Melis, relatore alla Commissione.
Signor Presidente, onorevole Ministro, onorevoli colleghi, a me resta ben poco da dire, visto che gli interventi si sono sviluppati secondo una coerenza che vede confermate le linee generali della relazione che ho avuto l’onore di esporre in quest’aula. Dovrei ripetere cose già dette; d’altra parte le osservazioni e le domande emerse dal dibattito sono state rivolte specificamente al Ministro e solo il Governo può chiarire e risolvere quei dubbi che io stesso nella mia relazione avevo sottolineato, chiedendo che la Commissione venisse illuminata sul significato di certe dimensioni di spesa, di certi movimenti all’interno del bilancio della Marina mercantile.
Consento con i senatori Tonutti, Federici, Mola, i quali hanno rilevato in particolare una sorta contraddizione fra la relazione programmatica che ci prospetta certe ipotesi di sviluppo anche nel settore dei trasporti marittimi e le scelte operative soprattutto nel campo della cantieristica, del credito navale, ove le diminuzioni di spesa non sembrerebbero trovare sufficiente raccordo con le dichiarazioni programmatiche. L’ipotesi che a queste riduzioni si sia giunti per mobilitare la massa dei residui passivi, rendendo più dinamica la spesa e quindi consentendo una migliore rispondenza degli strumenti di bilancio con l’operatività di questi deve essere valutata positivamente. Mi pare ineccepibile l’osservazione dal collega Federici sulla non funzionalità dalla legislazione vigente. Il fatto che non ai riesca a spendere le somme stanziate per il credito significa che la leggi non sono operanti; vanno quindi individuate le cause, i nodi che inceppano l’operatività di queste leggi, altrimenti anche i nuovi stanziamenti che si decretassero su queste leggi finirebbero inesorabilmente con l’andare a residuo passivo. Sono la banche che non concedono i mutui, coma osservavo nella mia relazione, in relazione alla macchinosità dalla legge, o sono troppo modesti gli stanziamenti, soprattuto i contributi specifici, non correlati al costo dal danaro quale si va registrando per effetto dell’inflazione e di altro cause? Questi problemi vanno individuati a risolti con una legge che tenga conto dell’esperienza passata. Così per tutte la altre osservazioni che sono emerse e che paiono meritevoli di attenzione.
Circa la riduzione drastica in valore percentuale dagli stanziamenti per la marina mercantile, non mi resta che sottolineare ancora la sottovalutazione dal ruolo della marina mercantile nell’espansione economica del nostro Paese. Considerato che la nostra economia è basata sulla trasformazione e che quindi siamo costretti ad importare materie prime e ad esportare prodotti finiti, c’è da tenera presente che il novanta per cento delle importazioni e il sessanta per cento delle esportazioni avviene per via mare. È evidente, perciò, che il ruolo della marina mercantile è essenziale e in questa prospettiva ridurre del cinquanta per cento in valore percentuale rispetto allo stanziamento globale del bilancio dello Stato gli stanziamenti della Marina mercantile è un non senso, o, per lo meno, un fatto che merita un chiarimento da parte dell’onorevole Ministro, che dovrebbe spiegarci quali motivazioni possono legittimare una scelta di questa rilevanza.