Dichiarazioni di voto – Senato della Repubblica  — VII Legislatura – 231° Seduta Assemblea – 16 marzo 1978

Presidente. È iscritto a parlare il senatore Melis. Ne ha facoltà.
Melis. Signor Presidente, signor Presidente del Consiglio, onorevoli colleghi, nel votare la fiducia al Governo il Partito Sardo d’Azione intende riaffermare in queste ore drammatiche per la vita del paese la sua incrollabile fedeltà alle libere istituzioni dello Stato democratico ed autonomistico.
Questo e non altro è il significato del nostro voto. Data la brevità del tempo concessomi, limiterò il mio intervento ad alcuni punti che a me sardista appaiono particolarmente significativi tra quelli esposti stamane dall’onorevole Andreotti. Anzitutto ricorderò come l’espresso richiamo formulato dal Presidente del Consiglio ad alcune regioni a statuto speciale riproponga l’urgente necessità di dare attuazione all’ordine del giorno a firma mia e di altri colleghi, votato alla unanimità dalla Commissione interparlamentare per le questioni regionali, con il quale si impegna il Governo ad attivare le procedure per il trasferimento alle regioni a statuto speciale delle competenze, deleghe, uffici, personale, risorse finanziarie riconosciuti con la legge n. 382 alle regioni a statuto ordinario, onde evitare che la peculiarità degli statuti speciali si traduca in un restringimento delle rispettive sfere di competenza, anziché nel rafforzamento del loro potere autonomistico.
Molto opportunamente inoltre l’onorevole Andreotti ha fatto emergere il ruolo prioritario del problema meridionale. Ebbene, in questo contesto, quanto meno sotto il profilo economico, si inserisce la realtà sarda. Già falcidiata dalla emigrazione di massa, la popolazione della Sardegna vede messi in pericolo i pur pochi investimenti industriali oggi operanti nell’isola. Miniere, petrolchimica, fibre, metallurgia, metalmeccanica, per limitarmi ai settori più importanti, investiti da una crisi paralizzante che ha provocato come prima conseguenza l’espulsione dal processo produttivo di oltre il 50 per cento degli addetti. I sardi non sono proclivi al ribellismo epidermico ed alla violenza di piazza, ma hanno in sommo grado il senso della giustizia e non sono certo disposti ad accettare l’emarginazione traumatica che la crisi economica sembra decretare.
Ricordo ancora la necessità di un rigoroso riesame delle servitù militari esistenti in Sardegna. Siamo diventati la polveriera atomica del Mediterraneo: centinaia di migliaia di ettari di terra sottratti alla produzione, al lavoro, allo sviluppo economico. 
Nel chiedere al Presidente del consiglio precise assicurazioni sull’impegno del Governo per la soluzione dei problemi proposti, riaffermo la certezza che il superamento della crisi e la sconfitta della provocazione eversiva si realizzano nella libertà e nella giustizia, che hanno nell’onorevole Aldo Moro un assertore convinto e illuminato. Il Partito Sardo d’Azione respinge con responsabile consapevolezza il tentativo di sconvolgimento dell’ordine democratico e registra come fatto di grande significato storico l’ingresso di 12 milioni di lavoratori nell’area del Governo. Da oggi la democrazia è più forte, il paese più unito. (Applausi dalla sinistra e dall’estrema sinistra).