Melis. Signor Presidente a differenza del senatore Pitrone, non ho alcun timore di essere tacciato di regionalismo, perché sono regionalista per definizione. Comunque non ho intenzione di soffermarmi su problemi di carattere regionale, né di approfondire temi che hanno trovato compiuta trattazione negli interventi dei colleghi che mi hanno preceduto e che ho ascoltato con estremo interesse perché mi hanno illuminato su tanti argomenti che non conoscevo per la nota inesperienza sarda in materia di autostrade – la Sardegna non ha avuto questo impatto con tale realtà – e quindi ho potuto prendere coscienza di tutte le distorsioni e degenerazioni che pure una struttura così civile e moderna quale l’autostrada ha determinato in senso negativo.
Mi pare che dalla relazione Tonutti, così meritoria per tutti i dati che porta, per gli approfondimenti che ha condotto, si sia passati questa mattina da un accento tecnico-finaziario ad un accento più, squisitamente politico. Cioè si è andati a vedere la genesi dei problemi o perché queste autostrade, per certi interessi che si sono determinati, abbiano provocato dai particolari processi sociali ed economici. In altre parole si è voluto privilegiare il trasporto privato, si è inteso privilegiare un certo tipo d’industria, da quella automobilistica a quella edile, che però non è quella della casa, danneggiando fortemente, in definitiva, il trasporto pubblico. E noi, che politicamente ma non fisicamente facciamo parte del Mezzogiorno, abbiamo pesantemente pagato queste scelte, così come abbiamo pesantemente pagato le scelte della mancata unificazione della politica unitaria dei trasporti, soprattutto per noi isolani il problema si è posto in quanto dobbiamo di volta in volta discutere col ministro della marina mercantile per i trasporti marittimi, con quello dei trasporti per l’aviazione e i collegamenti sia aerei sia ferroviari, e col ministro dei lavori pubblici per la realizzazione delle strade e delle superstrade che si vanno realizzando.
Come ho detto anche in altre occasioni, da oltre venti anni percorro una strada che è ancora in costruzione, ogni volta con il pericolo di uscire fuori strada perché vi sono sempre lavori in corso e deviazioni che sono sempre nuove, diverse e imprevedibili. Questo dà, la misura della lentezza con cui si portano avanti i lavori non di un’autostrada ma di una normale superstrada, per la quale non si parla di vincoli che invece dovrebbero essere realizzati proprio per por termine a quell’incremento di mortalità che si è ultimamente verificato, dovuto appunto alla mancanza di svincoli. Questo è lo scotto, il prezzo pagato dalle Regioni, sia politicamente che socialmente, Regioni alle quali sono state riservate una viabilità minore, in termini estremamente ridotti e per giunta realizzata con una lentezza paurosa ed esasperante. Tutto ciò ha determinato il ritardo nello sviluppo e nella crescita economica, con tutte le implicazioni nell’occupazione e interazione anche civile del resto del Paese. La politica dell’autostrada andava contrapposta, o meglio più che contrapposta andava affiancata con valutazioni di prevalenza, priorità degli interessi generali come tipo di trasporto alternativo a quello ferroviario. In Sardegna i trasporti ferroviari sono rimasti uguali, senza modificazioni da oltre un secolo e si sono fatte soltanto alcune integrazioni di viabilità ordinaria. Non più tardi di qualche mese fa sottolineavo la necessità di rompere l’isolamento di alcune aree vastissime della Sardegna e mi sono sentito dire che il problema era allo studio e alla valutazione del Governo, ma che purtroppo i fondi mancavano. Ma i fondi si sono trovati per adoperarli in misura veramente offensiva e, direi, mostruosa, mentre non si è fatto l’essenziale dove era necessario, dove avrebbe rappresentato un’elementare condizione di vita di intere comunità.
Non voglio dilungarmi oltre sia per l’ora tarda, sia perché manco di quel retroterra di conoscenza che mi permetterebbe di essere più competente nella materia.
Non posso che concordare con osservazioni ragionevoli quale quella di completare, dove è necessario, alcuni tratti autostradali per attivare importanti collegamenti internazionali, per una integrazione economica e uno sviluppo più vigoroso del paese nella sua globalità; altrettanto d’accordo sulla necessità di integrare con provvedimenti urgenti la falla più drammatica che si è aperta in questo settore e sulla necessità, sottolineata dal senatore Ingozzi, di tornare a un riesame della pur pregevole bozza di relazione per sottolineare gli aspetti politici e le proposte più che precise emerse dalla discussione.
Intervento nell’VIII Commissione Lavori Pubblici – Senato della Repubblica – 25 maggio 1977
1 Dicembre 2015 by