Interpellanza – Senato della Repubblica – VII Legislatura – 117a seduta pubblica – martedì 3 maggio 19 77

Melis. Domando di parlare.
Presidente.Ne ha facoltà.
Melis. Signor Presidente, onorevole rappresentante del Governo, onorevoli colleghi, prendo atto della risposta del Sottosegretario; lo ringrazio per le precisazioni che ha voluto fornirmi, ma nel contempo debbo dichiarare la mia insoddisfazione per tale risposta ed anche la mia preoccupazione. Spogliata dalla fumosità dei buoni propositi, delle intenzioni di voler elaborare un quadro di programmazione che nella prospettiva futura e nei tempi lunghi dia finalmente un assetto organico a questo settore, la risposta del Governo mi pare che si limiti a comunicare che vi è stato un intervento contingente da parte della Cassa per il Mezzogiorno, teso a salvare le attività produttive, l’occupazione ed a scongiurare il fermo degli impianti.
Oltre non si va. E così il Governo mi pare che si sia limitato a fare da spettatore in questo durissimo confronto fra i gruppi che si contendono in termini concorrenziali sia il mercato della produzione che quello commerciale; una concorrenzialità però che si realizza con denaro pubblico e sulla pelle delle popolazioni.
Noi invece chiediamo formalmente, anzi esigiamo, che il Governo assuma la programmazione come metodo di gestione della cosa pubblica e che fissi in un quadro programmato di compatibilità la quota d’intervento operativo da assegnare a ciascun groppo ponendo fine alla dissipazione del denaro pubblico compiuta dalle aziende sotto impulsi determinati da situazioni contingenti, spesso contraddittorie, che hanno creato il caos nell’ambito produttivo, commerciale e nell’intero settore delle fibre.
Dalle sue risposte, onorevole Sottosegretario, non emerge chiara la volontà del Governo di esigere dalla Montedison il rispetto dagli impegni assunti. Ottana sorse, sì, per volontà dell’ENI ma quando presidente era il dottor Cefis; quando questi passa dall’ENI alla Montedison, come Montedison chiede di partecipane al pacchetto azionario della «Chimica» e della «Fibra del Tirso» e dalla posizione di minoranza del 49 per cento esige di diventare socio alla pari. Non sono passati tre anni che la Montedison, attraverso la Montefibre, cambia opinione, in un alternarsi di incertezze, di speranze, di delusioni, di frustrazioni che non è consentito al potere pubblico permettere che si realizzino sulla pelle delle popolazioni che da queste iniziative, poste in essere con denaro pubblico, aspettavano una certezza di sviluppo e di crescita.
Speravamo che il Governo ci desse garanzie sull’impegno della Montedison di rispettare la titolarità della proprietà e di completare i processi produttivi. Invece sta avvenendo che oltre il 50 per cento della produzione viene ceduto alle industrie quale materia prima, senza alcun valore aggiunto — puro e semplice polimero — senza passare cioè attraverso lo stiro, la filatura, la testurizzazione; e questo è un danno notevole che denunziamo al Governo ed al Parlamento. Onorevole Sottosegretario, non emerge dalle sue parole alcun impegno (a proposito del progetto Sartex, da realizzare in Planargia, collegandosi alla produzione delle fibre), di realizzare la fase tessile, non solo incentivando l’occupazione, ma rendendo i costi più economici e determinando in ampio senso lo sviluppo globale delle popolazioni della Sardegna centrale.
Non è neppure chiaro il ruolo che deve assumere la SIR in questo contesto. Il progetto SIR, sia per la stessa Ottana come per l’area del Sarcidano, è un grosso progetto che vediamo contestato duramente da altri gruppi del settore ma che i sardi attendono che venga realizzato in un quadro di coordinamento della produzione. Ebbene, di tutto ciò non troviamo traccia nella risposta. Proprio per la complessità, per la diversità delle azioni poste in essere da questi gruppi, riteniamo sia necessario procedere alla revisione degli assensi concessi dal CIPE per coordinarli in una visione organica, che sia inserita nella programmazione nazionale, attraverso la quale si evidenzi finalmente nei fatti quella volontà di politica meridionalistica che ritualmente si ripete in tutte le occasioni ma che altrettanto puntualmente viene delusa.
Non è chiara la funzione da assegnare alle partecipazioni statali quale forza trainante dello sviluppo e quale forza di risanamento dell’intero settore.
Debbo ancora sottolineare un altro aspetto, molto importante: l’estrema modestia, direi irrisorietà degli stanziamenti per la ricerca. Noi usufruiamo di tecnologie straniere, ne dipendiamo e ne siamo condizionati. Tutto questo ha determinato uno scollamento tra la produzione delle materie prime, del polimero e delle altre fibre, e il settore meccanotessile. E noi che diciamo di produrre o di essere in crisi di sovraproduzione assistiamo a questo strano fenomeno per cui noi che siamo produttori in misura superiore alle capacità di assorbimento del mercato vediamo il settore meccanotessile importare la materia prima dall’estero determinando un rilevante appesantimento della bilancia dei pagamenti. Però quelle stesso settore meccanotessile esporta tessuti realizzando un attivo che si aggira intorno ai 3.000 miliardi.
Sono le stesse industrie italiane, in sostanza, a danneggiare la produzione che noi stiamo realizzando con tecnologie che non sono certo dovute alla nostra capacità creativa.
In buona sostanza mi pare che dalla risposta del Governo venga disattesa la piattaforma elaborata nella conferenza di produzione promossa dagli operai di Ottana, e questo è un errore, è un errore grave che, direi, si propone quasi in termini di provocazione e come tale va respinto; va respinto soprattutto da una classe operaia che ha maturato in anni di lotte durissime una consapevolezza della propria forza che la rende protagonista di uno sviluppo che non si lascerà togliere dai giochi di potere e di interessi dei gruppi del monopolio. (Applausi dall’estrema sinistra).