Affrontando il tema i “Giovani e l’Europa” credo essenziale porsi preliminarmente il quesito: “Europa perché?”.
La risposta é tanto semplice quanto necessaria: superare i violenti conflitti, che hanno nei secoli contrapposto i popoli europei precipitandoli in feroci guerre di sterminio.
L’esigenza di assicurare alle produzioni industriali ed agricole dei rispettivi stati il più vasto spazio nei mercati internazionali ha scatenato una competizione così aggressiva da vincere, non già con la concorrenza sulla qualità e sui prezzi, ma con la potenza e la forza dei rispettivi eserciti.
Basti in proposito riflettere sul fatto che proprio l’Europa nei primi quarant’anni di questo secolo ha scatenato due guerre nel corso delle quali sono state sacrificate decine di milioni di vite umane.
Nel contesto del reciproco sopraffarsi gli statisti offrono ai popoli motivazioni che evocano albagie di potenza quali l’appartenere ad una razza umana superiore che ha perciò il diritto di assoggettare al proprio potere altri popoli definiti di razza inferiore, inoculando così il vecchio veleno del disprezzo per il diverso, inaridendo il dialogo, l’umana solidarietà per lasciar spazio solo alla legge del più forte.
L’esigenza prima é quindi quella di superare la guerra dei mercati ed eco perché nel 1966 con il Trattato di Roma si é dato via al Mercato Comune Europeo nella prospettiva di realizzare in prima fase l’economia e, in prospettiva, quella politica.
A tal fine, il Consiglio dei Ministri della C.E.E ha elaborato una serie di norme (c.d.= direttive) con le quali ha disposto un complesso sistema di governo dell’economia nell’intento dichiarato di favorire con lo sviluppo generalizzato e diffuso, il riequilibrio economico sociale fra le aree più avanzate del Centro Europa e le sacche di sottosviluppo delle grandi periferie quali Grecia, Italia Meridionale e le grandi Isole, larga parte della Spagna (a sud del Paese Basco e della Catalogna), del Portogallo ed in particolare dell’Irlanda e della Scozia del Nord.
Strumento primo di tale riequilibrio, definito “Coesione economico sociale” è costituito dai cosiddetti Fondi Strutturali ed esattamente il Fondo Europeo di Sviluppo Regionale, finalizzato a promuovere, con la partecipazione attiva dei poteri locali, lo sviluppo nelle rispettive aree, fissandone gli obiettivi, i tempi e le risorse; il Fondo Sociale Europeo finalizzato al mondo del lavoro, alla sua formazione e qualificazione professionale anche in considerazione del rapido evolvere dell’innovazione tecnologica nei diversi campi della produzione; ed infine il F.E.O.G.A. orientamento istituito inizialmente per stimolare la produttività del mercato agricolo europeo, allora largamente deficitario e, in mancanza larghissimamente inferiore; il F.E.O.G.A. garanzia, finalizzato a realizzare le grandi infrastrutture agricole (viabilità rurale, elettrificazione delle campagne, invasi per l’animazione della piene di fiumi e torrenti ed irrigazione).
Oltre l’asse portante costituito dai Fondi Strutturali, la Comunità Europea ha elaborato e finanziato altresì ima vasta serie di programmi speciali per il conseguimento di obiettivi specifici dei sistemi a rete, collegamenti ferroviari ad alta velocità o di trasporto di origine elettrica o gassosa fra regioni confinanti appartenenti a stati diversi e così via.
Io credo si possa dare atto che i tre obiettivi fondamentali previsti dal Trattato di Roma: libera circolazione nel territorio nella Comunità di persone, merci capitali, sono stati in larga misura realizzati, contribuendo così a dare un assetto sufficientemente definito al Mercato Unico Europeo.
Molto più debole e, direi largamente incompiuto, è il cammino verso l’Unione Politica Europa per cui la stessa dinamica del Mercato obbedisce ancora non a governo politico dell’Unione Europa, che è ancora da definire, ma alla legge del più forte.
E su questo tema mi soffermerò nel concludere.
Nella prospettiva di una difficile quanto faticosa conquista della cittadinanza europea, la Comunità ha guardato, con attenzione e speranza ai giovani, disponendo in loro favore tutta una serie di programmi speciali in parte sperimentali ed, in larga parte, ancora in corso di sperimentazione.
Di particolare significato è, a questo proposito, il Programma Erasmus, un ricco programma di cooperazione inter-universitario fra docenti e studenti di diversi Paesi della Comunità.
Si tratta di un prezioso esperimento che ha consentito insieme ad altro programma che prende il nome di “Lingua” (finalizzato all’apprendimento delle lingue comunitarie diverse dalla propria) di allargare il campo di tali esperienze coinvolgendo i giovani delle diverse fasce scolastiche, dalla media interiore fino all’università in programmi volti ad arricchire esperienze professionali ed, in più vasto senso umano, fra giovani e docenti di diversi paesi anche esterni alla Comunità (Europa orientale, centrale, Malta, Cipro aderenti allo spazio economico europeo).
In questo quadro si iscrivono i programmi “Gioventù per l’Europa” che risale al 1968, riconfermato da Consiglio e Parlamento Europeo nel marzo del 1995 e con specifiche finalità di formazione, qualificazione professionale, il “Leonardo da Vinci”.
Nessuna esclusione, salvo quella dell’età, sono previste alla partecipazione di tali programmi, ai quali sono ammessi e, particolarmente protetti, gli handicappati ed i giovani provenienti da aree economicamente svantaggiate e quindi bisognose di nuove professionalità imposte dalla dinamica delle tecnologie.
Di particolare interesse è il programma finalizzato al volontariato fra i giovani d’Europa.
Programma specificamente volto a promuovere la solidarietà dei giovani verso popolazioni o fasce sociali svantaggiate o comunque gravate da forme diverse di umana sofferenza: anziani handicappati, aree territoriali prive di infrastrutture essenziali, realizzabili con il contributo operativo del volontariato.
Più specifico ed in coerenza com l’Erasmus è il programma “Socrates” riservato ai giovani frequentanti l’università dal secondo anno in poi.
Tutti questi programmi che comportano, di norma, corsi per l’apprendimento della lingua del paese ove dovranno realizzare, interessano oltreché i giovani, i rispettivi docenti, impegnati ad acquisire esperienze e conoscenze innovative coerenti non solo al progresso tecnologico tumultuoso e spesso diseguale fra le diverse aree della Comunità, ma soprattutto la cultura ed i valori morali e sociali dei popoli presso i quali andranno ad operare ed ai quali dare il contributo della cultura e dei valori propri.
Europa Giovane – primi ’90
15 Dicembre 2016 by