale la dignità e l’efficacia di atti della programmazione nazionale, capaci dunque di vincolare tutti i soggetti pubblici.
Si tratta di una impostazione largamente condivisa da tutte le forze autonomistiche, come testimonia l’ordine del giorno unitario recentemente approvato dal Consiglio regionale. La Giunta auspica che col medesimo, ampio concorso di forze, sulla scorta di tale elaborazione unitaria e delle indicazioni contenute nel citato ordine del giorno, il Consiglio regionale possa in tempi rapidi definire proposte e orientamenti per la predisposizione di un progetto di legge nazionale di attuazione dell’articolo 13. La discussione su tale questione e l’impegno di elaborazione e di iniziative che non mancheranno di assicurare i senatori e i deputati sardi, costituiranno l’occasione per riproporre all’attenzione del Governo, del Parlamento, delle forze politiche nazionali i nodi di fondo della nostra crisi e per richiamare alla coscienza di tutti che la questione sarda si pone tuttora come questione nazionale, la cui soluzione richiama la responsabilità primaria dello Stato in tutte le sue articolazioni.
I medesimi principi (inquadramento nella programmazione nazionale definita con l’effettivo concorso delle Regioni; aggiuntività delle risorse; decentramento dell’attuazione degli interventi) dovrebbero ispirare anche il nuovo assetto dell’intervento straordinario nel Mezzogiorno.
La Giunta intende riaffermare la necessità che la politica meridionalista costituisca non più un settore separato dell’attività di governo, ma un momento caratterizzante dell’intera politica economica nazionale. Essa dovrà pertanto essere ricondotta alla responsabilità primaria dei soggetti costituzionali, Parlamento, Governo, Regioni e alla gestione degli organi pubblici ordinari.
La Giunta regionale condivide i contenuti del documento sulla nuova legge per il Mezzogiorno elaborato in sede di Commissione consiliare per la programmazione d’intesa col precedente esecutivo e successivamente consegnato ai parlamentari sardi; la Giunta riconosce in tale documento un ulteriore importante impegno unitario delle forze politiche autonomistiche sui temi dello sviluppo nazionale e regionale.
Signor Presidente, colleghi consiglieri!
La questione centrale per un nuovo sviluppo economico della Sardegna è quello di promuovere la ripresa dell’accumulazione del sistema produttivo regionale. In tale prospettiva occorre attuare una politica di rilancio degli investimenti pubblici e privati.
A questo fine un ruolo fondamentale spetta alle Partecipazioni statali, sia per le dimensioni e l’importanza strategica delle imprese che esse gestiscono, sia per la possibilità loro offerta di dimostrare, nelle peculiari condizioni della Sardegna, che l’impresa pubblica può assumere una funzione decisiva di impulso dello sviluppo economico e sociale.
Per queste ragioni la Giunta, nel l’impegnarsi a intensificare il confronto con le Partecipazioni statali e con il Governo, ribadisce con forza la necessità che le operazioni di risanamento aziendale da tempo in corso siano accompagnate, contestualmente, dalla definizione di precisi progetti di sviluppo delle imprese esistenti, dalla diversificazione della attività in settori e produzioni tecnologicamente avanzati, dalla ricerca di forme di integrazione con la piccola e media industria locale.
La definizione di precisi programmi di riconversione e di sviluppo è, del resto, resa ancor più urgente dal manifestarsi di segni positivi di ripresa dei mercati, in particolare nei comparti della chimica, delle fibre, dell’alluminio, onde si presenta realisticamente la possibilità di superare la fase dei tagli occupazionali e delle chiusure aziendali.
D’altro canto la presentazione di programmi chiari in questa direzione è la premessa indispensabile perché la Regione stessa possa effettivamente confrontarsi col Governo sulla politica delle Partecipazioni statali, dotandosi anche delle competenze tecniche necessarie.
L’intensificazione degli interventi volti a sostenere ogni forma di imprenditorialità locale è un altro degli obiettivi fondamentali cui occorre orientare gli investimenti pubblici e, in particolare, quelli più direttamente connessi alla politica economica regionale. Il tessuto di piccole e medie imprese locali, infatti, nonostante le oggettive difficoltà, manifesta una vivacità e una vitalità apprezzabili, come dimostrano i recenti dati sulla piccola industria e, soprattutto, sull’artigianato.
Occorre, dunque, definire ed attuare interventi nuovi, non solo da parte della Regione, ma anche da parte degli istituti di credito, diretti a favorire la capitalizzazione delle imprese attraverso l’erogazione sollecita del credito agevolato e mediante la creazione di un complesso di servizi reali. Gli esempi di possibili interventi non mancano: dalle banche dati all’impiego della telematica, alla costituzione di strutture pubbliche e consortili per la fornitura di servizi finanziari ed assicurativi, gestionali, di organizzazione dei trasporti e di ricerca di mercati.
A tal fine va utilizzata la legge di attuazione dell’art. l2 della legge 268 di recente riapprovata dal Consiglio regionale.
In questa direzione deve essere orientata anche la riconversione degli apparati regionali, che da dispensatori di fondi secondo criteri spesso indiscriminati e da strutture prevalentemente burocratiche dovranno trasformarsi – dandosi adeguata strumentazione – in istituzioni capaci di offrire assistenza all’imprenditoria sarda.
La Regione deve dotarsi, analogamente a quanto già fatto da alcune regioni italiane, di una politica a favore del rinnovamento tecnologico delle imprese, che crei una “cultura dell’innovazione”. Tale politica dovrà essere attuata predisponendo strumenti differenziati, quali centri di assistenza tecnologica e centri di ricerca, procedendo al riordino della formazione professionale ed attuando interventi di spesa e di incentivazione selettivi.
Occorre, in questo quadro, procedere ad una riforma della SFIRS per farne uno strumento efficiente di promozione e sostegno delle iniziative industriali. Contestualmente si tratta di avviare una unificazione ed un ammodernamento della legislazione sull’incentivazione produttiva, allo scopo di snellire le procedure e di soddisfare in modo più flessibile (attraverso incentivi e servizi reali e non solo monetari) i progetti di investimento.
La Giunta regionale si impegna inoltre a razionalizzare e a risanare le aziende di proprietà regionale finalizzate al sostegno delle attività e delle produzioni basate sull’utilizzo delle risorse locali, definendone in modo più compiuto i ruoli e la collocazione nel sistema produttivo isolano.
La Giunta inoltre si impegna a promuovere tutte le azioni opportune volte all’utilizzazione piena e razionale delle risorse messe a disposizione dalla Comunità Economica Europea attraverso la direttiva sui Progetti Integrati Mediterranei.
In questa prospettiva è necessario avviare una vera e propria “politica delle relazioni esterne” della Regione, rivolta, in particolare, in direzione dei Paesi comunitari e dei paesi mediterranei.
Una analoga ed organica impostazione dovrà governare gli interventi nel settore agricolo, in quello dell’allevamento e in quello silvicolo, attraverso la mobilitazione di tutte le risorse a tal fine disponibili, col reperimento di nuovi finanziamenti e la riorganizzazione di tutta la struttura pubblica al servizio della produzione e della commercializzazione.
Particolare impegno, anche finanziario, sarà rivolto per una politica di adeguata infrastrutturazione delle aree rurali e per la creazione di servizi reali a sostegno delle produzioni agricole. Dovranno essere utilizzate al massimo, in tale prospettiva, le potenzialità delle zone irrigue, sia come base per l’industria agro-alimentare, sia come occasione di abbattimento del deficit foraggero che affligge i nostri allevatori.
La Giunta si sente dunque impegnata per un definitivo decollo della riforma agro-pastorale, in sintonia con le direttive recentemente approvate dal Consiglio regionale. A tale riguardo occorre rivendicare dallo Stato la copertura finanziaria necessaria per attuare i piani di fattibilità approvati o in via di approvazione, che rischiano di rimanere inattuati per mancanza di fondi.
La Giunta intende intensificare, sui temi della politica economica, il confronto costruttivo con le organizzazioni sindacali. In particolare saranno oggetto di approfondimenti specifici e di adeguati interventi i contenuti degli accordi recentemente intercorsi tra Regione e confederazioni sindacali in ordine all’attivazione del F.I.O. regionale, alla attuazione della Legge regionale numero 3l del 1983, alla partecipazione della Regione a Società e Consorzi che perseguano finalità di sviluppo regionale, alla riforma della legislazione sull’artigianato e sul turismo, all’istituzione di una Società Finanziaria Agricola, alla predisposizione di interventi qualificati e finalizzati per la valorizzazione produttiva delle terre pubbliche.
Colleghi consiglieri!
Una verifica reale della efficacia delle politiche economiche regionali potrà aversi solo se esse si dimostreranno capaci di produrre nuove occasioni di lavoro. La questione dell’occupazione assume in Sardegna risvolti drammatici. Il tasso di disoccupazione è pari ormai al 24 per cento: questo fenomeno costituisce il problema più allarmante e socialmente pericoloso per la nostra comunità regionale.
Alle componenti legate al sottosviluppo ed all’arretratezza, alla componente congiunturale e a quella derivante dal declino di alcuni settori economici tradizionali va accompagnandosi, da tempo, la disoccupazione intellettuale. Il tessuto economico isolano non solo continua ad espellere forza lavoro, ma soprattutto, non dimostra capacità di assorbire le nuove energie lavorative.
È evidente che un problema di tali dimensioni non può essere affrontato solo con politiche congiunturali, né la sua soluzione può essere affidata a prospettive spontanee di ripresa economica. La natura strutturale del fenomeno impone a tutti i soggetti pubblici 1’adozione di interventi di ampio respiro, volti a costruire le condizioni per un rilancio di iniziative produttive non solo mediante gli strumenti ordinari di incentivazione degli investimenti, ma anche attraverso la realizzazione di programmi specificamente finalizzati alla creazione di occupazione aggiuntiva.
La Giunta assume, nel breve periodo, come obiettivo prioritario, il blocco dell’aumento di disoccupati e l’avvio di una inversione di tendenza del fenomeno della disoccupazione.
A tal fine sarà impegno immediato della Giunta regionale predisporre un intervento straordinario per l’occupazione, finalizzato a sostenere la domanda di lavoro nelle imprese individuali e associate, nei settori manifatturieri ed artigiani, in agricoltura, nel settore turistico e nel terziario avanzato.
Si convoglieranno in questa direzione tutte le risorse finanziarie disponibili sul piano regionale, nazionale e comunitario, si adegueranno le procedure previste dalle normative regionali già esistenti, quale la legge 28 del 1984 – per la cui attuazione si prevede la realizzazione di un servizio regionale di assistenza tecnico-economico-operativa; verranno coinvolti in uno sforzo concertato le istituzioni territoriali, le categorie, le forze imprenditoriali, i sindacali, il mondo della cooperazione.
A sostegno di tale intervento straordinario la Giunta assumerà le iniziative necessarie per attivare l’Agenzia regionale del lavoro, quale struttura finalizzata a predisporre interventi per lo sviluppo dell’occupazione, per l’orientamento e la formazione professionale, nell’ambito degli obiettivi indicati dalla programmazione regionale e nazionale.
Un adeguato programma per l’occupazione deve comprendere anche misure di incremento del livello qualitativo della formazione professionale. A questo la Giunta intende impegnarsi, al fine di fornire un prodotto formativo adeguato alle esigenze emergenti del sistema economico e capace di soddisfare la domanda di personale altamente specializzato. Andrà per contro evitato l’affidamento in gestione di corsi ad enti che non offrono sufficienti garanzie di competenza e capacità organizzativa, strutture e personale idoneo.
Signor Presidente, colleghi consiglieri!
la realizzazione delle linee di politica economica e del lavoro della Regione è condizionata in modo rilevante dal permanere irrisolto di quelli che siamo soliti definire “nodi storici”. Ci si riferisce ai problemi dei trasporti, del credito, dell’energia.
L’isolamento fisico della Sardegna continua a costituire una vera e propria diseconomia per l’intero sistema produttivo e civile della regione. Il problema dei trasporti deve essere affrontato in termini globali dalla Regione, dallo Stato e dalle aziende pubbliche, sia per quanto concerne i collegamenti tra la Sardegna e la penisola, sia per quanto riguarda i collegamenti interni all’Isola.
La Giunta si impegna a rivendicare dallo Stato un progetto organico e interventi concreti volti a realizzare il principio della continuità territoriale, come garanzia di una reale parità con il resto del paese nelle condizioni di trasporto interne ed esterne, sia sotto il profilo funzionale sia sotto quello tariffario. Per quanto riguarda in particolare i trasporti marittimi occorre instaurare un rapporto nuovo tra la Sardegna e la società, a partecipazione statale che gestisce la maggior parte dei collegamenti. La Regione sarda rivendicherà l’inserimento dei propri rappresentanti nel Consiglio di Amministrazione della Tirrenia e la collocazione in Sardegna della base armatoriale della società stessa.
La Giunta regionale si impegnerà perché lo Stato e le Aziende autonome completino le opere previste e finanziate per i porti sardi, ivi compreso il porto-canale di Cagliari, nonché le opere di rettifica e ammodernamento della rete ferroviaria stradale e realizzino il collegamento delle Ferrovie dello Stato con Nuoro. Nel contempo verrà portata a termine la predisposizione del piano regionale per i trasporti.
In materia di credito dovrà operarsi un collegamento tra la politica delle aziende bancarie e creditizie e lo sviluppo economico-produttivo dell’Isola, affermando una penetrante funzione di indirizzo da parte del potere regionale. A tal fine resta sempre necessario, e a ciò la Giunta si impegna, ottenere l’emanazione di norme di attuazione dell’articolo 4 lettera b) dello Statuto ed in prospettiva di nuove disposizioni statutarie, per far sì che l’istituto autonomistico possa controllare ed orientare l’attività creditizia in Sardegna.
Una prospettiva reale di ripresa produttiva necessita di una base energetica affidabile e adeguata. A tal fine occorrerà elaborare in tempi rapidi precise valutazioni sullo stato e sulle prospettive del fabbisogno energetico regionale. La Giunta ritiene opportuno pertanto proporre la costituzione di una Agenzia regionale che studi, proponga e coordini le politiche relative al settore dell’energia.
Linee portanti della politica regionale in tale settore restano il completamento degli impianti termoelettrici e l’utilizzo del carbone del Sulcis per la produzione di energia elettrica. L’utilizzo del carbone del Sulcis, nel quadro di una politica di sviluppo dell’apparato industriale isolano (chimico, tessile, metallurgico, alluminio, cartiera, impiantistica) è del tutto coerente con la politica di massima valorizzazione delle risorse locali che la Giunta intende perseguire.
La Sardegna offre risorse naturali ormai riconosciute di prima grandezza quali il carbone Sulcis, la bauxite della Nurra, il granito ed il sughero, il sale marino, il potenziale boschivo, le sabbie silicee, i numerosi minerali metalliferi.
È noto che l’energia primaria ha un ruolo insostituibile in tutte le attività dell’uomo e che pertanto il giacimento del Sulcis si presenta come il potenziale promotore per tutti i settori di attività economica della Regione.
Prioritario, per altro, è riconosciuto oggi il problema della qualità della vita che nel settore energetico indirizza preferibilmente verso l’uso dell’energia pulita: metano e idrogeno.
Dal Sulcis è possibile produrre, con processi tenologicamente noti di gassificazione, un gas a medio potere calorifico, desolforato fino ai limiti ormai molto ristretti di contenuto in zolfo previsti in USA e in Giappone e proposti di recente dall’apposita commissione CEE. La competitività economica di questo gas, in base a stime aggiornate, è del tutto soddisfacente a fronte di prodotti alternativi .
Su questa base può ritenersi che l’impiego del carbone Sulcis potrà nel tempo superare quei quantitativi recentemente proposti in progetti (che ne limitano l’uso ad alcune centrali termoelettriche), con il graduale insediamento di almeno tre centri di produzione di gas dai quali servire l’intero territorio regionale per specifiche destinazioni all’industria grande, media e piccola, agli impianti chimici ed alle fattorie agricole oltreché per gli usi di riscaldamento condominiale.
In merito al progetto Carbosulcis e per quanto riguarda la bauxite della Nurra, la Giunta regionale si impegna a prendere le opportune iniziative per la costituzione delle società operative e dei relativi centri di ricerca, coinvolgendo le Università sarde.
Un obiettivo particolarmente rilevante ai fini dello sviluppo è rappresentato dall’inclusione della Sardegna nel piano nazionale di metanizzazione; a tal fine la Giunta solleciterà l’ENI perché, in concorso con la Regione, predisponga un progetto concreto di fattibilità. In attesa della metanizzazione particolari ed incisive misure dovranno essere adottate per garantire alla Sardegna condizioni di parità con le altre aree del Mezzogiorno investite dal programma di metanizzazione; la Sardegna dovrà beneficiare da parte dello Stato di misure straordinarie che, sul piano energetico, compensino l’ulteriore diseconomia costituita dalla sua mancata metanizzazione.
Strettamente connesso alla tematica dei nodi storici è il problema della collocazione della Sardegna nel flusso dei traffici commerciali. Se infatti l’insularità costituisce per tanti aspetti un condizionamento obiettivo allo sviluppo, la naturale collocazione al centro del Mediterraneo fa nel contempo della Sardegna un nodo potenziale degli scambi e un possibile punto di concentrazione degli investimenti.
In tale prospettiva la Giunta ritiene necessario definire un progetto di fattibilità concernente un regime di esenzioni fiscali e di franchigge doganali capace di attrarre interessi industriali finanziari e commerciali di livello europeo, mediterraneo e complessivamente internazionale.
Colleghi Consiglieri!
Il riequilibrio territoriale è uno degli obiettivi e insieme una delle condizioni dello sviluppo. La questione delle zone interne deve riproporsi come momento centrale di attenzione da parte della Regione e dello Stato. Occorrerà destinare adeguati strumenti finanziari, ordinari e straordinari, nei programmi di spesa regionali e nazionali per incentivare l’organico inserimento delle zone interne nei processi di crescita economica, culturale e sociale dell’intera Isola.
Nel contempo un impegno particolare dovrà essere rivolto a valorizzare il ruolo moderno di impulso allo sviluppo che ricoprono le maggiori aree urbane, riqualificando le città sarde e i comuni limitrofi, mediante il risanamento dei centri storici e la realizzazione di opere pubbliche che facilitino i trasporti, il traffico, la qualità del la vita.
Particolare attenzione sarà dedicata all’edilizia, che dovrà essere sostenuta con misure straordinarie per quanto attiene soprattutto le aree urbane a più elevata tensione abitativa.
Tutela e valorizzazione dell’ambiente, uso del territorio e sviluppo economico sono strettamente connessi. L’ambiente va considerato una risorsa che, se correttamente gestita, concorre a promuovere lo sviluppo dell’occupazione, a creare un “habitat” a misura d’uomo, a esaltare i valori essenziali della cultura e dell’identità di un popolo. In questo quadro dovranno essere definiti lo schema di assetto territoriale, la legge urbanistica regionale, la legge quadro sulla tutela ambientale.
La Giunta regionale si impegna a fare della politica ambientale uno dei punti centrali della propria politica economica, con una concentrazione di risorse tecnico-scientifiche, umane e finanziarie tese al recupero delle aree degradate, al risanamento e alla protezione preventiva, anche mediante la creazione di parchi ed aree tutelate.
Dentro questa visione rientra l’esigenza di adottare il criterio della preventiva valutazione dell’impatto ambientale in presenza di elevanti interventi di modifica del territorio.
Senza una difesa del territorio anche il turismo, che va affermandosi come una delle voci più consistenti della nostra economia, rischia di non avere futuro. Occorre, anche in questo comparto, una politica attiva di programmazione che recuperi, eventualmente aggiornandolo, il piano regionale di settore. Le politiche di sviluppo debbono essere orientate in una prospettiva di integrazione fra aree rurali e urbane e di riequilibrio settoriale, territoriale, sociale, con l’obiettivo di iniziare concretamente a ridurre il divario tra zone interne e aree più favorite.
Una seria politica di sviluppo per la Sardegna ha necessità di un grande progetto formativo che coinvolga la scuola e l’Università, che presupponga un diverso e migliore sistema di Formazione professionale ricondotto ai luoghi lavoro; necessita dunque di un consapevole processo di educazione permanente.
Si tratta di considerare il sapere e l’educazione come strumenti di progresso e di avanzamento civile ma anche economico; di fare un grande investimento in intelligenze che producano innovazione e risveglio delle migliori energie della società sarda.
A tal fine è presente nella società sarda, nelle sue scuole, nelle sue Università, nei suoi centri di Ricerca e sperimentazione un vero e proprio “giacimento culturale” che attende di essere valorizzato e messo a frutto.
L’azione della Giunta sarà prioritariamente rivolta a sostenere lo sviluppo di una moderna coscienza culturale, favorendo la creazione di nuovi strumenti di formazione e comunicazione e il potenziamento di quelli esistenti, sia a livello locale, sia a livello regionale.
La Giunta si impegna a stabilire un rapporto più stabile ed organico col mondo della ricerca, in particolar modo universitaria, nell’intento di contribuire, attraverso il sostegno di specifici programmi, a rafforzare l’attenzione della comunità scientifica nei confronti dello sviluppo dell’Isola.
L’azione della Giunta avrà altresì, tra le sue fondamentali finalità, la difesa e la promozione dell’identità linguistica e culturale regionale, rispondendo adeguatamente ad una domanda politica diffusa e di grande respiro.
La Giunta si impegna ad elaborare in proposito un piano di iniziative, utilizzando le competenze già previste dallo Statuto e dalla legislazione dello Stato. Si impegna inoltre a sollecitare da parte del Parlamento l’esame della proposta di legge sul bilinguismo approvata dal Consiglio regionale.
Una adeguata verifica sarà infine compiuta dalla Giunta sulla situazione del settore sanitario e degli interventi socio-assistenziali. In particolare, occorrerà valutare attentamente i primi risultati dell’attuazione del Piano sanitario regionale recentemente approvato dal Consiglio, allo scopo di verificarne la reale coerenza con gli obiettivi prefissati e con i bisogni sanitari della regione.
Al fine di promuovere la maggiore efficienza nelle Unità sanitarie locali si renderà necessario predisporre idonei interventi operativi che ne migliorino l’assetto organizzativo. Ma soprattutto occorrerà prendere in considerazione, nel quadro complessivo del riassetto del sistema autonomistico regionale e locale, l’opportunità di una riduzione del numero delle attuali unità sanitarie.
Resta ancora da definire, e la Giunta assumere un preciso impegno a tale proposito, un organico progetto di riforma della materia socio-assistenziale, al fine di giungere alla formazione di un adeguato sistema di sicurezza sociale e di tutela dei soggetti disagiati.
Occorrerà realizzare, in tale ambito, un preciso rapporto programmatorio, finanziario ed istituzionale tra servizio sanitario e servizio di sicurezza sociale.
Onorevoli colleghi!
Ho inteso tracciare sinteticamente le linee fondamentali del programma della Giunta regionale: esse costituiscono la filosofia politica ed insieme l’itinerario operativo cui l’azione della Giunta vuole ispirarsi. L’esposizione di tali linee programmatiche non ha voluto seguire un criterio di minuziosa e dettagliata elencazione di settori e di problemi: nell’impianto fondamentale del programma, tuttavia, ritengo possa rinvenirsi una convincente prospettiva per la soluzione delle diverse questioni, spesso rilevanti, sottoposte all’attenzione del Presidente nel corso delle sue consultazioni. Tutte le forze politiche e sociali che il Presidente ha incontrato, prima di stendere il programma non hanno mancato di esprimere riflessioni attente, critiche e proposte. Sono segnali cui la Giunta dedicherà la dovuta attenzione, riservandosi di elaborare successivamente documenti e programmi specifici, settore per settore, problema per problema, per sottoporli alla più ampia consultazione.