Ill.mo Direttore, non le nascondo la mia sorpresa nel leggere la cronaca di Agostino Murgia sul comizio tenuto la sera del 10 c. a Nuoro da Marco Pannella; comizio al quale ha fatto seguito una mia breve replica.
In ordine a tale cronaca pubblicata l’11 c.m. a pag 5 della Nuova intendo precisare quanto segue:
1° Non Marco Pannella mi ha invitato a salire sul palco dal quale parlava per rispondergli, ma sono stato io ad interromperlo ripetutamente per chiedere di potergli replicare immediatamente dai suoi stessi microfoni.
2° Pannella si è ben guardato dal darmi dell’imbroglione; si è solo lamentato che tale sia stato da me definito nell’intervista rilasciata a Sandro Macciotta e pubblicata dal suo giornale il giorno 10, lo stesso nel quale si è svolto comizio e replica.
3° Non è assolutamente vero che mi sia rammaricato del mancato attacco di Pannella a comunisti e democristiani in ordine al voto sulla nuova legge elettorale regionale, ma del fatto che abbia concentrato le sue osservazioni critiche sul Partito Sardo d’Az, dimostrando con questo d’essere ben più interessato ai voti sardisti che alla legge.
4° Ho rimproverato a Pannella, capace di ben altra sensibilità e ricchezza intellettuale, il sostanziale disprezzo per l’elettore sardo da lui ritenuto tanto rozzo ed ingenuo da abboccare all’amo di una provocazione quale quella di attribuire a noi sardisti la visione di un elettorato ridotto a branco di bestiame.
Sono forme polemiche che squalificano che le assume. D’altra parte l’applauso del pubblico a conclusione della mia replica non lascia dubbi in materia.
Profitto della sua cortesia per ribadire un concetto che ho più volte espresso ma che nella cronaca di Agostino Murgia risulta piuttosto mutilato e sostanzialmente incompleto, pur se fedele nelle parole da me espresse, nell’intervista – nella quale peraltro mi riconosco pienamente – da me rilasciata a Sandro Macciotta.
Mi riferisco al giudizio sulla discussa legge sul rinnovo del Consiglio regionale. Premesso che qualunque legge elettorale deve obbedire al duplice fine di garantire la più ampia rappresentatività da un lato e governabilità dall’altro, rilevo che ben difficilmente si è riusciti a trovare una formula che riesca a conciliare in modo equilibrato ed armonico queste due esigenze.
Il sistema elettorale inglese fondato sul sistema uninominale, nelle ultime elezioni europee ha penalizzato il 16% dei votanti costituito dall’elettorato liberale.
Non sono infrequenti i casi in cui la maggioranza dei voti riportati nel Paese non si è tradotta in maggioranza di seggi.
Le varie forme di proporzionale corretta spaziano dallo sbarramento del 5% dei voti espressi nello Stato, imposti dalla legge elettorale tedesca, alla duplice condizione del quoziente pieno e contestuale raggiungimento della soglia di almeno 300.000 voti imposti dalla legge elettorale italiana come condizione per l’utilizzazione dei resti.
La rappresentatività sardista alle ultime elezioni nazionali è stata dimezzata e sacrificata a favore dei partiti italiani.
Sotto questo profilo la nuova legge elettorale regionale è di gran lunga la più democratica e rappresentativa perché, rifiutando il collegio uninominale che favorirebbe solo democristiani e comunisti, si limita a fissare come unica condizione per l’integrale utilizzazione dei voti riportati da una determinata lista, il conseguimento di almeno 1 quoziente di uno dei 4 collegi e non anche di una soglia minima regionale.
Chiariti questi concetti, confermo le mie riserve motivate dal fatto che la legge è stata approvata a conclusione della legislatura quando ormai si è nell’imminenza della convocazione dei comizi elettorali.
Questo fatto giova solo alla D.C. che ha preferito non affrontare un tema di per sé legittimo e democratico un anno fa e ciò per non mettere in crisi la maggioranza e la Giunta. Come è nelle sue tradizioni, gli amici li butta a mare quando non sono più funzionali all’esercizio del suo potere.
Repubblicani e liberali, che pure le hanno consentito di silurare la Giunta laica e di sinistra e di riconquistare con la Presidenza della Giunta e di numerosi Assessorati la pienezza del potere, rischiano di essere penalizzati e cancellati dal nuovo Consiglio Regionale.
Tanto peggio per loro. La D.C. ha ottenuto quanto voleva e tanto basta. Ebbene questa procedura mi lascia perplesso.
Non conviene certo ai partiti democratici se sostenuto da motivazioni politicamente valide e corrette cadere nella trappola dei giochi di potere democristiani.
Anche i valori più puri perdono di trasparenza quando sono inquinati.
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Lettera al direttore de La Nuova Sardegna – 12 maggio 1984
7 Marzo 2016 by rocamadour
Filed Under: Interventi sui giornali, Politica Tagged With: Agostino Murgia, collegio, comizio, consglio regionale, legge elettorale, legislatura, Marco Pannella, proporzionale, Sandro Macciotta, sbarramento, soglia, uninominale