Signor Presidente, colleghi consiglieri!
A quarantanni di distanza dalla fondazione dell’ordinamento repubblicano l’attenzione delle forze politiche e del Parlamento ha cominciato a rivolgersi verso le questioni istituzionali con un’ottica di riforma e di adeguamento dell’impianto costituzionale nel suo complesso.
Ci troviamo dunque in un momento particolarmente delicato per la vita istituzionale del nostro Paese e le forze autonomistiche sono chiamate a dare un contributo più incisivo intorno alla riforma delle strutture dello Stato, perché dagli esiti di questo dibattito dipenderà anche il ruolo futuro delle Regioni ed in particolare di quelle fornite di autonomia speciale.
È evidente che in tale direzione ogni forza politica guarda e si muove con l’intero bagaglio della propria autonoma elaborazione culturale e con una propria strategia, che non vincola né è vincolata dalle maggioranze di governo. Gli orientamenti politico-ideologici generali di ciascuna forza politica in ordine alla revisione dell’ordinamento fondamentale dello Stato non costituiscono dunque presupposti per la formazione della nuova maggioranza né sono assunti quali obiettivi diretti dell’azione di governo della Giunta.
La Giunta peraltro auspica che su tali temi possa giungersi a momenti di confronto e di iniziativa unitari tra le forze autonomistiche, nella prospettiva di un rafforzamento del carattere regionalistico dello impianto costituzionale.
Nel contempo la Giunta non si sottrarrà al compito di sostenere nelle sedi istituzionali a ciò deputate le linee di fondo e gli obiettivi concreti che hanno storicamente ispirato la politica complessiva dell’autonomia regionale sarda nel confronto con gli organi dello Stato.
In tale confronto è stato posto da tempo sul tappeto l’obiettivo di un rafforzamento dei poteri autonomistici attraverso la riforma dello Statuto speciale. Una riforma che, coerentemente con i principi sanciti dall’articolo 5 della Costituzione, provveda ad attribuire alla Regione, nelle diverse forme giuridiche possibili, l’esercizio di tutte quelle funzioni – e in particolare di quelle attinenti al governo dell’economia – per le quali non sia indispensabile la riserva in capo allo Stato.
La Giunta regionale si impegna a sostenere in tal senso la attivazione della Commissione mista Stato^Regione proposta dal Governo per la ridefinizione dei poteri statutari, rivendicando che a questa Commissione sia attribuito il rilievo politico-istituzionale richiesto dal Consiglio regionale della Sardegna.
È comunque evidente che ogni ipotesi di definizione di nuove norme costituzionali che modifichino, integrino, sostituiscano disposizioni dell’attuale Statuto dovranno scaturire dalla ricerca del consenso più ampio tra tutte le forze politiche e dovranno essere conformi alla maturazione della coscienza culturale e sociale dei sardi.
La Giunta intende operare affinché i rapporti tra Stato e Regione siano improntati alla salvaguardia delle istanze di spedalità che storicamente caratterizzano la questione sarda, al rispetto ed alla piena attuazione delle prerogative di autonomia riconosciute alla Regione dallo Statuto vigente, ed affinché, nel contempo, tali rapporti siano ispirati ai principi della solidarietà e della collaborazione tra i soggetti pubblici deputati al governo dello sviluppo nazionale e regionale.
La specialità regionale trova ancora la sua fondamentale giustificazione in un complesso di dati di carattere obiettivo ed inconfutabile espressi da una peculiare tradizione storica, giuridica, sociale e politica, nonché dalla sussistenza di presupposti di carattere materiale e territoriale che influenzano e condizionano i comportamenti individuali e col lettivi delle popolazioni interessate,
I fattori dell’etnia, della lingua, della posizione geografica, unitamente ad un tessuto autonomistico consolidato da secoli, si ritrovano, con differenti accentuazioni, in tutte le regioni con speciale autonomia.
Per quanto riguarda la Sardegna, due elementi assumono tra gli altri importanza decisiva per giustificare il suo diverso regime istituzionale.
Il primo di tali elementi si fonda sulla particolare condizione fisico-territoriale dell’Isola e sulla sua stessa posizione geografica rispetto ai paesi dell’area mediterranea; il secondo elemento attiene alla rilevanza della Sardegna come “popolo”, e cioè come soggetto provvisto di una sua peculiare personalità storico-politica, che necessariamente deve potersi erigere in ente autonomo e disporre di un’ampia ed irrevocabile sfera di autogoverno.
Da un lato vi è quindi una intrinseca coincidenza con le esigenze di una organica politica del Mezzogiorno, che deve costituire parte integrante delle politiche di sviluppo dell’intero Paese. Dall’altro lato, il fatto che lo sviluppo economico regionale sia condizionato da fattori specifici oggettivi (ad esempio trasporti) e soggettivi (storia, cui tura, tradizioni) non riscontrabili nelle altre regioni, giustifica lo specifico richiamo alla solidarietà dello Stato prevista dallo Statuto e la necessità di una nuova legge di attuazione dell’articolo 13, inteso come fonte primaria del raccordo tra programmazione regionale e programmazione nazionale.
Va dunque ribadito che la Rinascita non è questione che riguardi la sola Sardegna: essa conserva la dimensione di un problema nazionale legato alla più complessiva strategia per lo sviluppo delle regioni meridionali, pur mantenendo, in tale contesto, la sua peculiarità.
Colleghi consiglieri!
Il rilancio di una politica di Rinascita ha come obiettivo prioritario un ampio adeguamento della legislazione autonomistica, sia sul versante dell’attuazione statutaria, sia su quello delle procedure della programmazione nazionale e regionale.
Alla Regione deve essere infatti consentito di acquisire e di esercitare effettivamente, secondo il principio del concorso con lo Stato, sancito dall’articolo 13 dello Statuto, maggiori ed effettivi poteri di partecipazione e di intervento nella definizione delle fondamentali politiche nazionali che la coinvolgono e la cui formazione avviene attualmente in se di dalle quali essa è tagliata fuori.
I temi della politica meridionalistica e della Rinascita troveranno specifica attenzione nella parte di queste dichiarazioni programmatiche concernente le politiche di sviluppo. Quel che preme sottolineare, in questa sede, è la necessità di superare – nel processo di consolidamento della realtà regionale – la fase di prevalente separazione e concorrenza tra Stato e Regione, per entrare invece in una nuova fase di cooperazione.
È la complessità della vita economica e sociale del Paese, del resto, che richiede un coordinamento efficace delle politiche pubbliche.
Ma la realizzazione pratica di tale coordinamento non potrà avvenire senza il rispetto delle specificità autonomistiche e delle esigenze poste dalle realtà locali: le tradizionali impostazioni centralistiche hanno da tempo dimostrato di costituire un reale fattore di ritardo e di inefficacia delle politiche di sviluppo.
Di qui la necessità che avanzi un processo generale di riforma democratica e autonomistica dello Stato, che in questo quadro alla Regione sia riconosciuto un legittimo ruolo di “partner uguale” e che la azione di coordinamento statale non sia fondata sul comando e sul potere direttivo, ma sul rispetto pieno delle distinte competenze, sull’accordo fra le parti, sullo scambio di conoscenze, di esperienze e di servizi.
L’azione della Giunta sarà pertanto diretta con decisione a stabilire più intensi collegamenti con l’intero sistema regionale, ordinario e differenziato, al fine di proporre 1linee di rinnovamento nei rapporti fra poteri centrali e autonomie territoriali.
Nei confronti del Governo 1’intero arco delle Regioni dovrebbe rivendicare innanzitutto il completamento del disegno di attuazione costituzionale avviato con il trasferimento di funzioni alle Regioni stabilito con la Legge n, 382 del 1975. Ciò significa specialmente battersi per l’attuazione della riforma dell’apparato centrale e periferico dello Stato e per 1’approvazione di una nuova legislazione sulle autonomie locali.
In questo quadro si dovrà ottenere la costruzione di un organico sistema di raccordi fra i diversi ambiti istituzionali. Ciò implica da un lato una precisa definizione dei rapporti e delle linee di confine tra legislazione statale e legislazione regionale; dall’altro la fissazione di procedure e responsabilità certe nei diversi ambiti di competenza.
È necessaria, inoltre, una profonda riforma dei meccanismi di attribuzione delle risorse: l’attuale settorialismo e il carattere vincolante della legislazione statale hanno di fatto annullato l’autonomia programmatoria delle Regioni, che rischiano di ridursi a puri terminali amministrativi. Una Regione come la nostra, a Statuto speciale, non può essere ridotta a mero organo di decentramento amministrativo, essendo un ente di governo complessivo di un’Isola e di un popolo.
Definizione, quindi, di precise garanzie per l’autonomia legislativa, finanziaria e decisionale, delle Regioni: questa direzione di marcia dovrà proporsi agli organi di collegamento interregionali, come la conferenza dei Presidenti, che, in stretto raccordo con gli organi di cui sono emanazione – Consigli e Giunte – dovranno appunto tutelare le prerogative regionali e insieme concorrere alla definizione della programmazione nazionale, in funzione dì riequilibrio e di perequazione fra le diverse aree del Paese.
Occorre, insomma, che il riparto tra le competenze dello Stato e quelle delle Regioni non sia più, come è stato scritto, una “frontiera mobile”, soggetta alla continua ridefinizione attraverso “procedimenti di carattere politico”.
Questa esigenza è tanto più fondata ed avvertita per le Regioni a Statuto speciale.
Il sostanziale “abbassamento” dei relativi ordinamenti materiali, cioè effettivi, rispetto a quelli previsti statutariamente, l’annullamento pratico di gran parte degli istituti “speciali” (dalla competenza legislativa primaria al diritto di partecipare a funzioni di organi dello Stato), sono tendenze che occorre invertire.
Perciò dovrà essere approfondita la riflessione, già in corso nelle cinque Regioni ad autonomia differenziata, tesa ad individuare meccanismi di tutela delle relative specifiche prerogative statutarie.
Uno sforzo comune, in definitiva, insieme alle Regioni ordinarie e a quelle speciali, va operato per realizzare un diverso sistema dei rapporti tra Stato e Regioni, che superi il regime di ripartizione irrazionale delle funzioni e sia rigorosamente ispirato alla precisa individuazione dei rispettivi ruoli: questa è la premessa fondamentale per attuare i principi della collaborazione e del coordinamento.
Per quanto concerne la Sardegna questo modello di rapporti può essere avviato a realizzazione partendo dall’originario impianto statutario, con la ridefinizione dell’intera disciplina di attuazione e col sua completamento, e deve essere accompagnato da un ampio processo di trasferimenti e deleghe di funzioni statali alla Regione.
La Giunta ribadisce in tale prospettiva l’impegno a proseguire l’obiettivo della piena attuazione dello Statuto di autonomia, rivendicando l’emanazione delle norme di attuazione per tutte le materie in cui attualmente esse sono carenti: in particolare per quanto concerne la partecipazione della Regione all’esercizio di funzioni statali, secondo le previsioni del Titolo VI dello Statuto e per quanto concerne i poteri regionali in materia di credito.
Le norme di attuazione vigenti, adeguatamente revisionate ove necessario, e quelle ancora da emanare dovranno essere accorpate per settori organici e opportunamente coordinate, in base ad una precisa analisi delle funzioni, con le altre norme di trasferimento e di delega di competenze, onde realizzare un complesso normativo generale e non frammentario.
Nella prospettiva di un adeguamento dei poteri statutari la Giunta intende avviare una ricontrattazione con lo Stato delle stesse norme contenute nel titolo terzo dello Statuto, la cui recente riforma non ha pienamente soddisfatto le esigenze della Regione.
Colleghi consiglieri!
Il confronto con lo Stato deve essere impostato considerando nel loro complesso i poteri che esso esercita nella nostra Regione e che più direttamente interagiscono con i fatti economici e dello sviluppo e,dunque, con la linea strategica che la Giunta assume per governare la realtà regionale.
Interlocutore diretto di tale confronto sarà il Governo nazionale, per la sua veste di responsabile dell’indirizzo politico,amministrativo ed economico generale del paese, per i compiti di direzione e di vigilanza che ad esso competono sui diversi enti e aziende pubbliche operanti in settori decisivi per l’economia della Sardegna, per i poteri che esso direttamente esercita sugli organi statali – civili e militari – presenti nell’Isola.
Verso il Governo la Giunta si impegna ad assumere le iniziati ve più efficaci affinché l’intera azione dei poteri statali sia conforme alle esigenze di sviluppo dell’Isola.
L’interlocutore della Giunta e degli altri organi regionali nel corpo centrale dello Stato non sarà, tuttavia il solo Governo: dovrà realizzarsi un collegamento costante con le attività del Parlamento, per garantire tanto il rispetto delle competenze legislative regionali, quanto l’efficacia delle proposte di legge e dei voti regionali alle Camere, ed in definitiva un controllo complessivo sui rapporti fra Stato e Regioni, anche attraverso una più intensa partecipazione di queste alla formazione del bilancio dello Stato. È poi con tutta l’articolazione delle Amministrazioni statali che la Regione dovrà stabilire forme intense di collegamento, per determinare ogni scambio di conoscenze e ogni coordinamento possibile nell’esercizio delle rispettive funzioni: con la Magistratura ordinaria ed amministrativa, con le strutture militari, con quelle deputate all’ordine pubblico, con quelle della pubblica istruzione, con quelle operanti nei settori dell’energia, dei trasporti, del credito.
La Giunta assume l’impegno di sollecitare l’adeguamento degli organici e della qualità dei servizi pubblici direttamente dipendenti dal le diverse amministrazioni dello Stato. La Giunta non mancherà di rilanciare il confronto con lo Stato per una più equa ripartizione dei grava mi territoriali ed economici connessi con le esigenze della difesa del Paese.
La Giunta si impegna a stimolare l’intervento riformatore dello Stato, promuovendo il suo coordinamento con le competenze regionali e con le funzioni degli Enti locali secondo le previsioni normative contenute anche nel D.P.R. n. 348.. Occorre in particolare assumere consistenti iniziative coordinate al fine di prevenire 1’insorgere dei fenomeni criminali e di venire incontro ai problemi delle fasce di popolazione più emarginate.
Occorre, infine, sottolineare che la Giunta non intende intensificare i rapporti della Regione soltanto con i principali organi dello Stato, per sollecitarne l’iniziativa nei confronti dei problemi della Sardegna: è sempre più pressante l’esigenza di costruire una rapporto tra Regione e Comunità Europee più intenso e, soprattutto, più costante e consapevole.
Ciò potrà innanzitutto avvenire attraverso la definizione di una norma di attuazione dell’articolo 52 dello Statuto e quindi assicurando una partecipazione della Regione anche nella definizione delle politiche comunitarie, superando i limiti contenuti nelle norme di attuazione attualmente vigenti.
Sarà opportuno riproporre, con le altre Regioni, la definizione di un ruolo più preciso della conferenza Stato-Regioni sui rapporti comunitari.
Occorrerà poi garantire una presenza attiva dell’Istituto regionale nel Comitato consultivo delle Istituzioni regionali e locali, per ampliarne i poteri e il grado di rappresentatività nei confronti degli organi comunitari.
La Giunta intende inoltre assicurare la partecipazione costante della Regione alle iniziative del Consiglio d’Europa per la cooperazione fra le regioni europee e a quelle della Conferenza delle regioni periferiche, marittime e insulari.
A livello regionale sarà avviata l’attività della Consulta regionale per i problemi comunitari, e saranno create particolari strutture conoscitive e di gestione all’interno dell’Amministrazione regionale, nel quadro della sua complessiva riforma.
Rapporti Stato – Regione, Consiglio Regionale, 1985
14 Giugno 2016 by