“Il libro e l’editoria , la promozione e diffusione della cultura: un sistema integrato di informazione e documentazione” – 14 dicembre 1987
Ho accolto volentieri l’invito ad essere presente a questo vostro convegno, per testimoniare l’impegno della Giunta regionale in un settore così importante e delicato. In questo momento la Giunta è impegnata su tutto il fronte dello sviluppo: i problemi che ne derivano sono complessi, condizionati da ostacoli di varia natura, interni ed esterni all’isola, ed è certo compito dell’Amministrazione regionale affrontarli con il consenso e l’appoggio della società regionale, e con la solidarietà della comunità nazionale ed europea.
Solidarietà estremamente labile, di difficile definizione, che dà luogo a una grossa contestazione a livello nazionale, da parte delle regioni che sono rimaste indietro nello sviluppo nei confronti di quelle più avvantaggiate in questo senso, soprattutto in un contesto europeo che vede aggregarsi, nella prospettiva abbastanza ravvicinata, le forze economiche presenti nel mercato internazionale ed europeo a tutto danno delle regioni emarginate.
La Comunità europea rischia di diventare una discriminante tra le più drammatiche e divaricanti nella prospettiva del mercato unico che nel 1992 dovrebbe realizzarsi senza che si sia realizzato invece il presupposto essenziale per il quale il mercato unico è stato previsto, e cioè il riequilibrio tra le regioni rimaste in ritardo e le regioni avvantaggiate. Di fronte a queste situazioni e a questi problemi, che hanno portato lacerazioni profonde nei tessuti sociali che sono stati investiti da processi di emigrazione tumultuosa, di trasferimenti di masse, di modificazione delle strutture sociali e quindi della cultura di queste popolazioni, dei valori di queste popolazioni, tutta una serie di elementi che hanno in qualche modo influito nell’evolversi non sempre positivo degli aspetti sociali: di fronte a tutto questo, dicevo, si pone anche il problema di uno sviluppo della cultura nella nostra regione, il problema per il governo della Regione di determinare le prospettive, i contenuti, gli strumenti perché la nostra cultura cresca intanto sulle proprie radici, con vigore e con capacità propositiva.
A riguardare la genesi stessa dell’istituto autonomistico, a riguardare gli atti della Consulta, troviamo che stranamente si dà importanza a valori istituzionali e a valori economici e sociali, ma si dà scarsissimo rilievo ai valori culturali. Quasi non se ne fa cenno. Le rivendicazioni dei costituenti in materia di formazione culturale sono deboli, più formali che sostanziali. Questo ha decisamente influito sul ruolo che la Regione svolge in materia di cultura. Ci siamo trovati di fronte ad un evolversi spontaneo di situazioni per cui la cultura ufficiale è andata sempre più adeguandosi e conformandosi alla cultura prevalente, che era stata poi lo strumento della alienazione del popolo sardo, del suo sradicamento, della sua perdita progressiva di identità culturale e di soggettività politica.
Quasi per un moto di reazione istintiva del popolo si è sviluppato un fermento, e negli strati intellettuali e nel popolo stesso, un bisogno di riappropriarsi della propria identità, un bisogno di riemergere dei valori profondi della sordità, un prepotente e sempre più consapevole bisogno di soggettività politica, la consapevolezza di un’emarginazione che condannava pesantemente il nostro popolo ad una scomparsa sul piano etico, e quindi sul piano di tutti i valori che, nel corso dei secoli, questo popolo aveva saputo difendere, pur in presenza di situazioni storiche che tendevano ad appiattirlo e a farlo scomparire. Ecco, di fronte a tutto questo assistiamo a tutto un fiorire di studi, di ricerche, di pubblicazioni, che denotano il piacere di riscoprire in noi questi valori della nostra identità culturale. Si riscopre il valore della cultura come un momento aggregante di un popolo, non solo come fatto di conoscenza, non solo come fatto di potere (perché la cultura è potere: chi ha cultura conosce e sa come governare gli strumenti della tecnica e del progresso). La cultura consente ad un popolo di ritrovarsi intorno a valori unificanti; non sono solo gli interessi economici ad aggregare un popolo ma anche quelli culturali.
Un popolo si riconosce intorno alle tradizioni, intorno alla lingua, a ciò che costituisce il patrimonio comune. Tutto questo noi stavamo per perdere ed oggi lo stiamo riacquistando. Lo stiamo riacquistando soprattutto grazie al moto sociale. L’istituzione autonomistica non ha contribuito molto, in un certo senso ne è stata determinata e ne ha preso consapevolezza in virtù di un movimento spontaneo degli intellettuali e del popolo.
Oggi il dibattito verte sul ruolo nuovo che la Regione deve saper assolvere, ponendosi come problema fondamentale quello di promuovere e sostenere se stessa, con le proprie iniziative, scoraggiando le iniziative estranee che vengono assunte nelle forme più diverse da privati e da istituzioni.
Oggi noi parliamo del libro. Il libro è strumento di cultura, di conoscenza, di discussione della conoscenza e della documentazione, e consente quindi l’acquisizione di consapevolezza che altrimenti sarebbero difficili da ottenersi. Il libro è espressione dell’editoria, di un’industria che ha una sua valenza economica ma anche una valenza culturale. Ecco perché noi valutiamo con estremo favore tutte le iniziative che vengono assunte in proposito, quali per esempio la partecipazione alla Fiera dell’Editoria di Francoforte, e in questo senso bene fa il collega Assessore della Pubblica Istruzione a stimolare, a sostenere, a incoraggiare i soggetti in questa direzione, lo ricordo che agli inizi di questo secolo vi è un precedente illustre, che io amo ricordare quando posso anche perché è una rarità: ‘Il Nuraghe’. ‘Il Nuraghe’ è stata un’iniziativa di eccezionale valore, e bisogna ricordare quale fiorire di iniziative culturali e politiche esso ha consentito: la scuola liberista che si forma intorno ad Attilio Deffenu, e a tutti coloro che ruotavano intorno alla personalità gigantesca di questo ragazzo, morto giovanissimo (mi pare non avesse 25 anni quando è caduto in guerra), quest’uomo che dialogava con Grazia Deledda e con i maggiori intellettuali del suo tempo, e che pubblicava una rivista così diversa, così propositiva, così ricca di fermenti ideali ma al tempo stesso di proposte politicamente operative. Tutto questo lo si deve all’iniziativa di un editore, di Sebastiano Satta, altro poeta rivelato dall’edizioni del ‘Nuraghe’, come tanti altri.
La Mostra del Libro è una manifestazione di cultura nel suo insieme, complessivamente considerata. E’ una forma di comunicazione socio-culturale; la lettura e la scrittura, nella loro diffusione, allargano e approfondiscono temi e interessi. E per quanto riguarda il libro sardo, o il libro finalizzato alla Sardegna, allargano la conoscenza di quella che ancora oggi dobbiamo chiamare la ‘questione sarda’.
Credo che faremmo bene a porci tutta una serie di interrogativi, cioè quale ruolo sta svolgendo in concreto il libro in Sardegna: chi sono i lettori sardi, quali fasce sociali il libro riesce a coinvolgere, in che modo il libro diventa produzione nei diversi settori nei quali esso si propone. E il libro che parla di Sardegna, muore in Sardegna oppure sbarca negli altri lidi e pone il problema sardo (o i problemi sardi), stabilisce un messaggio, un modo di comunicazione sulla vasta tematica che la Sardegna è in grado di proporre? Quali sono i problemi, le difficoltà, i punti di forza dell’editoria sarda? Sono problemi che vanno analizzati e definiti per dare risposte.
Ogni comune deve avere la sua biblioteca. Ogni biblioteca deve avere la sua sala di lettura. Ogni biblioteca deve saper esercitare il prestito, deve saper promuovere tutti i dibattiti e le iniziative necessarie a coinvolgere i possibili lettori. Si deve fare, insomma, una politica culturale. Certo, non tutto si esaurisce nel libro. Oggi ci sono tecnologie, quelle per esempio legate all’immagine, che in un certo senso sostituiscono la funzione del libro in una vasta fascia di utenti. Ma il libro come tale non è sostituibile né dal disco né dal video-libro. La lettura di un testo è un fatto Creativo, perché l’immagine trasforma il lettore in un destinatario, gli risolve in un certo senso i problemi, mentre il libro stimola la fantasia, ha bisogno della partecipazione del lettore. Il lettore immagina una situazione, immagina un paesaggio, recepisce i sentimenti con la sua personale interpretazione.
Per promuovere la cultura in Sardegna, uno degli strumenti è certamente l’editoria. Io so che il collega Fadda sta assumendo iniziative molteplici, e attraverso le sue proposte la Giunta ha potuto in qualche modo intervenire e dare risposte a molte attese, mentre altre ancora restano da soddisfare. Il disegno di legge che si sta predisponendo verrà sottoposto alla consultazione dei settori interessati, e questo ci consentirà di arricchire e di integrare le proposte. Uno degli strumenti fondamentali, in questa prospettiva, è certamente l’editoria. E in questo senso il Presidente della Regione saluta gli editori sardi, nella speranza che insieme possiamo fare un lungo cammino.