Lettera “Ai Colleghi della Lega Lombarda” – 14-settembre 1990

Ho rilevato, ma forse è una mia impressione, un atteggiamento in voi offeso. Se così fosse me ne dispiace. Non credo vi abbia colto di sorpresa il mio atteggiamento di ieri. Il giudizio politico sulla Lega Lombarda, soprattutto sulla sua interpretazione del regionalismo, l’ho sempre espresso in vostra presenza come in vostra assenza.
Credo voi interpretiate in modo errato e potenzialmente pericoloso, un bisogno reale e profondo e legittimo delle popolazioni lombarde: quello di essere protagoniste partecipi e determinanti del proprio sviluppo. Nulla di più legittimo.
Il modello burocratico, formale, sostanzialmente sterile di attuarlo da parte dello stato (governo e Parlamento, come delle stesse istituzioni regionali) ha scatenato reazioni diffuse e crescenti nelle popolazioni che si sentono emarginate nei processi decisionali dai circoli sempre più chiusi nella Torre d’avorio del Palazzo. Queste reazioni si evolvono verso un forte movimento regionalista che può sfociare nel federalismo. È il sogno di una nuova vigorosa democrazia.
La vostra interpretazione è purtroppo largamente motivata da una sorta di xenofobia del tutto illegittima ed antistorica.
Certo, i processi invasivi creati sul piano demografico dallo sviluppo economico produttivo tumultuoso del così detto miracolo economico italiano ha suscitato problemi che vanno gestiti, metabolizzato e fisiologicamente risolti ma facendosi carico di tutte le sofferenze che sono coinvolte in questa fasi di transizione: cioè di crisi.
Non si può realizzare una sorta di disinquinamento sociale cacciando gli “alieni” o respingendo puramente e semplicemente le turbe smarrite e disperate che cercano soluzioni al problema dell’esistenza.
Le risposte sono tante, articolate, complesse ma, se vogliamo costruire il futuro, ispirate alla solidarietà.
Non si può continuare a spendere i 3/4 del bilancio della Comunità nelle zone ricche di questa e meno di 1/3 (25%) nelle zone di riequilibrio economico (zone povere) della stessa Comunità e le briciole al terzo mondo.
In effetti con i 3/4 del bilancio noi continuiamo a pagare le produzioni eccedentarie (soprattutto latte e carne olandese, tedesco, belga, francese, nord italiano, etc).
Il potenziale politico della Lega può essere un grande patrimonio della democrazia italiana ed europea e quindi mondiale purché superi la fase xenofoba e ponga i problemi di uno sviluppo generalizzato, diffuso e affidato ai poteri di base.
Ma, qualunque sia il giudizio politico sui nostri dissensi, non credo possiamo sentirci personalmente offesi. Il rispetto delle altrui idee mi impone di essere leale sino al rigore nell’onestà del giudizio critico, senza per questo perdere il diritto alla continuazione del confronto che si fonda sul rispetto anche degli interlocutori.
I nostri rapporti sono stati sempre chiari e perciò amichevoli, mi piacerebbe continuare in questo spirito .