Devo dichiarare la mia profonda insoddisfazione e preoccupazione.
Invero, la risposta che il(Sottosegretario) Governo ha dato alla nostra interrogazione, spogliata, direi liberata, dalla fumosità dei buoni propositi, espressi per altro in forma del tutto generica e ben poco impegnativa, annunzia un intervento contingente, di mero salvataggio temporaneo, scoordinato dal necessario quadro di sviluppo programmato che gli operai di Ottana, le popolazioni della Sardegna Centrale e la Regione tutta si attendevano.
Tutto ciò è inaccettabile perché, sostanzialmente, elude il problema.
Il Governo in questo contesto, limita il proprio ruolo a quello di spettatore lasciando che i gruppi operanti nel settore: Montedison-Snia, Anic e Sir, si contendano il campo, dalla produzione ai mercati interno ed esteroin una logica di concorrenzialità che si realizza però con i soldi dello Stato e sulla pelle delle popolazioni.
Riteniamo per contro – ed in questo senso formuliamo precise richieste
– che il Governo debba assumere un ruolo prevalente e determinante elaborando una programmazione nazionale che fissi e definisca le quote di intervento operativo per ciascun gruppo liquidando così definitivamente il ciclo della dissipazione del denaro pubblico compiuto dalle aziende con iniziative unilaterali, suggerite da impulsi contingenti e contraddittori che hanno portato il caos produttivo e commerciale nell’intero settore delle fibre.
Non emerge chiara dalle sue risposte on.le Sottosegretario, la precisa volontà del governo di esigere dalla Montedison il rispetto degli impegni assunti ad Ottana, non solo per quanto attiene alla sua permanenza nelle aziende della chimica e fibra del Tirso, ma altresì, nel completamento del processo produttivo che consenta di giungere alla filatura, stiro e testurizzazione dell’intera produzione del polimero che oggi viene ceduto ad industrie esterne per il 50% (trentamila T. anno) quale materia prima senza alcun valore aggiunto.
Non emerge per altro la volontà di completare il progetto Sartex che, sviluppando la successiva fase tessile, si raccorderebbe – come era previsto nei programmi iniziali – alle produzioni della chimica e fibra del Tirso, rendendone più economici i costi globali e contribuendo in modo incisivo all’espansione occupativa ed al processo di sviluppo della Sardegna Centrale.
Non appare per altro chiaro quale ruolo venga riservato alla Sir per i programmi da realizzare nella stessa Ottana e nell’area del Sarcidano.
Di tali programmi, ancorché osteggiati da qualche gruppo, per evidenti
interessi concorrenziali – si attende la realizzazione, ma in un quadro di
compatibilità e di coordinamento produttivo programmato di cui non si trova traccia nella sua risposta.
Si impone perciò la revisione degli assensi concessi dal CIPE al fine
di coordinarli in un quadro organico che, inserito nella programmazione nazionale, faccia emergere nei fatti l’attuazione della politica Meridionalistica sempre affermata dal governo ma altrettanto puntualmente elusa nella realtà.
“Non è chiara inoltre la funzione preminente da assegnare alle partecipazioni statali nella loro azione di forza trainante dello sviluppo e di risanamento dell’intero settore.
Debbo ancora sottolineare l’estrema modestia, direi: 1’irrilevanza degli |stanziamenti destinati alla ricerca che ci rende in gran parte tributari e perciò dipendenti delle tecnologie straniere.
Che dire poi dell’assurdo scollegamento esistente tra la produzione delle fibre nel settore meccano tessile?
Le stesse industrie italiane – mentre si minaccia di abbandonare gli impianti di Ottana (che sono fra i più moderni del mondo e garantiscono una produttività per addetto di oltre 40 T. annue) – sono costrette ad approvvigionarsi massimamente nei mercati esteri, con pesanti riflessi sulla bilancia dei pagamenti, mentre registrano un attivo di circa 3 mila miliardi di attivo nell’esportazione dei tessuti.
La piattaforma elaborata nella conferenza di produzione, promossa dai Lavoratori di Ottana viene dal governo disattesa e sostanzialmente ignorata.
Questo è un errore grave. Direi che deve interpretarsi come una vera ì propria provocazione e come tale viene nettamente respinta da una classe operaia ormai consapevole della propria forza, maturata in anni di lotte durissime, condotte con il sostegno e la partecipazione del popolo sardo.
Intervento – Senato della Repubblica
15 Dicembre 2015 by